Negli stessi anni, due racconti inaugurano il motivo dei mutanti. Estremamente delicato è Le belle figlie di madama Dorè di Giuseppe Pederiali, uscito su Futuro (1964, rist. in Robot 43, 2004), con la ricerca di una ricostruzione chirurgica della bellezza e della normalità fisica, di cui rimane la costruzione di una generale atmosfera di fragilità e impotenza.

A questo punto, arriva un trittico di romanzi del dopobomba in senso più stretto. Il primo, Fine del viaggio di Alessandro Silj (Rizzoli 1962) è unanimemente considerato trascurabile, ma lo seguono due ottimi romanzi ambientati entrambi a Milano, già segnalati su Delos n. 50 (www.fantascienza.com/magazine/rubriche/7528 ) da Lanfranco Fabriani. In H come Milano del giornalista Emilio De’ Rossignoli (Longanesi 1965), la distruzione è l’unica nota. In questo compiaciuto (fin troppo) Mondo cane del futuro, la distruzione nucleare di Milano porta a un’incessante serie di violenze e degradazioni, fino all’antropofagia, senza speranza o possibilità di redenzione.Il capolavoro del periodo è Il cavallo venduto di Scerbanenco (Rizzoli 1963, rist. Frassinelli 1997), nato negli anni 40, durante la 2° guerra mondiale. Stavolta, dopo l’apocalisse, Milano sembra presentarsi al resto d’Italia come oasi di civiltà, e che chiama “colonie” i territori esterni che controlla. Il mondo è regredito alla pura lotta per la sopravvivenza, e colonne di straccioni fanno la fila per raggiungere la città che immaginano un’utopia, ma la città è una dittatura da cui sarà impossibile uscire. Raccontato dal punto di vista di vari componenti di questa folla, sono le voci dei sopravvissuti a dare al romanzo intensità e complessità con le loro storie. Solo un personaggio, da tutti chiamato “il Matto”, invita tutti a voltare le spalle a una città che si sta ricostruendo sulla stessa violenta falsariga che ha causato la guerra.Della stessa crudeltà, pochi anni dopo, saranno imbevute le Cronache del dopobomba di Bonvi, fumetto che trova la pubblicazione e il successo in Francia nel 1974 ma scritto l’anno precedente e rifiutato da molti editori. Se le atrocità belliche comunque affrontati nelle Sturmtruppen avevano trovato un sollievo nell’umorismo, qui l’orrore è orrore, stilizzato in tutta la sua crudezza e brutalità.
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