Delos 12: Pensiero Stocastico
Cosa ci faccio io qui?
a cura di
Roberto Quaglia
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Con questo numero inizia la sua collaborazione con Delos Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia. Il tema? Valutate voi...
Eccomi qua, chiunque io sia, ad infilzare il vostro cervello con parole che non avete scelto voi. Proprio così! E' in tal modo che infatti agisce il trucco della scrittura/lettura. Si scrive, generalmente, per infilare nei cervelli di altri individui parole che essi non avrebbero altrimenti pensato, soprattutto in quel momento. E' per questo che oggi, quando per infilare le idee nei cervelli altrui c'è la televisione, non si scrive né legge più granché.Eccomi qua, nella mia presunta identità anagrafica di Roberto Quaglia, con la mia faccia prevalente esibita nella foto che dovrebbe essere allegata a questo segmento scritto.
Inizia da oggi, con questo pezzo (così si dice), la mia collaborazione con Delos. I libri continueranno ad esistere ancora per qualche tempo, ma le riviste cartacee verranno assai presto soppiantate da quelle elettroniche. In questo senso, Delos è l'inizio del Futuro, oppure, se preferite, l'inizio del Nuovo Presente, o addirittura (questo lo dico per i maniaci delle complicazioni), l'inizio del Passato Futuro (o Futuro Passato?) Tutto ciò vi confonde? Tanto meglio! Così avrete subito chiaro in mente
che aria tira nel mio cervello.
Dicevo allora che i libri continueranno ad esistere ancora per qualche tempo, mentre le riviste cartacee saranno sostituite da quelle elettroniche. Mentre infatti un libro è un oggetto unitario, che di solito si legge per intero, portandoselo magari a letto in mancanza di meglio, che volentieri si conserva in libreria per future riletture o per mostrare agli ospiti che lo si è letto anche se non è vero, una rivista è invece quasi sempre un articolo "usa & getta", spesso di attualità, quasi sempre ripiena
di cose che non ci interessano, tranne che una minima parte di esse. Tanto è vero che se ogni tanto un articolo ci conquista particolarmente, lo ritagliamo per conservarlo prima di gettare via il resto. Una rivista elettronica ha il pregio di non intasare nemmeno provvisoriamente i nostri scaffali e di rimanere confinata nel suo sito telematico sino a quando non ci piaccia sfogliarla o ri-sfogliarla. E se un articolo ci entusiasma, nulla ci vieta di stamparcelo. Se invece ci delude, nulla ci impedisce di comunicare garbatamente il nostro dissenso direttamente all'autore, tramite l'indirizzo di posta elettronica generalmente esposto. Inutile dire che produrre una rivista in versione elettronica è più economico ed ecologico che in versione cartacea, e che non esistono problemi di tiratura, perché una rivista elettronica ha inevitabilmente il
successo che si merita (o quantomeno è così che io spero che sia).
Per questi motivi trovo significativa l'esistenza di Delos, e ho deciso di collaborarvi.
Noto adesso che siamo già al sesto paragrafo di questo articolo, se non sbaglio, e ancora non si è parlato di fantascienza. Ciò appare grave, soprattutto ai miei occhi, dato che io sarei qui (qui?), in una rivista elettronica di fantascienza, per parlare innanzitutto di fantascienza. Se ciò non apparisse grave ai miei occhi, non mi preoccuperei. Ma per fortuna io so che ciò che appare essere, in realtà non è mai come appare (so pure che non ci vuole molto a saperlo), anche se è ai miei occhi che ciò appare, occhi dei quali il mio cervello solitamente si fida. Già non ci capite più niente? Bene, bene. E di bene in peggio aggiungo che se così non fosse, non ne parlerei, né parlerei del fatto che non ne parlerei. Perfetto. Adesso non capisco più nemmeno io che cosa io abbia voluto intendere od abbia inteso mio malgrado, e finalmente torno con la coscienza a posto.
Eh, già, la confusione che ho creato mi rimette le coscienza a posto, e se mi viene in mente perché, spiegherò tra poco perché.
Mi mette la coscienza a posto, quindi, forse, perché sebbene io non abbia ancora parlato di fantascienza come avrei (o non avrei?) dovuto, ho comunque agito (scritto), animato dal medesimo principio che anima chiunque pensi, scriva o legga fantascienza. Quale principio? Non è facile definirlo. Mi piace partire da lontano, e allora dico innanzitutto che è il principio dell'Evoluzione, che nell'esperienza che abbiamo dell'universo è la tendenza cosmica verso superiori gradi di complessità.
Dalla radiazione di fondo dell'inizio dei tempi (l'avevo detto che sarei partito da lontano) l'Evoluzione ha generato le particelle elementari, dalle particelle elementari Essa ha generato gli atomi più piccoli e poi quelli più grossi, poi Essa si è sbizzarrita a generare molecole, dapprima semplici e poi via via più complesse, quindi, mai paga, l'Evoluzione ha generato quella curiosa aggregazione di molecole che noi chiamiamo materia vivente,
dalla quale infine (infine?), l'Evoluzione è giunta a generare noi esseri umani. Ma l'Evoluzione non si è fermata lì, agli homo sapiens che affilavano pietre nelle caverne; nei millenni è continuata nei nostri cervelli, aumentando la complessità sotto forma di quella curiosa "cosa" che è la nostra cultura e la nostra consapevolezza. E in questo curiosissimo secolo di cui stiamo facendo esperienza, l'Evoluzione (cos'altro?) ha fra le altre "cose" generato quel particolare
genere di letteratura che per comodità chiamiamo "fantascienza". Visto dove volevo arrivare? In realtà, la "fantascienza" non è propriamente un "genere letterario".
Essa è invece un'attitudine di pensiero, e tale attitudine di pensiero può essere inquadrata come la "fotografia" del livello di complessità raggiunto dall'Evoluzione sul nostro pianeta. Tale attitudine di pensiero non è solo rappresentata dalla fantascienza. Essa permea in realtà ogni area di ricerca culturale umana, ma è nel campo della "fantascienza" che troviamo la più affascinante sintesi
della maggior quantità di tali separate aree di cultura. In verità, la parola "Evoluzione", che io ho usato per nominare quel misterioso principio che ha portato tanta complessità nell'Universo, significa, in sé, ben poco. Certo è che una sorta di principio pare davvero esserci in come sono finora andate le cose, e allora perché non usare l'etichetta "Evoluzione"? L'importante è ricordarsi che si tratta soltanto di un'etichetta.
Di qualsiasi cosa si tratti, tale principio è l'anima che anima (eh! eh!) la letteratura di fantascienza. E allora mi sembra ovvio che l'interesse maggiore debba venir rivolto al suddetto Principio, prima che ad uno dei suoi prodotti. Per questo, quando penso, parlo o scrivo di fantascienza, non mi curo che sia proprio di fantascienza che io stia pensando, parlando o scrivendo, ma bado soltanto che io stia pensando, parlando o scrivendo animato da quel principio di cui abbiamo detto. Così facendo, tra l'altro, finisco spesso a pensare, dire e scrivere fantascienza, ma solo come conseguenza.
Il problema della fantascienza è che la maggior parte di coloro che se ne occupano, agiscono all'interno dei formalismi costituiti da ciò che in fantascienza è già stato pensato, detto e scritto, così venendo meno a quel principio ("l'Evoluzione") che è ciò che nella fantascienza c'è di più significativo, poiché è esso e soltanto esso che ne è il creatore. I grandi capolavori di fantascienza degli anni cinquanta e sessanta, ad esempio, sono tali perché allora furono scritti, ispirati da tale principio, poiché effettivamente ampliavano il campo di ciò che poteva venir pensato, detto e scritto in fantascienza. Se tali capolavori venissero scritti adesso, sarebbero altrettanto belli, ma culturalmente non significherebbero granché. Molti apparirebbero anche
sciocchi. Ma sono capolavori perché furono scritti allora. Ciò valga d'insegnamento a coloro che ambissero scrivere fantascienza. Non scrivete nulla che assomigli a qualcosa che sia già stato scritto! O almeno, fate di tutto per evitarlo...
Lo spazio a mia disposizione volge al termine, e mi accorgo di non aver per nulla
parlato di ciò che credevo che fosse mia intenzione esprimere oggi. Credevo di credere di volere fare due riflessioni elementari sui minimi sistemi connessi alla fantascienza, e adesso credo di credere di avere invece voluto sfociare in due riflessioni elementari sui massimi sistemi connessi alla fantascienza. Vero è che per oggi ho fatto abbastanza confusione, e questo mi basta, e spero che basti anche a voi. Se non vi bastasse, rendo noto che un mio documento di raccapricciante linearità vi attende or ora in un'altra pagina del Web, basta che clicchiate su questo pezzetto di frase blu. Si tratta della mozione che ho recentemente presentato in Consiglio Comunale a Genova (oltre che matto, sono anche Consigliere Comunale), per impegnare la giunta di Genova ad organizzare in futuro un importante congresso di fantascienza. Se non avete ancora cliccato sul blu che vi ho detto, fatelo subito, ed oltre alla mozione (di raccapricciante linearità) vi cuccherete anche il testo del mio discorso, inferto, prima che ai vostri occhi, alle orecchie di tutti i Consiglieri e Assessori di Genova, e anche alle orecchie di tutto il Sindaco.
Il presente testo può essere letto in linea o
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