Delos 11: Racconto Giusto in tempo racconto di Fabio Paulotto < Views: John Brunner | Sommario
Il racconto vincitore del Sesto Premio Fredric Brown
Si è concluso anche quest'anno il Premio Fredric Brown dedicato ai racconti brevi. Sono pervenuti 91 racconti, tra i quali la giuria, composta da Franco Forte, Luigi Pachì e Silvio Sosio ha scelto i primi tre classificati: Giusto in tempo di Fabio Paulotto (vincitore), Secondo avvento di Paolo ceccarelli e Il genio del computer di Marco Scaldini. Il secondo e il terzo classificati verranno pubblicati sui prossimi numeri di Delos. Altri racconti sono stati segnalati.
Era pomeriggio inoltrato, e Louis stava ultimando i preparativi per il viaggio. Il volo delle otto e trenta lo avrebbe portato alla città sede della General Optics, per la firma conclusiva di un contratto miliardario con quest'ultima. Diede un rapido sguardo al suo orologio: era dannatamente tardi, mancavano solo quarantacinque minuti al decollo del suo aereo. Fece un rapido calcolo mentale, e valutò che ce l'avrebbe fatta. Stava cercando i suoi occhiali da sole quando la squillante sigla d'inizio del telegiornale attirò il suo sguardo sul televisore: in un riquadro sotto lo speaker appariva l'ora esatta. Alzò di scatto il polso e controllò il suo orologio: rispetto a quello della televisione, era in ritardo di quindici minuti esatti.
- Dannazione, perderò l'aereo! - imprecò urlando, mentre con passo veloce si dirigeva verso la camera da letto. Afferrò il telefono, chiamò un taxi, quindi iniziò a rovistare nel cassetto del comodino. - Non era mai successo prima, è sempre stato preciso, e proprio oggi... ma dove diavolo è finito... eccolo! - esclamò infine, afferrando un orologio digitale acquistato qualche tempo addietro. - Non sarà bello come questo - aggiunse, guardando con odio l'analogico che aveva al polso - ma almeno funziona bene. - Se lo slacciò gettandolo poi in malo modo nel cassetto che richiuse con un colpo rabbioso, indossando quindi quello digitale.
Due colpi di clacson richiamarono la sua attenzione: il taxi era arrivato; afferrò la valigetta e scese in strada. I minuti trascorrevano veloci, ma l'abilità del guidatore permise d'attraversare la città abbastanza speditamente. Giunto in aeroporto, Louis sbrigò velocemente le pratiche del check-in, poi di corsa raggiunse l'uscita d'imbarco del suo volo.
- Aspettate! - gridò con voce trafelata all'addetto che stava chiudendo il portellone dell'aereo. L'uomo in tuta blu si voltò, lo guardò con aria seccata, poi riaprì. Louis corse fin dentro l'aereo, dove una giovane hostess ritirò il suo biglietto, e lo accompagnò al suo posto.
- E' arrivato giusto in tempo! - gli disse l'avvenente ragazza, con un sorriso ammiccante.
- Già - rispose lui, ansimando - giusto in tempo - E si voltò ad osservare l'hostess che si allontanava ancheggiando nella sua aderentissima divisa blu.
Il grosso 747 si allontanò lentamente dalla sua piazzola, percorse il raccordo ed iniziò a rullare sulla pista. Mentre il rombo dei motori aumentava, Louis si agganciò la cintura di sicurezza ed estrasse dalla valigetta il contratto per la General Optics, posandolo poi sulle ginocchia. Ancora una volta, guardò l'orologio. Sarebbe arrivato puntuale.
Quell'orologio digitale, comprato qualche anno prima, non gli era mai piaciuto veramente; era stato catturato da tutte quelle strane funzioni che sfoggiava, ma che poi non avevano compensato la curiosa sensazione di diffidenza che aveva sempre provato nei confronti di tutti gli apparecchi digitali. Gli davano una sensazione di freddezza, di distacco. Per un attimo provò una specie di rimorso, pensando a come aveva maltrattato il vecchio orologio. In fondo gli era affezionato, anche perché l'aveva ereditato da suo padre; si ripromise di affidarlo, appena tornato, alle cure del suo orologiaio per farlo controllare e sistemare.
L'aereo si staccò dalla pista puntando il muso verso l'alto. Dal finestrino che aveva a fianco, Louis osservava il suolo allontanarsi, anche se non riusciva a vedere molto in quanto si trovava ad occupare uno dei posti a lato dell'enorme ala di destra. L'ultima cosa che vide fu uno stormo di uccelli che lambì l'aereo, e le turbine dei due possenti reattori, inevitabilmente, ne risucchiarono una gran parte.
Nella torre di controllo il personale addetto rimase a guardare impotente l'aereo che, con i motori di destra in fiamme, si imbardava di lato andando a schiantarsi, pochi secondi dopo, nei campi di granturco che confinavano con la pista. L'aria dell'aeroporto fu subito lacerata dagli ululati delle sirene dei mezzi di soccorso che, in pochi minuti, arrivarono sul luogo dell'incidente, ma fu subito drammaticamente chiaro ai soccorritori che, in quell'inferno di fiamme e lamiere contorte, non avrebbero sicuramente trovato alcun superstite.
A casa di Louis, nel cassetto del comodino, confuso in mezzo ad altri oggetti, il vecchio orologio giaceva in un angolo. Il logoro cinturino di pelle scura, la cipollina di caricamento lucida per l'uso; il vecchio orologio, faticosamente, spostò le sue lancette avanti di quindici minuti, rimettendosi esattamente puntuale.
Era stato tutto inutile, e gli dispiaceva; in fondo, era davvero affezionato a quell'uomo.
Il presente testo può essere letto in linea o scaricato, e può essere diffuso per via telematica senza limitazioni. Il testo è però di proprietà dell'autore e non può essere utilizzato per scopi commerciali, pubblicato su riviste commerciali o inserito in CD-Rom, senza la previa autorizzazione dell'autore.
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