Delos 7: L'editoria del fantastico L'editoria del fantastico in Italia

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Una panoramica sul mercato editoriale del fantastico in Italia

di Franco Forte

La narrativa di genere fantastico, dall'horror alla fantascienza al fantasy, sta conoscendo un altalenante momento editoriale, legato soprattutto all'interesse sempre crescente dei grandi editori verso titoli che fino a qualche anno fa sarebbero stati necessariamente relegati ai cataloghi di piccole case editrici specializzate. Lentamente il mercato si allarga, e il coinvolgimento ad alti livelli di editori come Mondadori, Sperling & Kupfer, Longanesi, Rizzoli e tutti gli altri big dell'editoria, ha dato energia e dinamismo a questa particolare forma di narrativa, che soprattutto per quanto riguarda il fantastico e la fantascienza ha saputo dimostrare di possedere gli argomenti giusti per soddisfare le esigenze del pubblico. Al punto che piccole case editrici come la Nord di Milano, si sono ben presto conquistate nelle librerie importanti porzioni di scaffali, e i loro volumi richiamano a colpo sicuro un grande numero di appassionati.
Ma d'altra parte si sa che il troppo stroppia, e in questo caso è ancora più vero quando il mercato è abbastanza ristretto e gli acquirenti di libri di fantastico sono sempre gli stessi, uno zoccolo duro che non si perde nessuna novità ma che non può reggere a lungo il ritmo di uscita proposto dalle case editrici.

Volendo fare una panoramica a 36 gradi, dovremmo partire dal colosso Mondadori, che con la collana specializzata Urania, le ristampe nei Classici, gli eleganti volumi dei Massimi della Fantascienza e l'ampio spazio concesso dagli Oscar, si pone al primo posto come volume di vendita e di diffusione. Subito dietro incalza la prima tra le case editrici specializzate, la Nord, che basa quasi interamente il suo successo sull'accuratezza delle scelte e sul prezioso catalogo che comprende i più grandi classici del genere. Le collane Cosmo Oro, Cosmo Argento, Narrativa e Fantacollana sono dei punti di forza inamovibili e un faro di limpidissima percezione per chiunque si avvicini alla narrativa del fantastico. Gianfranco Viviani, patron della casa editrice, ha le idee chiare su come si deve fare fantascienza in Italia.

-- Noi non possiamo puntare al bestseller da 100.000 copie -- dice. -- Il pubblico che legge narrativa fantastica è circoscritto, non ampliabile più di tanto, ma fedele e affezionato. La media di vendita dei nostri libri è attestata attorno alle 3.000 copie, e questo basta per tirare avanti con la convinzione che la fantascienza non sia una letteratura deficitaria, ed anzi si possa dare spazio ad altre iniziative, come per esempio la nostra collana Narrativa, in cui le etichette di genere vengono accantonate a beneficio della qualità e di un più ampio interessamento di lettori.

Alla Mondadori non la pensano diversamente, pur dovendo fare i conti con una struttura molto più complessa e rigida, seppure pronta a soddisfare qualunque richiesta dei suoi numerosi acquirenti.
-- Si va sempre di più verso una precisa legge di mercato, che vuole il grosso editore incanalato in una suddivisione di generi che deve fare i conti non solo con il gusto dei lettori, ma anche con tabelle di vendita che ne determinano le strategie -- afferma Giuseppe Lippi, curatore del quattordicinale Urania e di altre collane specializzate della Mondadori, nonché profondo conoscitore della narrativa horror e del suo massimo esponente, H. P. Lovecraft. -- La possibilità, all'interno di uno specifico genere narrativo, di uscire dalla tradizione popolare e di offrire qualcosa di nuovo, di veramente inedito e culturalmente stimolante, è forse riservata più ai piccoli editori che a quelli grandi, perché il conto con i numeri sfavorisce le rigide leggi del marketing e diversamente può incoraggiare l'estro del piccolo editore che decide di correre il rischio. Da parte nostra, comunque, non siamo del tutto fermi. Stiamo per stampare sotto la sigla Interno Giallo di recente acquistata dal gruppo, tutti i racconti di un autore come Philip K. Dick che può garantire, scevro da etichette, un forte richiamo di pubblico e di interessi.
Ma quali sono le nuove tendenze della narrativa fantastica che trascinano e ali-mentano il mercato editoriale italiano? A parte alcune macroscopiche eccezioni co-me il già citato Stephen King, re assoluto dei Bastseller in tutto il mondo, e il sotto-genere dell'horror che sembra prendere sempre più piede, critici, esperti ed editori si rendono conto che esiste un fenomeno particolarmente trainante. Il fenomeno del fantasy, che comprende opere di autori come Marion Zimmer Bradley, che dopo avere pubblicato le sue prime opere presso la Nord ha incalzato da vicino le classifiche dei libri più venduti in Italia con romanzi come Le nebbie di Avalon, che rifacendosi al mito di re Artù ha invaso in breve tempo gli scaffali dei supermercati.

-- Noi con questo genere di romanzi ci siamo sempre annoiati -- affermano Fruttero e Lucentini, per molti anni alla guida di Urania. -- Il gusto medievale ha avuto cicli autentici e parodistici, basti pensare al genio di Ariosto e alla grandezza di un Don Chisciotte, mentre quello che si scrive adesso è già stato tutto fatto, ricucito, rivisitato, rimesso insieme per la millesima volta. Si trattava di un genere popolare, un tempo, poi è divenuto d'élite, adesso ritorna al terzo grado, qualcosa che può interessare il sociologo, tutt'al più, ma non il lettore veramente attento.

Per quanto riguarda i piccoli editori specializzati il gioco non sembra limitato agli scarti, tutt'altro. La Fanucci di Roma ha varato alcune iniziative davvero interessanti, come la stipulazione di un accordo con la Penta Video per la messa in commercio di videocassette di famosi film di fantascienza con allegati i romanzi da cui i registi hanno preso spunto per la realizzazione delle pellicole (da ricordare Atto di forza, il colossal con Arnold Schwarzenegger derivato da un racconto di Philip K. Dick incluso nel volume I difensori della terra). E poi ancora la Solfanelli di Chieti, la Keltia Editrice di Aosta che promuove uno dei più importanti premi dedicati agli autori di fantascienza, il Premio Courmayeur, da cui viene estratto materiale per antologie di racconti di notevole valore (ultima in ordine di apparizione la raccolta intitolata La lingua fantastica, dedicata ai racconti scritti in Esperanto e comprendente cinque autori italiani che saranno a loro volta tradotti nella lingua internazionale per eccellenza e pubblicati sulle riviste di Esperanto di tutto il mondo), la Metrolibri\ Granata Press, la Perseo Libri di Bologna e una miriade di altre iniziative editoriale in continuo fermento. L'ambiente è sano, respira l'atmosfera dell'entusiasmo anche in questo clima di recessione che tocca tutti i settori dell'editoria, e la narrativa italiana si sta inserendo a piccoli ma decisi passi nella grande avventura, soprattutto grazie a concorsi per romanzi di genere lanciati da Urania e dalla Nord che hanno visto premiare le opere di giovani esordienti davvero meritevoli di essere conosciuti dal grande pubblico.
La speranza è che il movimento si alimenti da solo, si autorigeneri attingendo forza ed energia dalla risposta fedele dei lettori che non disertano le librerie e che non appena gli è possibile si precipitano a sostenerne le iniziative editoriali con la loro presenza e con l'acquisto senza remore delle ultime novità.

-- Una possibilità potrebbe nascere dall'interessamento di autori professionisti incentivati a pubblicare questo genere di narrativa -- afferma Giuseppe Lippi, -- anche perché non avendo mai prodotto narrativa popolare, gli scrittori italiani non sono portati per l'intreccio e i rigidi schemi della narrazione, diversamente per quanto accade con quasi tutto il materiale americano. Però, attualmente si è formata una generazione di scrittori che amano la letteratura alta e che pure sono in grado di esprimersi con la narrativa di genere. Ad esempio Piero Prosperi, che nulla ha da invidiare a certi autori americani.

Dunque non tutto è perduto, e anche sul versante nazionale c'è sempre la possibilità che qualche scrittore riesca a uscire a testa alta dalle seppur canonizzare strutture della specializzazione.
-- Dickens cominciò come cronista giudiziario -- ricordano Fruttero e Lucentini. -- Il suo Circolo Pickwick uscì a puntate su una rivista perché gli chiesero di scrivere un romanzo comico, eppure sappiamo tutti a quale intensità letteraria sia riuscito ad arrivare. Il genere specialistico serve a produrre opere di un certo genere, ma può sempre saltare fuori un nuovo Dostoevskij, se un genio creativo ha la possibilità di esprimersi, indipendentemente da quello che scrive. Calvino e Pandolfi l'hanno fatto.
C'è dunque una porta sempre pronta qualora il talento di un autore dovesse rivelarsi, e questo non è detto che non accada nell'ambito della letteratura del fantastico, che pure può vantare antenati illustri come il Dracula di Bram Stoker, il Frankenstein di Mary Shelley e una solida tradizione che affonda le sue radici nella letteratura gotica dell'800.

-- L'importante -- conclude Gianfranco Viviani, da sempre sensibile al fermento tra gli autori di casa nostra, -- è che i giovani autori comprendano che il talento da solo non basta per impostare un romanzo. Occorre anche possedere un solido bagaglio tecnico, e da quando abbiamo inaugurato la nostra collana Scuola per scrittori ci siamo resi conto che i primi frutti cominciano ad arrivare. Dieci anni fa arrivavano in redazione 300 romanzi all'anno tutti da scartare, adesso ne arrivano 25, ma soltanto il 30% è del tutto privo di interesse. Si tratta di un segnale importante, che ci da fiducia e ci sprona a continuare nelle nostre scelte. [Inizio pagina] -- [SOMMARIO] [THREAD] [UPDATE] [MATRIX] [VIEWS] [SCRIPT]