di Franco Forte
-- Signor vaccone -- disse, -- mi lasci spiegare. Io non sono un veditore ambulante.
Ascolti quello che ho da dirle, la prego, sono sicuro che la interesserà.
Giorgio lanciò ancora qualche bestemmia, sbuffò come un montone, sputò indignato
sul pavimento e finalmente s'acquietò, quando Alfredo ebbe portato al loro tavolo
un'altra bottiglia di barbera su richiesta di Hobbs.
-- Preferivo il Sangiovese -- borbottò versandosi un bicchiere.
-- Posso parlare? -- chiese Hobbs con apprensione.
-- Sputa l'osso, carogna d'un venditore.
-- Io non vendo -- lo contraddisse Hobbs. -- Io compro.
-- Non ho niente da vendere -- disse Giorgio. -- Soltanto qualche schifo di romanzo
che non vuole nessuno. E non vedo cosa diavolo potrebbe farsene lei.
-- A me non interessano i suoi lavori -- insisté paziente Hobbs. -- desidero
comprare il suo corpo.
Giorgio si bloccò proprio nel momento in cui stava ingoiando un lungo sorso di
vino.
Il liquido lo soffocò, costringendolo a sputare per terra tutto quel buon
barbera, e per qualche minuto lo fece tossire come se si passassero della
cartavetra nei polmoni.
Quando i singulti si placarono, Giorgio si versò in fretta dell'altro vino, lo
bevve avidamente e disse, rivolto a Hobbs: -- Porca miseria! Ma allora lei è il
diavolo. Satana in persona!Hobbs allargò le braccia in un gesto di disperazione.
La sua pazienza stava per esaurirsi.
-- No, signor vaccone, non sono il diavolo, così come non sono un venditore
ambulante e tanto meno un marziano. Sono un semplice collezionista di forme di
vita aliene intelligenti. Lo giuro su ciò che ho di più sacro.
-- Non ci credo -- ribatté Giorgio con testardaggine. -- Adesso capisco la storia
del contratto e tutto il resto. Lei è Mefistofele in persona e vuole comprare la
mia anima in cambio di qualche anno di fittizia felicità.
Hobbs decise che a quel punto era meglio assecondarlo: -- In effetti la mia
proposta ha qualcosa a che fare con questo.
-- Ah! -- esclamò Giorgio. -- L'ha ammesso!
-- Non ho ammesso proprio niente.
-- Guarda che non mi freghi, satanasso. Come la mettiamo con quella faccenda di
Faust, eh?
-- Ancora lui -- si stupì Hobbs. -- Quello è stato un vecchio errore che credo di
aver pienamente scontato. Ero quasi riuscito a far firmare il contratto di
cessione a un soggetto particolarmente interessante, quando proprio all'ultimo
momento mi sono accorto di non avere tutti i documenti in regola. Il nostro
governo non transige su simili cose, per colpa dei tanti speculatori, così ho
dovuto fare ritorno su Keriton e attendere il momento buono perché nascesse sulla
Terra un altro elemento con le caratteristiche adeguate per entrare a far parte
della mia collezione. Ora è troppo complesso stare a spiegarle quali siano queste
caratteristiche; le basti sapere che lei le possiede tutte.
-- E Faust? Che fine ha fatto?
-- Faust non è mai esistito -- rispose Hobbs, visibilmente infastidito. -- Quel mio
banale errore fece nascere una stupida leggenda, e narratori di mezza tacca come
quel... Harlowe... Marlow... come accidenti si chiamava, per non parlare dello
spregevole drammaturgo Ghote, ne trassero irritanti storie di un assurdo incontro
con il diavolo. Figurarsi!
-- Balle -- commentò placido Giorgio.
-- D'accordo, come vuole -- si arrese Hobbs. -- Io sono Mefistofele e ho qui un
contratto secondo modalità che lei potrebe trovare interessanti. Mi vuole
ascoltare, mentre gliele leggo?
-- Hmmm -- fece Giorgio, sforzandosi di mettere a fuoco la faccia dell'uomo. -- Va
bene, leggi pure. Ma non credere che basti a fregarmi. Anche ubriaco sono sveglio
come una suora irlandese.
Hobbs sbuffò senza comprendere e cominciò a leggere.
-- Tutto qui? -- commentò Giorgio con disappunto.
-- Mi sembra una proposta ragionevole. Lei avrà tutto il successo che desidera, e
allo scadere del suo cinquantesimo anno d'età cederà a me la proprietà del suo
corpo.
-- E della mia anima che ne facciamo?
-- Ma non lo so! -- esclamò esasperato Hobbs. -- Io non la toccherò di certo.
-- Non capisco perché proprio io -- borbottò Giorgio. -- Che cosa se ne fa di un
Vaccone laggiù all'inferno? Non sono buono nemmeno a spalare carbone.
-- Lei non dovrà spalare proprio niente -- lo rassicurò Hobbs. -- Verrà con me su
Keriton e là entrerà a far parte della mia collezione. Le verrà assegnato un
alloggio confortevole e potrà disporre a suo piacimento di tutte le comodità
offerte dal nostro pianeta. Alla fin fine non dovrà fare altro che godersi la
vecchiaia in meritato riposo, lontano dagli affanni della vita e con il miglior
servizio medico a disposizione che posssa immaginare. Io tengo che i miei reperti
vivano il più a lungo possibile.
-- Ho capito -- disse Giorgio scuotendo la testa. -- Ma che garanzie ho che dopo
aver firmato il contratto lei non mi porti via di contrabbando?
Questa volta Hobbs non seppe trattenersi dallo scoppiare a ridere.
-- Lei avrà la sua copia firmata del contratto -- spiegò, -- e su di essa saranno
riportati esattamente i termini del nostro accordo. Da domani stesso la dea della
fortuna e della notorietà verrà a bussare alla sua porta, glielo garantisco.
-- Come ci riuscirà?
Hobbs si strinse nelle spalle. -- Sul mio pianeta ricevo onori e attenzioni in
virtù delle mie abbondanti ricchezze, e i miei averi sono facilmente convertibili
in denaro locale. Come ben saprà, non occorre altro per spalancare a chiunque le
porte del successo, qui sulla Terra.
Giorgio fissò con occhio spento i due tremolanti Hobbs che aveva di fronte, poi
finalmente disse: -- Ma sì, chi me lo fa fare di continuare a vivere in questo
schifo di mondo? Il mio è tutto talento sprecato. Se ne accorgeranno. -- Spalancò
le braccia in un gesto di resa. -- Va bene, satanasso, sono nelle tue mani. Anche
se so che al momento giusto mi porterai dritto all'inferno. -- Sbatté con violenza
il bicchiere colmo di vino sul tavolo e si slacciò il polsino della camicia. --
Hai un coltello? -- chiese. -- O uno spillo.
-- Un coltello? E per che farne?
Giorgio strabuzzò gli occhi sorpreso: -- Ma per poter firmare col sangue, no? Che
razza di diavolo sei?
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