Delos 17: Pensiero Stocastico L'universo:

Un minestrone zuppo di caos,

linearità,

e giusto un pizzico di mente umana a cura di
Roberto Quaglia

Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte. Ugo Malaguti ha detto di lui: "è un genio".

Bisognerebbe ogni tanto dare un'occhiata al nostro universo, per trarre esempio sul come comportarci. Per quanto potrebbe ammaliare l'idea di dare un'occhiata anche a qualche altro universo, dobbiamo per il momento accontentarci di ciò che abbiamo per le mani, cioè il nostro universo, al di là del quale, secondo le nostre definizioni, nulla di plausibile esiste.

In effetti siamo abituati a pensare all'universo nel quale noi siamo come ad un posto dove siamo, quando piuttosto è più sensato dire che noi siamo parte di esso. Noi siamo un pezzettino dell'universo, ed è quindi logico pensare che le caratteristiche riscontrabili nell'universo possano benissimo venire riscontrate all'interno di noi. E' infatti fuori da ogni intelligente dubbio il fatto che noi siamo una porzione abbastanza significativa, per quanto essa sia piccola, dell'universo di cui siamo parte. La specie umana è la zona di universo più complessa che conosciamo, un "luogo" curioso, frammentato in cinque miliardi abbondanti di "sub-luoghi" che chiamiamo "persone", nel quale e nei quali, oltre alle caratteristiche comuni anche al resto dell'universo, ne riscontriamo anche una miriade di altre, che costituiscono, nella loro formidabile complessità, la nostra riconoscibile specificità di esseri umani. Per ovvie ragioni, quando pensiamo a noi esseri umani cercando di comprendere cosa siamo, ci soffermiamo in modo particolare su quelle nostre caratteristiche specifiche che ci distinguono dal resto dell'universo e che quindi sono, a buona ragione, il nostro "tesoro" evolutivo più prezioso ed affascinante. Ma proprio perché quasi sempre ci dimentichiamo di "essere" in realtà un pezzo di universo, limitandoci a credere di esserne semplici abitanti, trascuriamo, nelle nostre analisi di noi stessi, di prestare attenzione a quelle caratteristiche fondamentali di noi stessi che anche il resto dell'universo, secondo le nostre osservazioni, possiede.

Innanzitutto c'è il dualismo. In ogni suo aspetto l'universo ci appare come un gran minestrone di dualismi assortiti. Si può addirittura sostenere che l'universo tragga la propria esistenza dal proprio fondamentale dualismo. La materia e l'antimateria. L'entropia e l'entalpia. Determinismo ed indeterminismo. Sistemi dinamici lineari e sistemi dinamici non lineari. Ogni forma di materia trae la propria tipicità da un equilibrio tra forze contrapposte, e ogni trasformazione avviene in seguito alla rottura di un equilibrio. Stabilità ed instabilità si contendono il regno della materia, cioè di tutto quanto esiste, e tutti gli eventi dell'universo scaturiscono da questa dialettica.

Poiché noi siamo parte dell'universo, è inevitabile che tale fondamentale caratteristica sia riscontrabile anche in noi stessi, e che essa, addirittura, sia alla base stessa della nostra natura.

Infatti, l'ossessione preferita dell'essere umano è quella di distinguere fra il bene e il male. E' lampante che tali etichette di comodo, il "bene" e il "male", non siano in realtà ciò che con suprema approssimazione si pretende che siano, ovvero il Bene e il Male. Chiunque ci rifletta un attimo accantonando i preconcetti più rozzi si rende facilmente conto che il Bene e il Male, come tali, non esistono affatto, tanto è vero che in millenni di storia non ci si è mai accordati su una distinzione univoca fra queste due così popolari categorie. Le dispute fra ciò che sia Bene e ciò che sia Male non sono altro che la forma più in voga nella quale si palesa l'imprescindibile dialettica dualistica che è alla base della nostra natura poiché è innanzitutto alla base della natura dell'universo, di cui - non dimentichiamolo - siamo indissolubilmente parte integrante.

Ma nella nostra vita il dualismo è un camaleonte onnipotente che assume illimitate forme, e la nostra vita non è in sintesi altro che un più o meno maestoso cocktail di dualismi assortiti. La morte si contrappone alla vita, il brutto si distingue dal bello, il giusto si contrappone all'ingiusto, ogni opinione genera fatalmente una contro-opinione opposta, e tutto, così procedendo, curiosamente si evolve, oppure, non meno curiosamente, si involve. In effetti, in qualsiasi ambito della nostra vita non si sfugge ad un destino di opposti che si contrappongono. La pace si oppone alla guerra e viceversa, la ricchezza si oppone alla povertà e viceversa, contro qualsiasi governo di qualsiasi natura nasce inevitabilmente un'opposizione. L'amore si oppone all'odio e viceversa. Costruttività e distruttività convivono in perfetto disaccordo.

La coercizione al dualismo trova una sua curiosa manifestazione anche nell'architettura stessa del nostro cervello: come si sa, ognuno di noi ospita nel cranio due ben distinti emisferi cerebrali, collegati fra loro da una modica quantità di fibre nervose (il "corpo calloso"), i quali, come ci insegnano i neurologi più competenti, coesistono in un perenne conflitto dualistico, che noi, molto semplicisticamente, percepiamo soprattutto come il conflitto fra la nostra istintualità e la nostra razionalità. Tale conflitto dualistico fra i due emisferi cerebrali si palesa in modo esemplare nel fenomeno degli attacchi epilettici, in quegli individui che ne vanno soggetti. Ed in modo altrettanto esemplare emerge nel comportamento degli individui ai quali è stato reciso il "corpo calloso" che collega i due emisferi. (non entro qui nel dettaglio, essendo tale argomento troppo vasto ed affascinante per liquidarlo in pochi paragrafi)

Un superiore grado di evoluzione verrà raggiunto dall'umanità quando tutti gli individui saranno in grado di rappresentare nella propria mente, con maggiore efficacia, le inevitabili rappresentazioni dualistiche cui per natura andiamo soggetti, ovvero quando tutti saranno in grado di contenere in sé gli opposti punti di vista riguardo a quegli aspetti della realtà sui quali sorge contesa e conflitto. Potremmo chiamarlo "dualismo endomentale", se proprio vogliamo affibbiare un'etichetta a questo concetto. La maggioranza degli esseri umani, oggi come oggi (come in passato), è incapace di ospitare una serena e responsabile dialettica interiore ("endomentale") in merito a conflitti sociali in cui è coinvolta, precipitando senza alcun verosimile arbitrio ad identificarsi in una posizione contrapposta ad un'altra. Oltre che poco elegante, questa soluzione è la causa di quella vasta gamma di inestetismi che sono le guerre e gli scontri sociali in genere. Poiché l'universo è dualistico e noi non siamo da meno, tanto vale accettare questo stato delle cose di buon grado, con dignità e con utile intelligenza, ovvero divenire personalmente i contenitori dei dualismi inevitabili, anziché essere da tali dualismi fagocitati e quindi contenuti, schierati da una parte in opposizione ad un'altra. Sì, lo so, detto così non è che sia semplicissimo da capire, ma la realtà, se mai esiste, non è proprio una faccenda semplicissima. Come più o meno disse Qualcuno (credo Einstein), bisogna spiegare le cose nel modo più semplice possibile, ma non più semplice ancora!

Quindi, per rendere più pregevole la vita vostra e quella dell'umanità, cercate di contenere in voi i dualismi che nel corso del tempo vi si prospetteranno, anziché essere da essi contenuti.

Elargita questa pia indicazione, esauriamo caritatevolmente il capitolo del dualismo per tornare più propriamente nel merito dell'affermazione con cui questo pezzo è iniziato.

Bisognerebbe ogni tanto dare un'occhiata al nostro universo, per trarre esempio sul come comportarci.

In effetti, il nostro universo, oltre al fondamentale dualismo, presenta anche altre interessanti caratteristiche, le quali, poiché anche noi siamo l'universo, non possono non essere proprie anche di noi stessi.

Una delle caratteristiche più interessanti, a mio avviso, è la proprietà autorganizzativa dell'universo. Un esperimento facilissimo che chiunque può compiere per conto proprio è il seguente: si colleghi una telecamera ad un televisore, e quindi si inquadri lo schermo dello stesso. Vedremo allora apparire sul teleschermo l'immagine del teleschermo dentro al quale c'è un altro teleschermo dentro al quale c'è un altro teleschermo, e così via, all'infinito. E' un fenomeno di retroazione. Facciamo un po' di esperimenti con lo zoom, ingrandendo quel punto luminoso centrale nel quale i teleschermi nei teleschermi si dipartono all'infinito. Vedremo quasi subito il nostro teleschermo riempirsi di lampi luminosi disorganizzati, in un moto veloce e completamente caotico. Insistiamo un po' modificando leggermente l'inquadratura e lo zoom, e d'un tratto, misteriosamente, si aggregherà sul teleschermo un'immagine geometrica riconoscibile e complessa, solitamente una elaborata spirale, somigliante alla conchiglia di una lumaca. Una spirale? E da dove salta mai fuori una spirale, per di più somigliante alla conchiglia di una lumaca? Tale spirale, inoltre, ruoterà lentamente, proprio come nel cosmo ruotano le galassie. A proposito: come fanno le galassie a ruotare?

Bene, proprio in questa analogia gli scienziati moderni vedono una strada percorribile per cercare di comprendere i principi in base ai quali l'evoluzione procede. La tesi è infatti che una delle caratteristiche tipiche dell'universo sia la tendenza all'autorganizzazione, qualsiasi cosa questa oscura asserzione significhi. Lasciato a se stesso, l'universo tende a trasformare il caos, creando spirali, e anche altra roba. Sono spirali la maggior parte delle galassie, sono spirali le conchiglie delle lumache, sono spirali i fasci di elettroni di una retroazione video, sono spirali (in realtà elicoidi)... anche le molecole di DNA alla base della vita. Cosa significa tutto ciò? Ogni risposta, in realtà, pone solo nuove e più intriganti domande. Lo studio dei sistemi caotici ha evidenziato il fatto che ogni sistema caotico, in certe condizioni collassa autorganizzandosi in forme strutturate e complesse. Bene. Anche il nostro cervello è in parte un sistema caotico, anche la nostra società è in parte un sistema caotico, pur entrambi, allo stesso tempo, essendo ben strutturati e stabili. Sia il nostro cervello che la società umana sono quindi contemporaneamente sistemi lineari e sistemi non lineari, sistemi stabili e sistemi caotici. In realtà, ciò non ci deve sorprendere troppo. E' di nuovo quella fatale faccenda della dualità inevitabile che torna alla ribalta nel nostro discorso. A pensarci, non può essere altrimenti, poiché - non dimentichiamolo - noi siamo parte dell'universo nel quale diciamo di abitare e nel quale le cose funzionano così.

La specie umana quindi non precipita del caos che la dissolverebbe all'istante in virtù del sua proprietà lineare che la stabilizza. E la specie umana contemporaneamente si evolve in virtù della sua proprietà caotica, che instabilizzandola le rende possibile quel successivo collasso autorganizzante verso una nuova stabile e più complessa strutturazione che è il modo nel quale l'universo stesso procede da sempre verso nuovi e superiori gradi di complessità.

In tempi recenti tale fenomeno è andato progredendo in modo esponenziale, ma questo è tema di un nuovo albero di riflessioni che in questo contesto eviteremo.

Anche nel nostro cervello, o piuttosto nella nostra mente, convivono caos e linearità. Il caos ci instabilizza, e così facendo ci permette di crescere. Chi abbia avuto poco a che fare con la confusione e l'incertezza, difficilmente potrà strutturare in sé pensieri originali, che non siano la mera eco di pensieri prodotti da altri. Un eccesso di caos, d'altra parte, è fatale per la stabilità del sistema mentale, e può condurre a totale degenerazione (con conseguente abbrutimento, pazzia e/o morte). Per coloro nei quali il pensiero si sia definitivamente fossilizzato in una condizione di irreversibile prevalenza dell'aspetto stabile e lineare della mente, bisogna avere una certa indulgenza (anche perché sono la maggioranza), anche se fra noi non dobbiamo avere tema di parlare di essi in piena libertà e con ludica schiettezza, sia perché tanto essi non capiscono ciò che diciamo, sia perché - tanto per fare un esempio - certamente essi non stanno leggendo queste righe, né mai lo faranno, tranne che eventualmente e per caso e comunque contemporaneamente pensando a tutt'altro. Appurato che in noi che scriviamo e leggiamo e vagamente capiamo ciò che in questo stesso istante queste frasi stanno significando, è viva e florida un'accentuata componente caotico-evolutiva, nella sede della nostra mente, resta da chiederci come ci convenga comportarci, mentalmente, nel prosieguo delle nostre esistenze.

Un fatto è chiaro: l'universo e tutto ciò che c'è dentro si è autogenerato dalla radiazione di fondo primordiale, in virtù di un curioso principio tanto incomprensibile quanto lampante, nel rispetto di una singolare dualità fondamentale, rimanendo reale in virtù della permanenza lineare dei propri stabili equilibri conseguiti, ed evolvendosi mediante la periodica rottura destabilizzante e caotica di quegli stessi equilibri. Confesso di non avere bene capito io stesso questa mia ultima frase (per cui preoccupatevi soltanto se credete di averla capita!), ma non ci rinuncio, dato che solo osando pensare l'impensabile possiamo sperare di spremere una volta o l'altra qualche rappresentazione nuova dalle nostre altrimenti fastidiose meningi.

L'essere umano, ovviamente, è parte integrante di tale curiosissima autogenerazione e, in subordine, ognuno di noi lo è. Ognuno di noi, infatti, è almeno in parte il prodotto di se stesso, ovvero (proprio come l'universo!) ognuno di noi è una struttura autorganizzata di irripetibile originalità.

Naturalmente, poiché il sistema che ognuno di noi è, precipuamente è un sistema di fenomenale complessità, che ha impiegato quindici miliardi di anni (presunti) per strutturarsi così, partendo dalla iniziale radiazione di fondo dei primordi, ne consegue che la parte di noi stessi che ognuno di noi originalmente crea mediante il processo autorganizzativo di cui s'è detto, è percentualmente microscopica. Ci siamo fatti in quindici miliardi di anni, quindici miliardi di anni nei quali l'universo ha agglomerato stabile linearità in alcune minuscole parti di sé fino a causare quelle bipedi forme pensanti che siamo. Quindi, l'apporto che ognuno di noi può produrre in questo colossale fenomeno autorganizzativo che è l'universo, risulta davvero infinitesimale. Nondimeno, esso possiede una certa fierezza (se non altro in senso poetico). Tutto sommato, avvantaggiandoci del fatto che il sapere dell'umanità sta evolvendosi con incremento esponenziale, anche per una mente individuale le possibilità di evoluzione autorganizzante sono notevoli. E circa il fatto se abbia senso o meno dedicare le proprie energie a tale faticoso scopo, ovvero, in parole povere, a riuscire a pensare qualcosa di nuovo, quindi, in parole tortuose, ad evolvere autorganizzativamente la propria mente, mi sembra che non debbano esserci troppi dubbi. Dopotutto, se è vero, come è vero, che una delle peculiarità fondamentali dell'universo è quello di evolversi autorganizzativamente, il fatto che noi si usi il nostro tempo a fare la stessa cosa con noi stessi è la cosa più naturale che ci sia, dato che - non dimentichiamolo - ognuno di noi è fondamentalmente un pezzetto di universo.

Ecco, in questo senso si inquadra la mia dichiarazione iniziale. Bisognerebbe ogni tanto dare un'occhiata al nostro universo, per trarre esempio sul come comportarci. L'universo è in evoluzione. Chiunque di noi rinunci alla propria feconda ed evolutiva componente caotica mentale, e si rassegni a pensare sempre le stesse cose, e a credere sempre le stesse cose, e ad essere sempre la stessa persona, anche se anagraficamente sopravvive, diventa ineluttabilmente un pezzetto vecchio di universo, un relitto evolutivo.

Non è grave.

Ma non è fiero.

Questa distinzione è unicamente poetica. Come l'evoluzione.

Chi avesse il coraggio di approfondire Roberto Quaglia, tenti con la sua Homepage. Chi volesse leggersi gli altri suoi articoli di Pensiero Stocastico, qui ne trova un elenco ordinato. Il presente testo può essere letto in linea o scaricato, e può essere diffuso per via telematica senza limitazioni. Il testo è però di proprietà dell'autore e non può essere utilizzato per scopi commerciali, pubblicato su riviste commerciali o inserito in CD-Rom, senza la previa autorizzazione dell'autore.