Delos 13: Racconti
Microshock
Quattro microracconti
all'insegna dell'insolito
e del paradossale...
nella migliore tradizione browniana!
< Views: Manuale per l'aspirante scrittore |
Sommario
Mannaro di Franco Clun
Il cambiamento lo colpì con violenza, facendolo sussultare. Arretrò e cadde in avanti
aggrappandosi al terreno con le mani aperte. Il sangue prese a pulsare più forte,
gli intestini si contrassero e le feci vennero espulse con violenza.
Perché non poteva essere come tutti gli altri?
Per tutta la vita era stato un diverso; perché a ogni plenilunio era costretto a isolarsi
e a vivere come un reietto, perché per tutti era l'immonda bestia. Aveva l'aspetto
di un uomo, camminava e parlava come un uomo, si comportava come un uomo. Ma non
era un uomo.
Dalla spina dorsale appena accennata fuoriuscì una coda arricciata. Il corpo prese
a gonfiarsi, le giunture a fondersi; gli occhi si annebbiarono offuscati dalla lacerante
trasformazione; il volto si sciolse in lucidi filamenti che si ricomposero a descrivere una forma segreta dietro quella umana.
Aveva cercato d'impedire che accadesse di nuovo. C'era un modo per porre fine a tutte
le sofferenze: una pallottola d'argento. Ma la bestia che era in lui si era dimostrata
ogni volta la più forte e l'aveva soverchiato.
I movimenti si fecero più accaniti, in una mescolanza di sussulti e sensualità. A
uno spasimo seguiva una movenza sinuosa, come quella di un serpente che si libera
della vecchia pelle. Peli ispidi, setolosi, spuntarono sulla schiena. Il corpo intero
fu avvinto dall'esplosiva eccitazione che gli fece scorrere saliva dalle labbra e gli inturgidì
il membro.
Perché non poteva essere come tutti gli altri?
Mai a lungo in un solo posto; nascondersi, sfuggire alla caccia, sfamarsi, questa
era tutta la sua vita. Avrebbe voluto essere toccato, amato. Era sbagliato? Era chiedere
troppo?
Le guance prudevano e bruciavano, gli orecchi crescevano mentre le dita si rattrappivano.
In quel terremoto di sussulti perdeva la sua umanità, l'essenza stessa dell'uomo
già era sfuggita e si era riorganizzata in una nuova forma.
Ecco, era finita, ma sarebbero mai terminate l'umiliazione e la rabbia?
Rabbrividì dal disgusto al pensiero del cibo: ogni trasformazione richiedeva un'enorme
quantità di energia che doveva essere prontamente reintegrata.
Sollevò il grugno verso la luna di marmo cercando nell'aria il profumo delle ghiande,
e grufolò mentre si metteva in caccia di querce.
Un maiale.
Perché non poteva essere un lupo mannaro come tutti gli altri?
Record di Franco Forte
Il sole picchiava, ma quell'anno ero sicuro di potercela fare. La mia Fiat Tipo 16
valvole color amaranto aveva i cerchioni ribassati e i vetri rinforzati, per non
parlare del doppio sistema di raffreddamento del motore e degli speciali proteggispigoli
antiurto in fibra sintetica che fasciavano tutta la vettura. Portiere e tettuccio erano
corazzati secondo le nuove norme di sicurezza stradale, e il sistema air-bag anteriore
e posteriore obbligatorio era stato felicemente collaudato il giorno prima. Tutto
era pronto. Alle cinque in punto del mattino salii in macchina dopo aver indossato la
tuta ignifuga e mi diressi al casello d'entrata di Rimini Ovest.
- Avete preso le pastiglie antinausea? - chiesi ai miei tre figli assicurati alle
cinture di sicurezza dei sedili posteriori. Loro annuirono insieme facendo ballare
i caschetti di kevlar che avevo comprato al negozio di accessori per auto. Il più
piccolo cercò di lamentarsi quando controllai che avesse il paradenti, ma finalmente tutta
la famiglia era pronta per la grande prova: battere il mio precedente record personale
di 12 ore e 14 minuti per il controesodo Rimini-Milano. Quando presi il biglietto
dalla cabina del casello di entrata e lo consegnai a mia moglie, mi accorsi che le sue
mani tremavano. Sulla destra e sulla sinistra centinaia di altri automobilisti grintosi
erano pronti a gareggiare con me in folli gimcane, sorpassi d'azzardo nelle corsie
d'emergenza intasate e code snervanti fino a Milano. Quando finalmente scattò il verde
premetti a fondo l'acceleratore e strinsi il volante. Quel memorabile anno portai
il mio record a 11 ore e 46 minuti esatti con solo due contusi a bordo: il piccolino
che aveva sputato il paradenti e si era spezzato un incisivo e mia moglie, che aveva dimenticato
d'imbottire il cruscotto con uno strato aggiuntivo di gommapiuma.
Mass media di Angelo Politi
- Basta, Luigi! - esclamai stizzito. - Lo sai che troppa televisione ti fa male.
Lui mi lanciò una silenziosa occhiata di sfida.
Poi cominciò lentamente a mangiarsi la radio.
Horror erotico di Stefano Roversi
Ebbe una rarissima, intensa erezione.
Ma la lampo si bloccò.
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