La corsa allo spazio fra Stati Uniti e Unione Sovietica sta per avere un seguito. E non si tratta più di un testa a testa, dal momento che il contesto non potrebbe essere più diverso. Questa volta infatti si presentano alla griglia di partenza in tanti. L'ultimo contendente è spunato da poco: è l'India, che a metà novembre ha festeggiato l'atterraggio di una sua sonda sul suolo lunare. Si tratta del primo passo nell'ambito di un piano pluriennale, che prevede di spedire vari altri apparecchi sulla luna fino al 2011.

A quando il primo astronauta indiano? Il piano non è stato ancora approvato, ma l'India farebbe meglio ad affrettarsi, perché il rischio (molto concreto) è che si faccia precedere ad esempio dalla Cina, la cui agenzia spaziale prevede di sfornare il primo taikonauta lunare nel 2017, dopo che - nel 2003 - ne ha già spedito uno in orbita.

Poi ci sono la Esa e la Nasa, le agenzie spaziali europea e statunitense, che si guardano già in cagnesco: chi sarà la prima ad arrivare su Marte? La prima punta direttamente al pianeta rosso (forse), la seconda invece farà tappa sulla luna (forse). Si parla del 2030, ma chissà. Alla lista si aggiunge anche il Giappone, che nel 2007 ha mandato sulla luna una sofisticatissima sonda chiamata Selene. E poi ci sono anche le ambizioni spaziali di Israele, Iran, Corea del Sud, Brasile e altri contendenti minori.

L'ultimo a camminare da quelle parti parlava inglese, il prossimo potrebbe parlare cinese.
L'ultimo a camminare da quelle parti parlava inglese, il prossimo potrebbe parlare cinese.
Con un simile affollamento di presenze sulla Luna in un futuro più o meno lontato, qualcuno si è giustamente chiesto come verrà spartito l'eventuale bottino del suolo. Chi? La Nasa? La Esa? No. L'Agenzia Spaziale Romena.

Non è uno scherzo: è appena uscito il volume  Who Owns the Moon? - Extraterrestrial Aspects of Land and Mineral Resources Ownership (Springer, 2008) scritto da Virgiliu Pop, specialista dell’Agenzia Spaziale Romena. Lo studio è serissimo e si schiera contro il Moon Treaty del 1979 in cui si sanciva il principio della luna come patrimonio comune (e infatti non è stato ratificato da nessuna delle nazioni con serie ambizioni lunari). Pop professa con convizione la necessità di stabilire anche sulla luna il diritto di proprietà, perché “lo spazio è una frontiera che favorisce più l’individualismo che il collettivismo, e tali sfide devono essere affrontate approntando un regime legale adatto”.

Un po’ come il far west? Staremo a vedere. Intanto c'è qualcuno che la luna la sta vendendo da anni. Non è uno scherzo nemmeno questo: www.lunarembassy.com. Bastano una ventina di dollari per portarsi a casa un piccolo appezzamento terriero.