Ricerca: «operazione-domani»
Cattivo numero diciotto: intervista con Jonathan Pryce
Jonathan Pryce, miglior attore nel 1995 al Festival di Cannes per la sua interpretazione dello storico Lytton Strachey in Carrington di Chrisopher Hampton, è uno degli artisti più attivi e più versatili del cinema britannico. Lo ricordiamo anche protagonista nel mitico Brazil di Terry Gilliam. In 007 Il domani non muore mai Pryce è - invece - il magnate dei media Elliot Carver, intento a creare dei veri e propri conflitti su scala planetaria da fare raccontare alle proprie televisioni.
LeggiUna donna forte: intervista con Michelle Yeoh
Michelle Yeoh è stata eletta Miss Malesia nel 1983. Campionessa di tuffi e di nuoto ha rappresentato il suo paese in varie competizioni internazionali. Dal 1984 lavora stabilmente a Hong Kong dove è diventata una delle star del cinema locale. Agile, con un fisico longilineo, ma scultoreo è ora Wai Lin, la nuova partner di 007 in il domani non muore mai. Simpatica, intelligente, affascinante fa di tutto per scollarsi di dosso quell'etichetta di "donna pericolosa", che si è cucita addosso con tutte le scene di azione recitate nei film girati a Hong Kong.
LeggiScacco doppio
Racconto di Lino Aldani
Lino Aldani, da molti, è considerato il padre della fantascienza italiana, eppure io, che indubbiamente sotto molti aspetti sono un suo "figlio" narrativo (nel senso che ho potuto beneficiare dei suoi preziosissimi consigli per aggiungere pepe e sale al mio modo di scrivere), credo che Lino non sia affatto uno scrittore di fantascienza. No, non voglio ricominciare con quelle sterili discussioni sul fatto che "Quando le radici" (il più bel romanzo di Aldani) o "Visita al padre" (il suo più bel racconto), secondo alcuni sono di fs mentre secondo altri no; voglio solo fare notare che quando le storie di Lino parlavano della nostra terra, con personaggi estremamente vicini a noi, al nostro presente umano e sociale (come nel romanzo e nel racconto citati prima), sono riuscite a intaccare la sensibilità del lettore, a trascinarlo in un universo evocativo di grande scrittura, a dargli insomma tutto quello che giustifica l'appellativo di scrittore. Lo stesso, a mio avviso, non è avvenuto quando Aldani si è cimentato in prove più specificatamente fantascientifiche. Alcuni dei suoi più applauditi racconti sono in realtà abbastanza approssimativi e mediocri, come se Lino fosse stato costretto a distrarre la sua ispirazione umanistica verso questi percorsi della narrativa di genere, che in definitiva non gli erano poi molto congeniali. Non mi riferisco solo a "Buonanotte Sofia", a "Trentasette centigradi" o ai piu' recenti "In attesa del cargo" e "Mochuelo", ma in generale a tutta la produzione di Lino che ha contribuito a classificarlo come uno scrittore di fs. Ebbene, se non fosse stata per questa "etichetta", Aldani avrebbe potuto conquistarsi uno spazio di rilievo come scrittore mainstream, producendo opere del livello di "Quando le radici" senza essere costretto a inventarsi mezzucci di second'ordine per farle apparire come appartenenti all'universo fantascienza. Potrebbe sembrare un paradosso, ma non lo è. Aldani ha sempre cercato di appiccicare un'etichetta fantascientifica alle sue opere, anche quando non lo erano affatto o potevano farne a meno (forse perché credeva di non avere alcuna speranza nell'acido mondo del mainstream, e che fosse più semplice affermarsi nello scantinato della narrativa di genere), e quando ha scritto fs pura, non so sotto quali stimoli, ha dato il peggio di sé, perché accade spesso che uno scrittore, quando deve sottostare a imposizioni di carattere "tecnico", anziche' "creativo", non riesca a dare il meglio. Anche se i racconti che seguono ci dimostrano che Lino era bravo comunque, conosceva il mestiere e sapeva imbastire un racconto come dio comanda. Eppure una cosa è la fredda operazione d'imbastitura di un racconto, un'altra è il processo creativo dettato dall'ispirazione e dalla musa interna che ogni vero scrittore porta dentro di sé. Musa che Lino ha consultato a fondo, quando si è messo a scrivere alcune opere che sono delle pietre miliari della narrativa italiana. Certo non di fantascienza.
LeggiEditrice Nord: oggi e domani
Dal 1970 Editrice Nord è stata sinonimo di fantascienza. Attraverso le felici scelte di curatori di collana come Riccardo Valla, Sandro Pergameno, Alex Voglino e Piergiorgio Nicolazzini ha portato in Italia tutto il meglio della letteratura fantastica. Insieme ai responsabili di questa casa editrice diamo uno sguardo al mercato italiano e alla situazione americana.
Leggi