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L'ombra di Spawn
Il Tenente Colonnello Al Simmons muore durante una missione in Botswana, lasciando l'adorata moglie Wanda. Al momento della morte, Al stringe un patto col Diavolo al fine di rivedere almeno una volta la moglie. In cambio, il soldato offre la propria anima. Cinque anni dopo, Al Simmons ritorna sulla Terra. Ma tutto è cambiato. Wanda si è felicemente risposata con il miglior amico di Al ed ha una bellissima bambina di nome Cyan. Anche Al è cambiato. Ha perso a sua insaputa ogni sembianza umana ed è divenuto un Hellspawn, un generale del futuro esercito del Diavolo nella guerra dell'Armageddon. Questa, a grandi linee, la trama del popolare fumetto fantahorror americano Spawn, creato, scritto e disegnato dalla superstar canadese Todd McFarlane.
LeggiSchwarzie contro Batman
Incontriamo Arnold Schwarzenegger che,dopo una lunga serie di ruoli positivi, torna ad essere "cattivissimo" interpretando Mr.Freeze in "Batman & Robin".
LeggiI principi di Ceylon
Questo mese un intervento un po' particolare: un'intervista con Sandro Inzerillo ed Emanuele Pistola, editor della rivista cyber palermitana: "Cyberzone". E' uscito proprio nei primi giorni di giugno il numero 4 del secondo anno di attività di questa rivista. Il costo è di L. 5.000, per una rivista tipografica, in bianco e nero con grafica mozzafiato. (Per contatti telefonate a Emanuele Pistola allo 091/335078 o indirizzate la vostra posta a: "Altroquando" di Salvatore Rizzuto, corso Vittorio Emanuele, 174 - 90133 - Palermo)
LeggiDraco
Racconto di Marco Ramadori
Questo mese la sezione narrativa di Delos è già molto ricca, per via dei due racconti di Lino Aldani che pubblichiamo, abbinati allo speciale su questo schivo e controverso autore. Come terzo racconto ho scelto il lavoro di un autore esordiente, almeno per quanto riguarda la narrativa pura (in realtà Ramadori ha già avuto delle buone esperienze come soggettista e sceneggiatore di fumetti), che riesce a riassumere con un linguaggio inizialmente evocativo e, nel finale, estremamente secco e asciutto, a dimostrazione di un'ottima padronanza delle tecniche stilistiche, un racconto apparentemente già letto, apparentemente già scritto, eppure originale a modo suo, innovativo e rievocativo di un insieme di statements del fantastico che riescono a riallacciarsi con disinvoltura al nero metropolitano e al thriller, sull'onda della commistione dei generi che sta delineando i nuovi scenari della narativa del duemila.
LeggiScacco doppio
Racconto di Lino Aldani
Lino Aldani, da molti, è considerato il padre della fantascienza italiana, eppure io, che indubbiamente sotto molti aspetti sono un suo "figlio" narrativo (nel senso che ho potuto beneficiare dei suoi preziosissimi consigli per aggiungere pepe e sale al mio modo di scrivere), credo che Lino non sia affatto uno scrittore di fantascienza. No, non voglio ricominciare con quelle sterili discussioni sul fatto che "Quando le radici" (il più bel romanzo di Aldani) o "Visita al padre" (il suo più bel racconto), secondo alcuni sono di fs mentre secondo altri no; voglio solo fare notare che quando le storie di Lino parlavano della nostra terra, con personaggi estremamente vicini a noi, al nostro presente umano e sociale (come nel romanzo e nel racconto citati prima), sono riuscite a intaccare la sensibilità del lettore, a trascinarlo in un universo evocativo di grande scrittura, a dargli insomma tutto quello che giustifica l'appellativo di scrittore. Lo stesso, a mio avviso, non è avvenuto quando Aldani si è cimentato in prove più specificatamente fantascientifiche. Alcuni dei suoi più applauditi racconti sono in realtà abbastanza approssimativi e mediocri, come se Lino fosse stato costretto a distrarre la sua ispirazione umanistica verso questi percorsi della narrativa di genere, che in definitiva non gli erano poi molto congeniali. Non mi riferisco solo a "Buonanotte Sofia", a "Trentasette centigradi" o ai piu' recenti "In attesa del cargo" e "Mochuelo", ma in generale a tutta la produzione di Lino che ha contribuito a classificarlo come uno scrittore di fs. Ebbene, se non fosse stata per questa "etichetta", Aldani avrebbe potuto conquistarsi uno spazio di rilievo come scrittore mainstream, producendo opere del livello di "Quando le radici" senza essere costretto a inventarsi mezzucci di second'ordine per farle apparire come appartenenti all'universo fantascienza. Potrebbe sembrare un paradosso, ma non lo è. Aldani ha sempre cercato di appiccicare un'etichetta fantascientifica alle sue opere, anche quando non lo erano affatto o potevano farne a meno (forse perché credeva di non avere alcuna speranza nell'acido mondo del mainstream, e che fosse più semplice affermarsi nello scantinato della narrativa di genere), e quando ha scritto fs pura, non so sotto quali stimoli, ha dato il peggio di sé, perché accade spesso che uno scrittore, quando deve sottostare a imposizioni di carattere "tecnico", anziche' "creativo", non riesca a dare il meglio. Anche se i racconti che seguono ci dimostrano che Lino era bravo comunque, conosceva il mestiere e sapeva imbastire un racconto come dio comanda. Eppure una cosa è la fredda operazione d'imbastitura di un racconto, un'altra è il processo creativo dettato dall'ispirazione e dalla musa interna che ogni vero scrittore porta dentro di sé. Musa che Lino ha consultato a fondo, quando si è messo a scrivere alcune opere che sono delle pietre miliari della narrativa italiana. Certo non di fantascienza.
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