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Danzando sull'avorio
Racconto di Roberto De Angelis
Mi chiamo Roberto De Angelis, ho quarantadue anni e vivo nel viterbese. Sposato con un figlio, sono sottufficiale di Marina. Nel tempo libero leggo e qualche volta scrivo. Ho ottenuto alcuni riconoscimenti in vari premi letterari del centro Italia.
LeggiPadre e figlio
Racconto di Simone Tordi
Sono nato a Firenze nel 1973, ho vissuto in Umbria fin dai primi vagiti. Dopo una laurea in cinema al DAMS di Bologna sono approdato a Roma. Alcune pubblicazioni in varie testate (Liberal, Computergrafica) e una comparsata in un'agenzia di pubblicità mi hanno aperto gli occhi sul mondo reale. Ora lavoro felicemente come Story Editor per le fiction di casa Mediaset (da Sei forte maestro a Elisa di Rivombrosa, passando per Benedetti dal Signore...)
Nel tempo libero divoro libri e film con voracità preoccupante e gusti schizofrenici. Di recente mi sono anche lanciato in una divertente esperienza come sceneggiatore per una serie svizzera (!), dal titolo poco originale (L'avvocato). Scrivo per divertimento cestinando il 90% del materiale prodotto. Tra le poche cose che hanno visto la luce in una pubblicazione professionale, il racconto L'artigiano della celluloide, sulla gloriosa rivista Strane Storie. Il racconto che state per leggere è arrivato finalista all'edizione 2002 del Premio Lovecraft. (Simone Tordi)
Give yourself over to absolute pleasure - Analisi di un incredibile fenomeno di culto
Ci piacerebbe condurvi, se ce lo permettete, in uno strano viaggio, un viaggio alla scoperta di un fenomeno musicale che si accinge a compiere trent'anni ma che non ha perso neppure un'unghia della sua grinta originale, conquistando ogni anno nuovi fan in tutto il mondo. Stiamo parlando del Rocky Horror Show, l'opera rock fantascientifica di Richard O'Brien divenuta un cult, e del suo figlio cinematografico, il Rocky Horror Picture Show.
LeggiIl figlio delle tempeste
3 su 5
di Fabiana Redivo
Editore: Nord, 2000
Il figlio del Capitano Nemo
Come Philip Dick è capace di smontare la realtà e di far crollare tutte le certezze. Come Robert Sheckley è capace di riderci sopra. Ma per quanti paragoni si possano cercare, l'unica cosa certa è che Roberto Quaglia è unico. E forse è una fortuna.
LeggiIl Bond degli anni novanta: Intervista con Pierce Brosnan
Dopo Dante's peak, dopo L'amore ha due facce di Barbra Streisand, dopo Mars Attacks! di Tim Burton e soprattutto dopo il successo planetario di 007 Goldeneye, Pierce Brosnan è diventato una star hollywoodiana di prima grandezza e lui, povero ragazzo irlandese figlio di una bambinaia ragazza madre, si è perfettamente immedesimato nel personaggio. Camicia aperta per intimidire con la sua peluria brizzolata, annoiato, con l'aria un po' stanca, non troviamo più in lui quella spontaneità che ricordavamo appartenergli poco più di due anni fa alla presentazione del suo primo 007.
LeggiScacco doppio
Racconto di Lino Aldani
Lino Aldani, da molti, è considerato il padre della fantascienza italiana, eppure io, che indubbiamente sotto molti aspetti sono un suo "figlio" narrativo (nel senso che ho potuto beneficiare dei suoi preziosissimi consigli per aggiungere pepe e sale al mio modo di scrivere), credo che Lino non sia affatto uno scrittore di fantascienza. No, non voglio ricominciare con quelle sterili discussioni sul fatto che "Quando le radici" (il più bel romanzo di Aldani) o "Visita al padre" (il suo più bel racconto), secondo alcuni sono di fs mentre secondo altri no; voglio solo fare notare che quando le storie di Lino parlavano della nostra terra, con personaggi estremamente vicini a noi, al nostro presente umano e sociale (come nel romanzo e nel racconto citati prima), sono riuscite a intaccare la sensibilità del lettore, a trascinarlo in un universo evocativo di grande scrittura, a dargli insomma tutto quello che giustifica l'appellativo di scrittore. Lo stesso, a mio avviso, non è avvenuto quando Aldani si è cimentato in prove più specificatamente fantascientifiche. Alcuni dei suoi più applauditi racconti sono in realtà abbastanza approssimativi e mediocri, come se Lino fosse stato costretto a distrarre la sua ispirazione umanistica verso questi percorsi della narrativa di genere, che in definitiva non gli erano poi molto congeniali. Non mi riferisco solo a "Buonanotte Sofia", a "Trentasette centigradi" o ai piu' recenti "In attesa del cargo" e "Mochuelo", ma in generale a tutta la produzione di Lino che ha contribuito a classificarlo come uno scrittore di fs. Ebbene, se non fosse stata per questa "etichetta", Aldani avrebbe potuto conquistarsi uno spazio di rilievo come scrittore mainstream, producendo opere del livello di "Quando le radici" senza essere costretto a inventarsi mezzucci di second'ordine per farle apparire come appartenenti all'universo fantascienza. Potrebbe sembrare un paradosso, ma non lo è. Aldani ha sempre cercato di appiccicare un'etichetta fantascientifica alle sue opere, anche quando non lo erano affatto o potevano farne a meno (forse perché credeva di non avere alcuna speranza nell'acido mondo del mainstream, e che fosse più semplice affermarsi nello scantinato della narrativa di genere), e quando ha scritto fs pura, non so sotto quali stimoli, ha dato il peggio di sé, perché accade spesso che uno scrittore, quando deve sottostare a imposizioni di carattere "tecnico", anziche' "creativo", non riesca a dare il meglio. Anche se i racconti che seguono ci dimostrano che Lino era bravo comunque, conosceva il mestiere e sapeva imbastire un racconto come dio comanda. Eppure una cosa è la fredda operazione d'imbastitura di un racconto, un'altra è il processo creativo dettato dall'ispirazione e dalla musa interna che ogni vero scrittore porta dentro di sé. Musa che Lino ha consultato a fondo, quando si è messo a scrivere alcune opere che sono delle pietre miliari della narrativa italiana. Certo non di fantascienza.
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