Viene tradotto per la prima volta un romanzo della scrittrice finlandese Leena Krohn. La Fazi Editore infatti propone il romanzo Dolcemorte (Unelmakuolema, 2004).
L’autrice è nata in Finlandia, a Helsinki nel 1947. Ha studiato filosofia, psicologia e letteratura all’università della sua città. Attualmente vive e scrive le sue opere sempre nella sua città natale, è considerata, a ragione, tra i maggiori rappresentanti della letteratura scandinava contemporanea.
Ha pubblicato il suo primo romanzo nel 1970 e nella sua lunga carriera di scrittrice ha dato alle stampa una grande numero di opere sui più svariati argomenti tra romanzi, saggi, poesie e racconti per bambini. I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue e hanno ricevuto molti premi.
Leena Krohn racconta di essere sempre stata una grande lettrice sin da piccola, per lei la lettura era una grande gioia mentre la scuola una grande sofferenza, i suoi autori preferiti sono stati E. A. Poe, Chechov, Andesen e anche autori italiani come Italo Calvino.
Molto spesso, per le sue tematiche, i suoi romanzi, specialmente quando vengono pubblicati in altri paesi, sono inseriti nei reparti del fantastico o della fantascienza, ma l’autrice non si considera una scrittrice di fantascienza, mentre, come molti, è interessata ai veloci cambiamenti della tecnologia e alla loro influenza sull’uomo.
Il suo romanzo Tainaron è stato nominato per il World Fantasy Award e per l’International Horror Guild Award, ma lei dichiara che questo tipo di questioni, nel romanzo, non vengono nemmeno accennate e pensa che di fantasia ce ne sia molto poca.
Dolcemorte è il suo ultimo romanzo e narra di un prossimo futuro, del continuo tentativo dell’uomo di superare la morte, magari tentando l’ibernazione, ma nel contempo la ricerca di molti in una fuga dalla vita tramite una “dolcemorte”.
Dalla quarta di copertina: Lucia è un’anestesista, dispensatrice del sonno, e la notte non riesce a dormire. Durante le ore di veglia si rifugia nella lettura di antiche annotazioni di un suo bisavolo, descrizioni di sogni meticolosamente appuntate nel corso di una vita; durante il giorno lavora in due diversi istituti: il Dolcemorte e il Freezer. Il primo provvede a fornire ai propri pazienti facoltosi, anche ai giovani e sani, tutto il necessario per morire nel più confortevole dei modi: saune, film, pasti da gourmet, brevi e variegate esperienze erotiche e infine una bevanda, mescolata con il letale dayma.
Il secondo permette di sconfiggere la mortalità attraverso la crionizzazione: ibernarsi fin quando la scienza non avrà trovato il rimedio giusto alla propria malattia. In una città di un futuro dai contorni sfuocati, la casualità della vita sembra essere superata in favore di una volontà di morte o d’immortalità dell’individuo. E qui incontriamo una schiera di personaggi che ruotano intorno alla figura di Lucia: Totti, il tecnico del suono che inizia a sentire voci impertinenti e sempre più frequenti; Kassu, un giovane problematico che perde il lavoro e sposa la causa di un nuovo movimento rivoluzionario; una conturbante ragazzina in coma; Nara, lo studente sensibile e sgomento di fronte alla brutalità umana; e infine il dottor Keinolempi, che viene contagiato da un virus dallo strano nome, vecchiaia volante.
Dolcemorte di Leena Krohn (Unelmakuolema, 2004), traduzione di Rosario Fina, Fazi Editore, collana Lain 40, pag. 237, euro 15,00.
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