La storia di una delle serie tv più originali di tutti i tempi inizia con la frase “pensavo a una cosa del tipo <i>Castaway: la serie</i>”.
A pronunciarla, nell’agosto del 2003, fu LLoy Braun, l’allora presidente della ABC, che aveva avuto l’idea di portare tutto il settore artistico dell’emittente ad una vacanza di lavoro, in un parco divertimenti in California. Lo scopo era quello di creare una sorta di grande gruppo creativo che, svincolato dall’ambiente in cui si trovavano usualmente, potesse creare qualcosa di nuovo. Purtroppo, la prima riunione di gruppo si concluse con il silenzio assoluto, seguito dalla frase suddetta, che ha sua volta portò alla ormai famosa risposta: “vuoi dire un telefilm su un uomo ed una palla?”.
Fu il produttore esecutivo della Bad Robot, Thomas Sherman, la casa di produzione di J.J. Abrams, a pensare per primo che poteva essere una serie sui sopravvissuti a un disastro aereo e a proporlo al presidente della ABC.
La risposta, dietro un sorriso smagliante, fu: “Ok, tu scrivi la sceneggiatura, io farò il resto”. Il che suonava un po’ come rifilargli tutte le responsabilità.
Se pensate però che da qui nacque la storia di Lost, vi sbagliate: in partenza ci furono numerose sceneggiature disastrate, l’ultima delle quali vedeva un arco narrativo di sei settimane solo nel pilot e si concludeva con i protagonisti che giocavano a bowling con le noci di cocco. Il problema però era che l’idea era stata approvata e ci voleva davvero qualcosa che valesse la pena di essere girato.
E già da tempo la domanda che circolava era: “Cosa avrebbe fatto J.J. Abrams?”. Fu così che decisero di inviargli l’ultima sceneggiatura e l’idea di partenza.
Abrams, in quel periodo, si trovava nel mezzo della terza stagione di Alias, ma lesse volentieri le idee, rispondendo però con un “non capisco bene di cosa vogliate parlare”.
Il presidente della ABC fu più che lieto di lasciargli carta bianca e poco tempo dopo Abrams rispose: “purtroppo per voi, ho delle idee”.
L’idea principale, quella che avrebbe cambiato tutto, era semplice e intrigante: l’isola stessa doveva essere la vera protagonista, un isola in cui si potesse trovare una strana botola sepolta nel folto della foresta e dove si nascondevano mille segreti.
In quel momento cominciò a prendere corpo la vera storia di Lost. Ma Abrams era pur sempre impegnato e chiese di poter avere un autore che lo aiutasse a mettere sulla carta le idee per tutto l’arco narrativo. Ed è qui che entrò in scena Damon Lindelof.
Chiunque veda una foto di Lindelof per prima cosa è colpito dalla straordinario somiglianza con Abrams, dall’aspetto fisico all’entusiasmo con cui si tuffa nella realizzazione di una sceneggiatura.
L’incontro rivelò subito che non poteva esserci persona migliore per sviluppare i concetti creati da Abrams e dal resto del team creativo. Come disse lo stesso produttore esecutivo Carlton Cuse: “nel corso del primo incontro pianificammo la serie fino alla sesta stagione”.
A questo punto il team creativo era completo: Cuse, Lindelof e Abrams, che agiva dall’esterno, trovandosi sul set di Alias e di un nuovo pilot.
Ma restava un altro ostacolo: la ABC voleva che le riprese iniziassero da lì a cinque settimane, in modo da poter lanciare la serie con l’inizio del palinsesto invernale, momento in cui vengono usualmente lanciate tutte le nuove serie tv.
La sfida non era delle più facili, perché fino a quel momento non c’era nemmeno una sceneggiatura, figuriamoci un cast ed una location. Inoltre Abrams, che avrebbe diretto il pilot, disse che non voleva niente di finto nelle riprese, ovvero: non dovevano esserci effetti speciali, l’aereo caduto doveva essere davvero lì.
Fu così che le cose avvennero contemporaneamente: mentre si recuperava il Jet in un cimitero di aerei nel deserto del Mojave, veniva cercata la location ideale alle Hawaii, nello stesso tempo veniva fatto il casting e scritta la sceneggiatura.
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