A parte l'ormai mitico T-Rex, l'altro essere gigante primitivo che ha sempre colpito il nostro immaginario è stato il Mammuth, un sorta di elefante king size a pelo lungo e zanne esagerate, di cui sono stati scoperti parecchi esemplari ben conservati.

Ora alla Penn University hanno compiuto un notevole passo avanti, mappandone completamente il dna partendo da un campione che non soffriva di alcuna contaminazione.

E come ha spiegato il capo ricercatore Stephan C. Schuster, lo hanno trovato nel posto più impensabile.

Normalmente, il dna trovato nei fossili è danneggiato o contaminato da batteri, ma di recente, alla Penn hanno scoperto che proprio nel pelo di uno questi esemplari era possibile trovarlo intatto.

Questo per merito della cheratina, che rivestiva ed evidentemente ancora riveste le cellule, proteggendone il contenuto fino ai giorni nostri.

Molti dei campioni di dna ritrovati sono datati 50.000 anni fa e uno di essi arriva da quello che viene chiamato Adams Mammouth (poi diventato una definizione comune per questo tipo di ritrovamenti) scoperto intatto nel 1806 dal botanista Mikail Adams, che ne aveva sentito parlare mentre si trovava nella città sovietica di Yakutsk, dove il mammiferone primitivo era stato ritrovato congelato vicino al fiume Lena.

Schuster spiega che il loro intento è di recuperare il dna sia dai peli che da altre parti del corpo provviste di cheratina, come le unghie e zanne, in modo da poter svelare i segreti delle popolazioni che vivevano ai quei tempi.

"E' come se ci stessero mandando un messaggio dal passato, in modo da poter capire come queste specie si siano estinte".

Inoltre, vogliono confrontarlo con il dna simile di attuali specie in pericolo, per cercare di evitare loro lo stesso destino.

A meno che il pericolo non arrivi da certi bipedi provvisti di armi da fuoco o veleni vari, qualcosa che ben poco ha a che fare con il dna.

Schuster conclude dicendo che aver recuperato il loro dna non significa che si possano clonare o far risorgere questi animali in qualche modo: "questa è ancora fantascienza".

Ma oltre alla Penn University, ci sono anche degli investitori privati che stanno sponsorizzando la ricerca.

E magari hanno sede sull'isola Nublar...