Un viaggio nei misteri della Cornovaglia, terra di antiche rovine, arcani miti e leggende. Vi incappa in pieno, suo malgrado, un ignaro automobilista che, proprio la notte del solstizio d’autunno, si trova a transitare in zona. Ed è nei pressi di una collina che, all’improvviso, la macchina lo lascia a piedi, precipitandolo nell’incubo horror di Barrow Hill: Curse of the Ancient Circle. Un’avventura grafica vecchia scuola, a schermate fisse, sviluppata da Shadow Tor Studios senza grossi budget a disposizione, ma che si segnala per la sua capacità di immergere il giocatore in un’atmosfera inquietante, dove memorie druidiche, testimonianze archeologiche ed enigmatiche presenze incrociano i passi del protagonista, facendogli conoscere il volto lunare della campagna inglese.
Matt Clark, fondatore di Shadow Tor Studios, software house indipendente con sede a East Looe, nella Cornovaglia meridionale, ha allestito anche il sito internet del gioco, in cui mostra i luoghi reali che hanno fornito l’ispirazione per il paesaggio di Barrow Hill. Pozzi sacri, cerchi di megaliti, tumuli di terreno, come quelli sui quali, veniamo a sapere dal videogame, si è appuntata l’attenzione dell’archeologa Amelia Rumford, personaggio preso in prestito dalla serie televisiva Doctor Who, e in seguito del collega Conrad Morse. Un nome che, abbandonata la macchina ormai inservibile, incominciamo presto a conoscere, mentre girovaghiamo per una stazione di servizio inspiegabilmente abbandonata.
Cosa può essere successo? A poco a poco si comprende che tutto debba essere collegato in qualche modo alla spedizione di Morse a Barrow Hill, contro la quale si era scatenata anche la protesta di giovani attivisti. Che siano stati loro a creare quello scompiglio? Eppure c’è dell’altro. Anche Emma Harry, la speaker della piccola radio locale, che invita a entrare insieme a lei e ad Alice nella tana del coniglio, pare accorgersi di qualcosa. E poi, forse, la stazione di benzina non è così disabitata come sembra. “Mito e leggenda – annota Morse – spesso traggono origine dalla verità. Le storie vere che si raccontavano un tempo diventano le favole che udiamo oggi”. Il problema è dover venire a capo della faccenda a notte fonda, tra boschi solitari, oscure divinità e sentinelle puntigliose.
Per avanzare nella ricerca, è necessario non trascurare nulla, leggere gli appunti sparsi qua e là dall’archeologo scomparso, dal suo assistente e dalle altre persone gravitanti nelle vicinanze della collina di Barrow, curiosare tra le rovine e restare in contatto con Emma, che sembrerebbe l’unico essere vivente in grado di aiutarci, in quella notte che pare aver risvegliato imperscrutabili forze della natura. E che dimostra come anche nel digital entertainment di oggi possa esserci spazio per piccole produzioni che non necessitano di enormi capitali per riuscire nel proprio intento. Il titolo in Gran Bretagna è diventato presto di culto. Un horror dell’inquietudine, dove il terrore è una cappa densa che avvolge lo spazio e il tempo attorno al protagonista, senza però mai mostrarsi in faccia. Con qualche affinità con The Blair Witch Project.
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