Vernor Vinge è nato nel Wisconsin nel 1944. Per lunghi anni è stato professore di matematica alla San Diego University. Durante l’insegnamento, sin dal 1965, ha scritto molti romanzi, poi negli anni ’80 ha incrementato la sua produzione e ha lasciato l’insegnamento nel 2002.
Ora la Editrice Nord, nella collana Cosmo Biblioteca, ripropone il bellissimo romanzo Universo incostante (A Fire upon the Deep, 1991). Il romanzo ha vinto il Premio Hugo del 1992 e anche il suo prequel dal titolo Quando la luce tornerà (A Deepness in the Sky, 1999) ha vinto lo stesso premio del 2000.
L’autore nei suoi romanzi ha una particolare predilezione per la fantascienza tecnologica dove ingegneria genetica, fisica e cibernetica hanno un posto predominante. Recentemente, sempre la Editrice Nord ha pubblicato in due volumi dal titolo Tutti i racconti 1 e 2 che sono la traduzione del volume The Collected Stories of Vernor Vinge (2001) e anche nel racconto questo autore dimostra di essere veramente bravo.
Lo scrittore ha vinto il prestigioso premio altre due volte, nel 2002 con Tempi veloci a Fairmont High e nel 2004 con I simulacri (The Cookie Monster) uscito nel primo volume della collana Odissea.
In Universo Incostante viene introdotto il concetto di singolarità, oggi molto diffuso nella fantascienza d'avanguardia di Stross, Egan e altri autori. Una singolarità è una sorta di buco nero dove al posto della gravità c'è l'intelligenza. Il progresso porta a una continua accelerazione del miglioramento delle tecnologie informatiche (si pensi alla legge di Moore, per cui ogni dato periodo la velocità dei processori raddoppia); a un certo punto la curva dell'accelerazione tende a infinito, e la civiltà collassa in un'entità di intelligenza e conoscenza infinita, un'entità quasi divina imperscrutabile per gli individui che ne sono rimasti al di fuori. Un tema affascinante, anche perché secondo alcuni questo potrebbe essere il destino inevitabile delle civiltà tecnologiche.
Dalla quarta di copertina: Come sarebbe un universo in cui le leggi fisiche non fossero costanti? Ecco la premessa di questo romanzo, fondato sull’ipotesi che la nostra galassia sia divisa in quattro zone. Nelle due più interne, la velocità della luce è un limite invalicabile e lo sviluppo di civiltà progredite risulta possibile soltanto in quella più esterna: la cosiddetta zona «lenta», che comprende la Terra.
Oltre quest’ultima si apre una dimensione assai vasta, dove la velocità della luce non è più assoluta e la civiltà è avanzatissima. Infine c’è una zona «trascendente», dai contorni indefiniti. E proprio all’interno di questa zona una civiltà interstellare scopre un pianeta archivio, ricettacolo di conoscenze illimitate, ma anche sede di una perversa entità che, dopo milioni di anni, viene riattivata e scatena il suo potere distruttivo su migliaia di mondi. Soltanto un’astronave sfugge all’apocalisse e si dirige verso l’unico pianeta in cui si potrà elaborare una difesa per evitare la distruzione dell’universo...
Universo incostante di Vernor Vinge (A Fire upon the Deep, 1991, Traduzione Gianluigi Zuddas, Editrice Nord, collana Cosmo Biblioteca 15, pag. 545, euro 12,00.
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