Su Robot, i racconti sono due, e proseguono l’esplorazione dello inner space, dello spazio interiore creato dall’olocausto nucleare. I protagonisti di Ragazza di cristallo di Franco Tamagni (n. 13, 1977) e Logica del murice di Gianni Montanari (n. 13, 1977; rist. n. 46, 2005) si muovono fra ricerca di amore, mondi illusori e oppressione esterna.Sulle stesse coordinate troviamo Il vento mutante di Massimo Pandolfi (nell’antologia Universo e dintorni, a cura di Inisero Cremaschi, Garzanti, 1978), con la mesta, desolata presentazione di uno spopolato panorama mutante che si muove verso l’entropia. Per Grattanuvole, romanzo di Livio Horrakh (Galassia 228, 1977), invece, anche nel dopobomba la dimensione urbana resta centrale.

Endgame di Joe D'Amato
Endgame di Joe D'Amato
Oltre a Bonvi, nel fumetto l’unica presenza importante è quella di Cosmine, scanzonata eroina discendente di Barbarella. In una miniserie durata un anno (1973-74), pubblicata da un editore di fumetti sexy, con testi di Silverio Pisu (in passato anche scrittore SF) e la partecipazione ai disegni di Milo Manara in un numero, seguiamo le avventure spaziali di una ragazza robot al seguito di un astronauta sfuggito alla catastrofe atomica, che però rifiuta decisamente di seguire il ruolo di donna oggetto.

Su note più serie sono invece alcune incursioni occasionali di autori coinvolti nel tema dall’interesse per le tematiche ecologiste. La meno felice, più semplicistica, è Il superstite di Carlo Cassola (Rizzoli 1978), juvenile più volte ristampato in edizioni per le scuole: il superstite del titolo è un cane che assiste alla scomparsa della civiltà. Con maggior spessore invece si svolge Il pianeta irritabile di Paolo Volponi (Einaudi 1978), forse più vicino al realismo magico che alla SF vera e propria. L’epopea e le peregrinazioni di un quartetto di personaggi (un nano e tre animali) portano il lettore fra incubi vecchi e nuovi: un po’ satira, un po’ pura affabulazione grottesca, il libro ci ricorda che, nei suoi momenti più “politici”, il fantastico è soprattutto opera di indignazione. Lo stesso Volponi, nel precedente Corporale (Einaudi 1974), aveva portato il protagonista in un’odissea psichica legata alla costruzione di un rifugio antiatomico: un’esplorazione delle ossessioni dei potenti. E di potere parla anche Il diario di un provocatore di Dario Paccino (I libri del No, 1977); attivista e polemista ambientalista, Paccino racconta la cultura della bomba dal punto di vista di un ricercatore che, davanti all’orrore, scopre il suo ruolo di corresponsabilità, in un libro che avrebbe meritato miglior fortuna.

Bombe dal villaggio globale

Potremmo terminare qui la nostra ricostruzione, nel senso che negli anni successivi il tema viene quasi abbandonato nel campo letterario. L’era del cyberpunk esige un nuovo realismo, per un mondo in cui la necessità è parlare di conflitti “a bassa intensità”, forse ancora più atroci perché non lasciano neppure la via d’uscita del suicidio o dell’autoannullamento. E ovviamente i mondi non tecnologici sono (per fortuna?) passati di moda.

2019: dopo la caduta di New York di Sergio Martino
2019: dopo la caduta di New York di Sergio Martino
Nella serie B della cultura (ma forse si dovrebbe proseguire oltre con le lettere dell’alfabeto) si muovono decine di film d’azione che riprendono gli scenari di Mad Max. Facciamone qualche esempio: l’anno più prolifico è il 1983. In Endgame: Bronx Lotta finale di Joe D’Amato, in una distopia che regge il consenso su giochi gladiatori televisivi (lo “Endgame” del titolo), i buoni si dirigono in Europa per portare in salvo un gruppo di mutanti. In L’ultimo guerriero di Romolo Guerrieri, una distopia divisa in due caste sociali, il protagonista è, per la prima volta, un informatico idealista. In 2019: Dopo la caduta di New York di Sergio Martino, la trama punta a portare in salvo su un’astronave l’ultima donna fertile rimasta sulla Terra, messa in ibernazione dal padre; ne segue l’ovvia catena di scene d’azione fra i cattivi (gli “Eura”) e la banda dei buoni, capeggiata da un eroe chiamato Parsifal. Diretti da registi che hanno fatto di meglio sono lo scenario neo-primitivo di Il mondo di Yor di Antonio Margheriti (tratto dal fumetto di Juan Zanotto e Ray Collins) e I nuovi barbari di Enzo G. Castellari.

Curiosamente, infine, è a caccia di uranio che si va in Rage: Fuoco incrociato (1987). Nel cinema, solo in anni più recenti si avranno un paio di tentativi dalle ambizioni più dignitose, entrambe basate su storie d’amore. In Fuga dal paradiso di Ettore Pasculli (1990), seguiamo il tentativo di sfuggire a un isolamento sotterraneo legato solo da contatti televisivi, fino all’emersione alla superficie, mentre un esercizio che chiaramente segue la scuola di Wim Wenders è L’equivoco della luna di Angiola Janigro (1996), ambientato ad Amburgo.