Il seme della bomba
L’incontro con un’antica civiltà distrutta è un motivo che lascia il segno anche altrove, trasportato su pianeti lontani. Il romanzo di esordio di Robert Rainbell, ovvero Roberta Rambelli, I creatori di mostri (Cosmo Ponzoni 33, 1959, ora ristampato in Urania Collezione 51, 2007) porta il narratore all’incontro con gli esiti autodistruttivi della hubris scientifica; le battute finali rivelano l’allegoria: "Abbiamo dovuto correre attraverso una galassia sconosciuta alla ricerca di un avversario perverso, potente e mostruoso, e scoprire che aveva la nostra stessa faccia." Ma questa certezza servirà, nel futuro, a trattenere l’umanità sull'orlo della follia collettiva. Simile è il discorso in Satana dei miracoli (Galassia 69, 1967), un romanzo a metà fra SF e fantasy (un’epopea fantateologica nella vena di C.S Lewis), di Ugo Malaguti, in passato assiduo esploratore di Atlantide. Sul pianeta raggiunto dai fuggitivi da una spietata distopia teocratica, uno degli incontri più efficaci è quello coi Lontani, incrocio fra zingari ed ebrei erranti, che vagano liberi per il loro mondo, apparentemente in pace con tutto. Ma anche i Lontani sono tormentati dal ricordo di innaturali “nuvole” che li hanno strappati alla civiltà tecnologica, un ricordo riportato alla luce dai “roghi” religiosi - e demoniaci.
Nel racconto, invece, la dimensione è drasticamente più pessimistica. In due storie uscite, rispettivamente, nel 1958 e nel 1962, il bersaglio dell’apologo è, direttamente, la natura umana: le atmosfere di Ballard, nella SF italiana, sono già dietro l’angolo. Hanno rubato la Luna di Ivo Prandin, uscito su Oltre il Cielo (e ristampato nell’antologia di Catani et al., Cronache dal futuro, Milella 1995), è un bellissimo gioco di scatole cinesi fra gli omuncoli di un mondo simulato e regredito all’età della pietra a causa di una guerra nucleare, e il disastro causato dalla guerra nel mondo reale, che con un simile esperimento dimostra l’intenzione di proseguire nella stessa direzione suicida. E fra “carnali” sull’orlo dell’estinzione e “automatici” sopravvissuti alla guerra globale, nel beffardo finale di L’isola di Carlo Della Corte (in Pulsatilla sexuata, Sugar), non meno distruttivi sono i novelli Adamo ed Eva della nuova terra.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID