Pur in un numero abbastanza ristretto di opere, esistono altre varianti, e le esamineremo: dagli scenari di distruzione parziali a quelli descritti da lontano. Ci limiteremo alla letteratura, ai fumetti e al cinema, senza aspirare all’esaustività assoluta, nonostante gli indici presenti in rete. Le riviste e le collane sono molte, e non abbiamo potuto esaminarle tutte; qualche libro può essere sfuggito, soprattutto nel periodo successivo alla metà anni 70, dove termina la ricostruzione storica di Le frontiere dell’ignoto di Vittorio Curtoni (Nord 1977). Questo vale ancor più per i fumetti, in cui le riviste antologiche da edicola hanno pubblicato molta fantascienza di autori italiani: un grande lavoro di scavo attende gli archeologi della SF. Infine, nel cinema, il lavoro di storici come Giovanni Mongini lascia l’impressione, soprattutto per gli ultimi decenni, di una quantità sterminata di film di serie C; niente a che fare con i B-movies italiani entrati nel culto cinefilo, ma produzioni mirate direttamente al mercato video del cinema d’azione, memorabili solo per la loro bruttezza. Specialmente in questo caso, le dimenticanze saranno perdonabili.
Come precursori, per comprendere molte premesse, prendiamo Yambo e Jacovitti, con storie che ci permetteremo di riassumere per intero. Il racconto Il “radium”, pubblicato nel 1904 sul settimanale romano Letture per la gioventù è una delle goffe perle della “protofantascienza” italiana raccolta da Gianfranco de Turris e Claudio Gallo in Le aeronavi dei Savoia (Nord 2001). Quella di Yambo (Enrico Novelli, uno dei maggiori autori popolari nel primo 900) è una risposta al trionfalismo delle “guerre future” di quegli anni: il diario di un militare USA in un conflitto anglo-americano, che grazie alla misteriosa sostanza riesce a copiare i piani di difesa inglesi nascosti in cassaforte. Ma la guerra — il racconto è chiarissimo — è un evento orrendo, e nell’apparente trionfo il diario narra un crollo psichico. Nessuna salvezza è possibile nell’alleanza fra tecnologia e distruzione.
Non è diversa la prospettiva del fumettista Benito Jacovitti in Pippo e la bomba comica, uscito a puntate sul Vittorioso nel 1948 e recentemente ristampato (in Fantastorie, Stampa Alternativa 2006). Poco dopo Hiroshima, Jacovitti produce una delle sue storie più raffinate e meno consolatorie: mai sottovalutare il potere della comicità. I tre ragazzi Pippo, Pertica e Palla sono alle prese, come sempre, con l’arcicattivo Zagar che cerca di appropriarsi della bomba atomica inventata dall’inventore Leopardo Da Cinci. L’ordigno si rivela essere una bomba “comica”, che diffonde la risata su tutto il globo; non solo Zagar ma anche Truman, Stalin e Churchill ne sono influenzati, e la guerra fredda nata a Yalta lascia il posto all’era della “felicità”. Ma Jacovitti è una mente ben più scettica e d’improvviso compare direttamente nella trama, per smontare la storia e annullare il lieto fine. Il tentativo di “disintegrare gli atomi di riso” ha causato un’esplosione, a cui i personaggi sono sopravvissuti solo per necessità narrative. Per motivi di decenza storica, non chiameremo “postmoderna” la sofisticatissima storia di Jacovitti. Di certo è difficile immaginare un apologo altrettanto efficace nella sua leggerezza. Quando si parla dello spettro della distruzione globale, non c’è niente da scherzare, dice Jac con la sua risata acida e paradossale, e forse anche niente da raccontare.
Ed è nel nome della distruzione che si conclude l’era della protofantascienza italiana, nel 1952 della nascita di Scienza fantastica e Urania. Forse Berto Bertù (Umberto Bertuccioli), specializzato nella divulgazione e nella narrativa marinaresca, non ha chiarissime in mente le implicazioni scientifiche del disastro di Hiroshima, ma il suo La morte di Venezia (ristampato anch’esso in Le aeronavi dei Savoia) non lascia illusioni. In una guerra civile futura, le “bombe ad alto potenziale atomico” investono le città del Norditalia, e si descrive la cancellazione di Venezia quasi al rallentatore, quartiere per quartiere, monumento per monumento. Sono la storia e la cultura il nemico distrutto dalla bomba.
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