Primo capitolo del film collettivo Grindhouse, A prova di morte viene distribuito in Europa in una versione più lunga di mezz'ora rispetto agli Usa dove le produzioni dirette da Quentin Tarantino e da Robert Rodriguez sono state presentate insieme, peraltro senza successo alcuno, in una versione unica di tre ore.

Omaggio stilisticamente studiato e meditato al cinema degli anni Settanta con tanto di tagli improvvisi, pellicola fintamente graffiata e titoli di testa 'vintage', 'A prova di morte' racconta la storia di Stuntman Mike (Kurt Russell) inspiegabilmente ossessionato dalle belle ragazze che uccide con la sua autovettura in rocamboleschi incidenti.

Al di là del carisma di Kurt Russell e della fotografia voyeuristica di Tarantino che ritrae al meglio le sue belle protagoniste, A prova di morte offre ben poco altro. Lunghissimo, verboso e poco divertente, il film soffre di un'eccessiva ricerca stilistica al danno dello scarso contenuto.

Dialoghi insensati ottenebrano lo spettatore per circa un'ora e mezza fino a quando - con l'inseguimento finale - arriva (grazie al cielo!) il momento del 'redde rationem' del cattivo e un po' di azione che risveglia il pubblico intontito dal torpore e da noiosi scambi di battute femminee.

Peccato che - complessivamente - il film offra poco altro se non dei cameo moderatamente divertenti dello stesso Tarantino e di Eli Roth, di cui il regista di Pulp Fiction ha prodotto Hostel e il suo seguito.

Lontanissimi da Kill Bill e da Pulp Fiction, A prova di morte può essere considerato un divertissment autocelebrativo per omaggiare un genere defunto cinematografico, aggiornandolo a oggi.

Interessante sotto il profilo della ricerca visiva, il film soffre nei contenuti e - soprattutto - non riesce a coinvolgere lo spettatore la cui sfida principale è quella di restare sveglio per tutto il primo tempo, nonostante l'innegabile fascino delle protagoniste femminili.

Un film sicuramente originale in cui Quentin Tarantino ci fa fare un viaggio alla volta dei suoi ricordi cinematografici, con l'unica differenza che tentare di aggiornare all'oggi un genere del passato è comunque un'operazione intellettuale e non di immediata fruizione. Il linguaggio, lo stile e il vintage di un'epoca non possono essere agilmente aggiornati all'attualità, senza che qualcosa vada inevitabilmente danneggiato e perduto nella traduzione da un'era all'altra. E qui Tarantino sembra avere perso di vista i contenuti per un film sicuramente troppo lungo, ma - soprattutto - di gran lunga inferiore alle nostre aspettative nei confronti di questo grandissimo regista.