La fantasia dei Rinati Stati Uniti d’America, nata come lo scherzo di un derelitto alle prese

Meno concettualmente sofisticato ma in qualche


La nostra prospettiva eurocentrica ci porta a considerare l’eventualità di una catastrofe globale sempre da un punto di vista vicino all’Occidente, ma la consolidata tradizione nipponica insegna che validi spunti sul tema possono venire anche dall’Est. Se la produzione del Sol Levante è tuttavia familiare a molti appassionati cresciuti con i cartoni animati di produzione giapponese, può destare stupore e curiosità un misconosciuto lungometraggio del lituano Sharunas Bartas: Lontano da Dio e dagli uomini (titolo originale: Few of Us, 1996) è un film-UFO, come ebbe a definirlo l’Unità alla sua uscita. Un lavoro di difficile interpretazione, se non fosse per le note di produzione che lo accompagnarono in giro per festival e rassegne, dove venne presentato come un viaggio nella natura più selvaggia, alla scoperta del senso più profondo e meno afferrabile dell’esistenza. Una donna – forse un’aliena, forse una giornalista o una dissidente politica, l’ambiguità delle note contribuisce a mantenere sfumati i contorni della sua figura – osserva dall’alto dell’elicottero che la trasporta l’ostilità della steppa. Sbarcata a terra, viene abbandonata a se stessa, costretta a sopravvivere in un microcosmo isolato dal resto del mondo, nel cui silenzio dell’incomunicabilità si rincorrono gli echi di una distruzione lontana. La Bomba ha forse devastato il resto del mondo, ma il suo fragore giunge attenuato al livello di un sospiro sotto la soglia dei sensi catturati dalla natura primordiale della Siberia. Forse la distruzione ha riguardato invece solo il rapporto tra gli uomini, costret

La ricostruzione di un nuovo ordine, nel caos atavico che regna sovrano tra questi orizzonti immensi, è un’impresa improponibile, più che ardua.
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