Il secondo volume dei racconti di Vernor Vinge raccoglie le opere, tranne due, pubblicate a partire dagli anni settanta, il periodo in cui lo scrittore inizia a sviluppare i temi delineati agli inizi della carriera.
Non si può certamente parlare di un autore prolifico, otto racconti in più di tre decenni non si possono definire una produzione corposa, ma la qualità, non la quantità, è quello che veramente importa.
Scritto in collaborazione con Bill Rupp questo racconto è un omaggio alle tematiche care a Poul Anderson, maestro nel delineare situazioni di crisi risolte brillantemente da un singolo eroe.
Abbiamo un pianeta in una situazione precaria, New Canada, dove le nazioni sorte dopo un terribile cataclisma si guardano con sospetto, pronte ad azzannarsi alla gola, e una nuova catastrofe incombe all'orizzonte.
Un agente inviato dalla Terra, Vicente Quintero, in effetti una copia trasmessa attraverso diciannove anni luce, dovrà risolvere l'intricata situazione, tenendo in mente che la prima copia è stata uccisa.
Un buon racconto, pieno di ottime idee, che si legge con piacere, anche se il maestro Anderson resta inarrivabile.
Non ho fatto fatica a capire perché Vinge abbia avuto qualche problema a vendere questo racconto, meno a comprendere perché mai sia stato per anni il suo preferito.
Estremamente interessante l'idea alla base del racconto, il rovesciamento della tesi campbelliana dell'uomo come razza sveglia, veloce e destinata a primeggiare (che ebbe la sua apoteosi nel racconto Spedizione di soccorso, di Arthur C. Clarke).
Qui sono gli alieni a essere svegli e veloci, riuscirà la razza umana a far valere la sua scienza più avanzata o sarà superata dai nuovi arrivati?
Purtroppo lo svolgimento del tema non è affatto all'altezza, una buona idea sprecata, il racconto non riesce a elevarsi al di sopra della norma.
Il primo racconto ambientato nell'universo incostante delle Zone del Pensiero è la storia di un ragazzo e del suo animale da compagnia, uno strano essere che a volte sembra mostrare sprazzi di intelligenza.
Hamid Thompson spera che l'animale possa essere il suo biglietto per la Zona Esterna, ma quando in troppi mostrano interesse verso lo strano essere le cose si complicano e la situazione diventa improvvisamente pericolosa.
Un bel racconto, con citazioni di Harlan Hellison e di Herbert G. Wells, una versione ipertecnologica della cavorite non me la sarei davvero aspettata.
Questo è un racconto brevissimo, meno di 900 parole, scritto in forma epistolare e pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature.
Mi sembra di capire che Vinge non è tagliato per i racconti brevissimi, questa lettera troppo scopertamente falsa è il racconto più corto dell'antologia e anche il più debole, unico pregio è che finisce subito.
Una affascinante civiltà è lo sfondo di questa storia, che narra la storia di una casa editrice di fantascienza nomade e galleggiante, di una donna dalle misteriose origini e di una strana città.
Il fatto che i protagonisti non siano umani e il finale non sia del tutto dolce rende il tutto ancora più saporito, personalmente ho adorato questo racconto.
Un racconto apparentemente scanzonato, ma che tratta temi di assoluta rilevanza, coi quali ci troviamo alle prese già adesso.
La storia in se non è niente di eccezionale, due ragazzi che frequentano la scuola e che si avventurano in un'esplorazione, ma Vinge infila con naturalezza tanti stupefacenti cambiamenti tecnologici da ottenere uno straordinario effetto di immersione nel futuro.
Lo stesso fantastico universo fa da sfondo al romanzo Rainbow end, scritto nel 2006.
Pur confermando parzialmente la discontinuità vista nel primo volume, questa seconda raccolta evidenzia anche la maturazione di Vinge, che riesce a raggiungere vette d'eccellenza in almeno tre racconti.
Considerando che non si tratta di una raccolta del meglio dell'autore il livello dell'antologia è decisamente alto, Vinge compensa davvero la quantità con la qualità, una volta dimenticata la copertina, perfino più brutta di quella del primo volume, i suoi racconti trasportano lontano nel tempo e nello spazio.
Continuo a ritenere Vinge autore da romanzo, possibilmente di ampio respiro, tra l'altro a breve potrete leggere la recensione, opera di Giovanni De Matteo, del suo capolavoro Universo incostante, ma anche nella dimensione del racconto riesce a raggiungere vette di assoluta eccellenza.
Vernor Vinge è nato nel 1944 nel Wisconsin, ha iniziato a pubblicare fantascienza nel 1965, arrivando al successo solo nel 1981 con il romanzo Il vero nome (True Names) ma soprattutto con Universo incostante (A Fire Upon the Deep), vincitore del premio Hugo 1992, e con il prequel Quando la luce tornerà (A Deepness in the Sky), trionfatore nel 2000.
Lo scrittore ha vinto il prestigioso premio altre due volte, nel 2002 con Tempi veloci a Fairmont High (incluso in questa antologia) e nel 2004 con Gli invasati (The Cookie Monster).
Dal 2002 Vinge si dedica totalmente alla scrittura, dopo aver lasciato la cattedra di insegnante all'università di San Diego.
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