La scorsa settimana il britannico Charlie Stross è stato invitato a Monaco per parlare di futuro. L'occasione è stata offerta dall'open day organizzato dalla società tedesca di consulenza informatica TNG Technology Consulting, specializzata nel settore dell'information technology. La scelta del nome non sembra essere stata casuale, vista l'affinità di Stross con tutto quanto concerne la tecnologia, come testimoniano le sue opere e i riconoscimenti tributatigli tra gli altri anche dalla WTA, l'associazione che raccoglie i transumanisti di tutto il mondo. In questi giorni Stross approda dopo una lunga attesa anche nelle librerie italiane con Giungla di cemento (vincitore del Premio Hugo 2005, DelosBooks Odissea), che sarà seguito a breve da quella che è già considerata una pietra miliare dell'emergente filone postumanista, l'acclamato Accelerando (in uscita per Armenia quest'estate).
A Monaco Stross ha colto la palla al balzo per fare subito una distinzione tra la futorologia e la fantascienza: un genere letterario non può avere come unico obiettivo l'anticipazione del futuro, ha ribadito ai presenti. A dimostrare quanto sbagliato sia questo preconcetto, Stross ha confessato che sono ormai quasi quarant'anni che aspetta quelle macchine volanti che gli venivano promesse dai fumetti, dai libri e dai film che costituivano la sua dieta culturale da adolescente. "Le previsioni di uno scrittore di fantascienza possono rivelarsi altrettanto sbagliate di quelle di chiunque altri" ha ribadito, avvisando poi: "Piuttosto, siccome non siamo legati a un campo specifico, dovremmo riuscire a tenere gli occhi aperti, pronti ad eventuali sorprese".
Una delle più grandi sorprese del XX secolo è stata per Stross la ridefinizione dei ritmi del progresso che ha avuto luogo tra gli anni '50 e i
Ma anche il progresso su quel fronte è stato niente rispetto all'avanzamento conosciuto dalla tecnologia dell'informazione: a questo proposito Stross mette in evidenza come il grafico della crescita, a differenza della velocità dei trasporti, non mostra segni di indebolimento ma descrive una curva esponenziale la cui pendenza dall'Ottocento all'alba del nuovo millennio, e ancora oggi nel 2007, continua ad aumentare sempre di più, diventando sempre più ripida. Il progresso in questo campo riflette l'aumento della scala di integrazione dei chip su silicio, che secondo la celeberrima Legge di Moore raddoppia ogni 18 mesi. Questa ipotesi, formulata negli anni '60, finora non è mai stata smentita: la tecnologia è effettivamente avanzata attenendosi al monito silenzioso di questa legge empirica, comportando un raddoppiamento delle prestazioni dei dispositivi elettronici con cadenze periodiche, ogni anno e mezzo. La tendenza proseguirà ovviamente fino a incontrare il suo limite fisico, rappresentato dalla barriera della nanoscala: dopo, la tecnologia dovrà trovare un nuovo sbocco per il suo impulso. "Andrà avanti" ha commentato Stross, "finché un giorno non ci sveglieremo e scopriremo di avere infranto quell'ultimo muro". Ma non c'è da preoccuparsi, ci rassicura, "i computer e i microprocessori non sono il futuro. Sono il futuro di ieri" ha chiosato, "e il futuro sarà sicuramente qualcos'altro". La naturale evoluzione della Legge di Moore non a caso è la Teoria della Singolarità Tecnologica, che sancisce l'impossibilità di estrapolazione oltre una certa soglia, proposta per la prima volta dallo scrittore Vernor Vinge all'inizio degli anni Novanta, e divenuta da allora argomento di discussione tanto per la comunità scientifica quanto per le nuove generazioni di scrittori, tra cui primeggia la leva britannica di cui Stross è parte.
"E' ancora più complicato prevedere le conseguenze del secondo ordine delle nuove tecnologie quando queste cominciano a incontrarsi, fondersi e ibridarsi reciprocamente" ha sottolineato Stross, lanciandosi subito dopo in una entusiasmante cavalcata di fantasia, su come potrebbe cambiare per esempio il nostro approccio all'immagazzinamento dei dati. Oggi per alcune decine di euro possiamo procurarci una memoria FLASH da 1 Gb, fra dieci anni sarà possibile arrivare a 100 Gb e nel giro di due decadi potrebbero essere commercializzate memorie non volatili in stato solido da 10 Tb. 10 Tb, grosso modo un megabit per ogni secondo dell'anno, ha voluto rimarcare Stross, apprestandosi al balzo successivo. Immaginiamo cosa potrebbero permetterci di fare le nanotecnologie, potendo manipolare direttamente gli atomi di Carbonio-12 e Carbonio-13 che si alternano nel reticolo cristallino di un diamante. Codificando con coppie di atomi i bit 0 e 1, sarebbe sufficiente un diamante del peso di 600 grammi per immagazzinare i dati di cui l'intera popolazione mondiale fa uso in un anno. 60 kg basterebbero per un secolo. "Secondo una stima del 2006 gli archivi di Google ammontavano a 4 petabytes (4000 Tb) di RAM: poco più di dieci milligrammi. Occorrerebbe un microscopio per vederli su un diamante".
Da questo discorso Stross si è riallacciato alla Singolarità. A distanza di
Ma ci sarà anche un controllo più diffuso, quasi capillare, con la complicità della videosorveglianza satellitare. "I nostri discendenti non sapranno cosa vuol dire perdersi, non capiranno il senso della parola "privacy" e prima o poi avranno accesso a una rappresentazione storica della nostra specie che sfida la comprensione. […] Queste tendenze si stanno già manifestando nell’inclinazione attuale dell’industria delle telecomunicazioni e probabilmente diverranno evidenti come gli stravolgimenti culturali di maggior rilievo nel giro di dieci-trent’anni. Nessuna di esse richiederà altro se non una progressione lineare dal suo stato attuale, in una direzione in cui già ora si stanno muovendo. E nessuna di queste stime tiene in debito conto gli effetti delle eventuali sinergie tecnologiche esterne, cose non tanto ovvie né facilmente preventivabili come l’interfaccia mente/macchina, l’intelligenza artificiale e altre meraviglie". Qualsiasi cosa possiamo immaginare oggi, il futuro riuscirà a riservarci delle sorprese. Parola di Charlie Stross.
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