Se gli argomenti che ho esposto fossero veri, allora la tecnologia sarebbe soltanto l’ennesimo metodo per manovrare l’essenza che sta dietro alle nostre vite. La tecnologia è un’attitudine, una leva su cui agire per influenzare la realtà illusoria, quella solida illusione che viviamo: più convinti saremo di quest’ulteriore metodo, più esso potrà – probabilmente - spalancarci le porte della percezione rendendoci plausibile qualsiasi mondo noi vorremo. Non ci spiaccicheremo al suolo cadendo dal 100esimo piano (tanto per tornare a Matrix) né saremo vittime della credulità che molte religioni vorrebbero ancora insite nell’animo umano; solo, ci accorgeremmo tramite questa finzione e altre sensibilità sparse che tutto è leva, metodo, e sarà come essere in ogni tecnica di programmazione a oggetti che si rispetti, dove esiste l’oggetto (la realtà) e il metodo (la leva con cui agire sull’oggetto): è, questa, l’ennesima metafora, l’ennesima verità e similitudine nidificata che ci conduce all’esasperazione materiale, troppo accentuata per essere vera, così che ogni cosa vi apparirà come se tutti quanti fossimo immersi in una quasi perfetta Java Virtual Machine, che ci garantisce la gran parte delle reazioni standard che ci aspettiamo dal nostro continuum materiale, e che solo in condizioni limite rivela dei bug tali da farci intravedere l’errore di calcolo che si cela dietro al nostro mondo virtuale, svelandoci un bagliore onirico di una trama imperfetta che si è palesata soltanto perché noi siamo riusciti ad andare oltre i consueti limiti umani.
In ultima analisi, tutto è vero, ma nulla lo è davvero. Il nostro corpo fisico è così importante nella sua illusione solida da doverlo potenziare, per permetterci di avanzare nella conoscenza; così da ammetterci alla trascendenza che inizia dalla consapevolezza che la realtà è solo una proiezione di qualcos’altro: la tecnologia è come lo stadio di un razzo lanciato verso il cosmo, utile fino a una certa altezza, poi da lasciar andare nel momento in cui ha esaurito il suo compito propedeutico all’ascesa. L’ascesa del postumanismo che ci permetterà di accedere a un ulteriore livello di elevazione interiore, a un’esistenza simile ai sacchi di gas di sterlinghiana memoria, che ci avvicinerà - davvero - all’etereo fluire posto dietro alla parvenza del nostro illusorio mondo, proprio come le antiche mistiche hanno sempre suggerito: il postumanismo, quindi, va visto come un passaggio intermedio, necessario ma non duraturo.
L’ascesa, verso la consapevolezza e le quinte del palcoscenico: forse è questa l’unica essenza da interpretare come vera, qui, in quest’ordine dimensionale. Forse…
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