
In ultima analisi, tutto è vero, ma nulla lo è davvero. Il nostro corpo fisico è così importante nella sua illusione solida da doverlo potenziare, per permetterci di avanzare nella conoscenza; così da ammetterci alla trascendenza che inizia dalla consapevolezza che la realtà è solo una proiezione di qualcos’altro: la tecnologia è come lo stadio di un razzo lanciato verso il cosmo, utile fino a una certa altezza, poi da lasciar andare nel momento in cui ha esaurito il suo compito propedeutico all’ascesa. L’ascesa del postumanismo che ci permetterà di accedere a un ulteriore livello di elevazione interiore, a un’esistenza simile ai sacchi di gas di sterlinghiana memoria, che ci avvicinerà - davvero - all’etereo fluire posto dietro alla parvenza del nostro illusorio mondo, proprio come le antiche mistiche hanno sempre suggerito: il postumanismo, quindi, va visto come un passaggio intermedio, necessario ma non duraturo.
L’ascesa, verso la consapevolezza e le quinte del palcoscenico: forse è questa l’unica essenza da interpretare come vera, qui, in quest’ordine dimensionale. Forse…
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