Con molte illustrazioni di qualità, la sceneggiatura dell’episodio pilota, la bibbia della serie, la descrizione degli eventi di cinque anni di produzione e una dettagliata analisi dei costi di produzione, Straczynski, Netter e Copeland a metà del 1988 iniziano a proporre l’idea ai vari network nazionali americani, tra cui CBS, HBO e ABC, e alle società di syndication. Nonostante la completezza dei dati e delle analisi, appena gli interlocutori sentono la parola «fantascienza», si assiste ad un repentino cambiamento di opinione. Troppe persone nel mondo televisivo hanno perso molti soldi in produzioni multimilionarie che non sono nemmeno riuscite a ripagare le spese di produzione.

Il dettaglio e le analisi dei costi fornito dai produttori non riesce a convincere i manager delle reti televisive perché troppo spesso capita che, specialmente con la fantascienza, i veri costi di produzione siano ben maggiori di quelli presentati nei budget. Il fatto che il progetto di Babylon 5 si dipani per cinque anni (equivalenti a cinque stagioni televisive) di produzione non aiuta certamente.La percezione comune di quel periodo è che la fantascienza venga seguita solamente da un ristretto numero di appassionati e non riesca ad attrarre un pubblico ampio. È probabile che lo spettatore tipico di uno show di fantascienza abbia una cultura (sia essa scolare o acquisita nel tempo) superiore alla media. Anche se non tutte le serie di fantascienza hanno dialoghi per comprendere i quali è necessaria una discreta familiarità con l’astrofisica o la meccanica quantistica. Quantum Leap è un tipico esempio di uno show di fantascienza che ha ben poco a che fare con la fantascienza, se si eccettuano la parte iniziale e finale di ciascun episodio.

Un’altra pesante obiezione mossa dai network riguarda Star Trek. Proprio in quel periodo la serie sta vivendo una seconda giovinezza con The Next Generation. È opinione comune tra i manager dei network che Star Trek sia l’unica serie televisiva di fantascienza che possa produrre dei profitti e che questa serie abbia monopolizzato il pubblico degli spettacoli televisivi di fantascienza. Il timore è che si sia creata una categoria di fan irriducibili che non avrebbero accettato nulla al di fuori di Star Trek. La prova a sostegno di questa tesi, secondo quei manager, sarebbe che anche Star Trek non aveva prodotto nulla che si discostava dai cliché stabiliti da Star Trek.

Dopo questa serie di sconfitte più o meno cocenti, i produttori decidono di cambiare tattica. All’inizio del 1989 Netter incontra a cena Evan Thompson, manager del gruppo di emittenti Chris-Craft. Thompson è il primo a capire le potenzialità di Babylon 5 ed è anche il primo a vedere nell’arco narrativo di cinque anni non già un problema per un ipotetico spettatore che, perdendo un episodio, avrebbe perso il filo della narrazione, bensì l’indicazione di un lavoro narrativo complesso e ben strutturato.

Dopo il fallimento di un consorzio di produzione che coinvolgeva anche investitori stranieri, nell’estate del1989 Thompson decide di rivolgersi all’unico network che avrebbe compreso il significato della parola “fantascienza” e che sapeva che la fantascienza avrebbe potuto creare profitto: la Paramount produttrice di Star Trek. Indubbiamente armato delle migliori intenzioni, non immagina di commettere un tremendo errore. La sceneggiatura del pilot e tutto il progetto di Babylon 5 rimangono nei cassetti della Paramount. La major non è affatto convinta che i costi di produzione possano essere mantenuti entro i limiti previsti dal budget. Dopo circa nove mesi il materiale viene restituito a Thompson, il quale, malgrado il rifiuto, è stato confortato dall’opinione più che positiva di alcuni suoi conoscenti all’interno della major.