Videoludicamente parlando, la prima cosa che richiama alla mente il controller del Wii è una pistola. La seconda l’elsa di una spada. Questo è Red Steel. O almeno questo è quello che si prefigge di essere. Si, perché quelli della Ubisoft hanno pensato bene di inserire in un unico gioco (di lancio) le due caratteristiche che più ci si aspettava dal Wii: sparatorie e combattimenti all’arma bianca. Un mix perfetto dunque, qualcosa che risultasse profondo, vario e immediato fin dal principio. Risultato? Arrivate in fondo e lo scoprirete.
Partiamo dall’inizio. La storia si apre a Los Angeles, dove la fidanzata del nostro personaggio (che in quanto a loquacità è il clone di Gordon Freeman, ma che stranamente tutti comprendono quando… parla) ha organizzato un incontro con suo padre, un boss della yakuza, in un hotel di lusso. Tutto sembra andare per il meglio, finché gli sgherri di una banda rivale non fanno irruzione rapendo la nostra bella. Il nostro probabile futuro suocero, dopo una lenta agonia, purtroppo (o fortunatamente… era comunque un boss della yakuza!) muore, affidandoci una leggendaria katana con la quale dovremmo salvare la figlia dalle mani della banda rivale.
Non vince l’oscar per l’originalità, ma questo è, in soldoni, il canovaccio dentro al quale hanno luogo le vicende di Red Steel. Ma chi se ne importa della storia in un FPS con spade e pistole affidate al controller del Wii, direste voi. E non vi avrei dato torto se il gameplay si fosse rivelato almeno pari alle aspettative.
Infatti è proprio qui che casca l’asino. Red Steel è un gioco che fin da quando è stato annunciato ci ha fatto sbavare sulla possibilità di poter affrontare duelli e sparatorie ad un livello mai sperimentato prima. Un’arma a doppio taglio dunque, che però gronda sangue da entrambe le lame, poiché se è vero che gli scontri a fuoco si rivelano (salvo rari casi in cui il puntatore traballa per motivi a noi ignoti) dinamici e divertenti, con possibilità di lanciare granate e ruotare l’arma con estrema naturalezza, lo stesso non può di certo dirsi dei combattimenti con la katana, i cui movimenti precalcolati (non si ha la libertà totale come per la pistola) spesso non corrispondono a quelli effettuati da noi e a niente servono le numerose mosse speciali che risultano comunque troppo complesse o innaturali da compiere; questo, unito al fatto che la spada si può usare solo in determinati frangenti di gioco, uccide metà del sogno iniziale.
Il comparto tecnico è ancora un po’ un’altalena: l’intelligenza artificiale fa il suo dovere, qualche bug poteva essere evitato con qualche mese di lavorazione in più, i dialoghi sono ben doppiati in italiano, musiche davvero niente male, funzionali gli effetti sonori, qualche texture slavata di troppo affoga i discreti effetti speciali, multiplayer split-screen in quattro tutto sommato divertente e filmati di intermezzo e menù che paiono presi direttamente dalla versione beta del gioco.
In definitiva Red Steel è un titolo che forse ha preteso troppo da se stesso, o dal quale si pretende (e giustamente) troppo. Essendo “appena” un titolo di lancio per una console le cui potenzialità sono ancora tutte da scoprire non ci si può però di certo lamentare.
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