Mark Steven Johnson, ancora una volta, dirige un film di Supereroi e - ancora una volta - dimostra di non avere compreso in pieno il senso della storia che sta raccontando. Anziché concentrarsi sul personaggio di GhostRider, il regista aspetta quasi un'ora per mostrare l'antieroe in azione. La cosa peggiore è, poi, che in quel lunghissimo lasso di tempo, non sa decisamente cosa fare indugiando su personaggi secondari e perdendo di vista la drammaticità della situazione in nome di scelte artistiche di dubbio gusto e prive di effetto.
GhostRider non è, però, un film mediocre. Anzi. Il problema è - piuttosto - che ci sono delle cose molto belle, annegate, purtroppo, in un mare di cose molto brutte e - soprattutto - che poco sembrano avere a che fare con la storia che si sta raccontando. In pratica quando c'è il GhostRider il film si rianima, quando esce di scena, Johnson sembra non sapere gestire e parcellizzare la trama. Esattamente la stessa cosa che succedeva in DareDevil.
Più vicino a Spawn che a Spiderman, questo film sembra mancare di una dose di autoironia necessaria per sostenere il confronto di GhostRider con Mefistofele.
Più horror che action, più 'volgarotto' che elegante, il film brilla quando sullo schermo si vede il teschio fiammeggiante di GhostRider e 'si spegne' quando compare il volto invecchiato e con i capelli finti e tinti di Nicolas Cage.
Ma i problemi non sono tanto visivi. Al personaggio di Cage fa da contraltare quello interpretato da un'Eve Mendes avvenente e 'strizzata' in abiti di almeno due taglie inferiori alla sua. Una situazione analoga e perfetta a quella delle tante inspiegabili sequenze di cui sono protagoniste ignote tettone californiane e 'bori' motociclisti. Personaggi scadenti e inutili che Johnson ci propina per tutto il film abbassandone il livello.
Meno male che gli effetti visivi dell'eroe sulla moto fiammeggiante riscaldano l'anima dello spettatore perduto in una serie di dialoghi insensati e confusi.
Mark Steven Johnson stravolge le parole del fumetto mettendole in bocca a personaggi eccessivi e ridondanti, enfatizzando situazioni secondarie senza sapere creare una vera e propria 'atmosfera' con un cattivo come BlackHeart che più cliché di così non si può...
Tutto inizia quando il motociclista acrobatico Johnny Blaze accetta di farsi possedere da uno spirito vendicatore, in cambio della salvezza di suo padre. Ogni notte è costretto a trasformarsi in un demone motociclista dal teschio iammeggiante che ha come vocazione, il punire i colpevoli d'atroci crimini. Ghost Rider avrà come missione principale il fermare il demone BlackHeart, figlio ribelle di Mephistofele, fuggito dall'Inferno ed intenzionato a dominare il genere umano.
Johnny incontra di nuovo la fidanzatina della sua gioventù Roxanne Simpson (Eva Mendes) e questa volta dovrà difendere anche lei.
Una trama semplice per un personaggio dalla forte iconicità e dal grande carisma celebrato attraverso effettivi visivi straordinari cui, purtroppo, corrispondono una sceneggiatura mediocre e una regia non adeguata alla storia che si sta raccontando. Personaggi caricati e situazioni da commediola così, così circondano la scia infiammata del GhostRider. Unici personaggi davvero interessanti il misterioso guardiano interpretato da Sam Elliot e - in parte - lo statico Mefistofele portato sullo schermo da Peter Fonda. Il resto è abbastanza lunghetto e noioso da lasciare mettere in dubbio - ove mai ci dovesse essere - che Johnson resti davvero il regista anche di un eventuale e tutt'altro che scontato secondo capitolo.
Anche se Nicolas Cage è un gran fan del fumetto, non sarà, forse, "troppo tardi"?
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