Questo romanzo è la quarta puntata della saga chiamata Archonates, ambientata in un futuro così lontano che la terra ha superato i venti eoni di storia registrata.
All'interno di questo universo, finora composto da quattro romanzi, ovvero Fools Errant, Fool Me Twice, Black Brillion e il qui presente Majestrum, si muovono in realtà più personaggi, di cui Hengis Haptorn è la cosidetta new entry, anche se va detto che per meglio capirne le origini andrebbe prima letta la raccolta di racconti The Gist Hunter.
Hengis è un discriminator, o più semplicemente investigatore privato (il motivo per cui nella fantascienza si debbano complicare sempre le cose mi è oscuro). All'inizio di questa storia subisce però un ben strano destino: la parte intuitiva o magica della sua coscienza si è scissa in una entità separata, consistente in una voce nella sua testa. In più il suo integrator, ovvero il suo assistente, si è trasformato da macchina obbediente a creatura vivente, cosa alquanto impossibile persino venti eoni avanti nel tempo. Il tutto mentre il protagonista viene a trovarsi tra le mani un antico libro scritto con un linguaggio sconosciuto.
Tutto ciò ha le sue origini nel ruotare della Grande Ruota, il meccanismo cosmologico che determina se sarà un era di scienza o di magia.
Anche stavolta però la Ruota ha scelto la magia e la cosa non è affatto piacevole per Hapthorn, razionalista per natura.
Ma nel frattempo ha dei casi da seguire, una vita da vivere e piaceri intellettuali e gastronomici di cui godere. Così quando un membro della nobiltà lo incarica di indagare su un pretendente alla mano di sua figlia, l'indagine lo porta fuori dal pianeta, dove scopre che il ragazzo non è chi dice di essere. Caso chiuso.
Ma presto, uno degli Archon, i leader del pianeta, lo incarica di svelare un nuovo mistero e ben presto diventa chiaro che i due casi sono più legati di quanto sembra.
Così, lo strano gruppo composto da Hapthorn, il suo alter ego intuitivo e l'assistente mangiatore di frutta dovrà scoprire cosa è accaduto quattro eoni prima per produrre una enorme voragine sul pianeta e quale ruolo abbia giocato, e ancora giochi, una figura misteriosa chiamata Majestrum.
Il paragone che viene fatto negli usa è con Jack Vance, di cui Hughes sembra quasi l'erede ideale, ricreandone stile, ambientazioni e temi in tono moderno, anche pur non essendo il proseguitore ideale dei lavori di Vance (titolo che spetterebbe a Michael Shea, autore legalmente autorizzato a proseguirne l'opera).
Hughes però gioca correttamente con i lettori (cosa tutt'altro che usuale), creando un puzzle narrativo in cui chi legge ha le stesse chance di risolvere il caso di quelle di Hapthorn, niente Deux ex machina e tutti gli indizi presentati apertamente.
Rispetto ai canoni attuali è praticamente un sovversivo, vista la tendenza alla "indagine che non va da nessuna parte per 500 pagine fino al finale più inverosimile possibile".
Come Vance, Hughes non si prende troppo sul serio e punta tutto su dialoghi brillanti, plot intelligenti e ambientazioni esotiche.
E scusate se è poco.
Starship: Pirate di Mike Resnick
Un po' Pirati dei caraibi nella spazio, un po' (ma meglio di) Firefly di Joss Whedon, questo romanzo è il secondo capitolo delle avventure del capitano Wilson Cole (dopo Starship: Mutiny) e del suo equipaggio.
Lo spunto narrativo della serie è che Wilson, destinato alla corte marziale per aver disubbidito agli ordini di inetti e dannosi superiori, venga fatto evadere dal suo equipaggio per poi scappare oltre le frontiere spaziali per sfuggire alle autorità della repubblica.
Qui cominciano a intraprendere la carriera di pirati politicamente corretti: fingono che la loro astronave Theodore Roosvelt sia una nave da carico e quando vengono avvicinati da veri pirati spaziali li attaccano per primi, trafugando il maltolto e distruggendo le loro astronavi.
Dopo l'ultima giornata di lavoro Wilson e la sua squadra vanno dal ricettatore alieno che si fa chiamare David Copperfield, il quale però offre troppo poco rispetto al valore dei gioielli e dei diamanti da loro recuperati.
Così preferiscono rivolgersi direttamente all'assicurazione dei diamanti, ottenendo un affare migliore. Ma va peggio con quella dei gioielli, il che li porta a una fuga precipitosa. Ad aiutarli compare una regina pirata, che lui chiama Walkiria, la quale poco dopo gli chiede aiuto per recuperare la sua astronave, la Pegasus, che le è stata rubata dopo un ammutinamento guidato da un alieno chiamato Hammerhead Shark (squalo martello).
Quando scoprono che l'astronave è stata usata per colpire una base pirata avversaria e che Hammerhead si presenterà col carico dal suddetto Copperfield, Wilson e gli altri preparano una trappola. Ma quando la Pegasus compare all'orizzonte è inseguita da tre navi pirati pesantemente armate, che non vedono l'ora di distruggerla. Così il gruppo dovrà trovare il modo di eliminare un nemico più potente di loro e poi togliere l'astronave dalle mani di Hammerhead.
Il romanzo è avventuroso, divertente e pieno di inventiva, dove però è bene non chiedersi come mai nel futuro dei diamanti valgano più delle astronavi che vengono allegramente distrutte per recuperarli, come mai in un universo popolato da triliardi di persone sembra che tutti conoscano tutti e soprattutto, come faccia il protagonista a essere così fortunato.
Insomma, una bella fuga dal noioso pessimismo cosmico vigente.
Se invece siete tra quelli che ritengono interessante una pesante analisi sociopolitica/dove andremo a finire/moriremo tutti allora fa per voi questa terza puntata della prevista pentalogia del ciclo Marq'ssan.
Il mondo è così strutturato: gli uomini di potere sono resi sterili per impedire che vengano distratti da pensieri sessuali, le mogli dei suddetti eminenti personaggi hanno invece relazioni sessuali con le donne delle classi inferiori. I bambini si fanno solo su contratto e le donne che li mettono al mondo accettano di essere sottomesse agli uomini fertili.
Ovviamente e banalmente, gli Stati Uniti sono in declino e sull'orlo di una guerra civile in quanto divisa tra due organizzazioni con idee contrastanti: da una parte c'è il Servizio di Sicurezza, che vuole estendere il suo potere belligerante, cosa che non va bene invece all'esercito e alle multinazionali. Non chiedetemi perchè.
L'oggetto dello scontro diventa la regione nordovest del Pacifico, chiamata Free Zone, dichiarata indipendente e governata, per così dire, dagli anarchici. Solo che il governo europeo inizia a fare affari con loro, il che crea un'ulteriore instabilità politica mondiale.
Se fin qui non vi siete annoiati, chiedendovi com'è che qualcuno arrivi a pubblicare tre romanzi su questa base o se siete davvero convinti che sia un buon soggetto, ecco comparire la protagonista: Elizabeth Weatherall.
In teoria lei dirige spietatamente il suddetto Servizio di Sicurezza, ma in realtà è solo l'assistente del violento e alcolizzato Robert Sedgwick. Così Liz si trova a doversi destreggiare tra le manovre politiche e il fare da babysitter al capo, ma questo precario equilibrio sta per essere infranto perché a Washington sono stanchi di avere a che fare con lei e il suo capo sta diventando sempre più instabile e violento.
Su tutto ci sono i Marq'ssan, gli alieni che hanno portato gli USA al cambiamento nei romanzi precedenti.
Le recensioni lo definiscono un libro fondamentalmente politico, illuminato ogni tanto dal senso dell'ironia dell'autrice, che viene definita una femminista della fantascienza. D'altra parte, come spesso accade ai romanzi che si trovano a metà di una saga, sembra mancare una certa coesione e coerenza narrativa, che si suppone verrà poi smentita negli ultimi due romanzi della serie.
A presto con le altre uscite editoriali USA.
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