L'esistenza di Second Life, il famoso mondo virtuale accessibile in Rete, dentro cui milioni di persone e società animano tutti i giorni i loro avatar, si rivela sempre di più un terremoto sociale: polemiche, prese di posizione scandalizzate, dichiarazioni entusiaste, speculazioni mentali e non solo; si possono ascoltare opinioni di tutti i tipi ormai, e i giornali ne parlano sempre più spesso, attirati dall'occasione di un blaterare sul niente che, eccezionalmente, attrae una vasta fetta della popolazione del mondo più tecnologico.

Tra le prese di posizione più polemiche c'è quella di Darren Barefoot, un blogger americano esperto di tecnologia che, in controtendenza a quanto ci si aspetterebbe da una persona come lui, tende a porre in ridicolo chi decide di vivere sempre più massicciamente sul web la propria seconda vita; per cui, tramite l'apertura di un sito chiamato Get a first life, Barefoot invita a vivere la propria vita fuori dalla Rete, in un crescendo di affermazioni ovvie ma non per questo meno vere, del tipo “Esci di casa, puoi abbonarti gratuitamente”, oppure sottolineando che per vivere normalmente non c'è bisogno di nessuna connessione veloce, e i che cinque sensi animali che già possediamo sono decisamente sufficienti a farci passare il nostro tempo con lieta e gaia spensieratezza.

Per far ciò, Barefoot usa dell'intelligente ironia e, tramite i parametri che di solito si utilizzano per giudicare la qualità di un sito internet, fornisce chiavi di lettura della vita analogica, giudicata un’esistenza il cui “motore grafico è eccezionalmente veloce, ma non è ancora possibile effettuare viaggi con il teletrasporto, insomma è ancora lontano dalla perfezione”.

A suggellare tutta la critica verso Second Life, il blogger statunitense mette in vendita una maglietta con l'immagine_logo del sito pro vita analogica, e chiede esplicitamente che venga indossatata soltanto nella vita reale.

Se questa visione del mondo appare ai più quanto meno saggia, non vanno però

dimenticati gli affascinanti riverberi che l'architettura di una nuova vita, che tende sempre più a liberarsi dai vincoli carnali, suscita in chi è un convinto sostenitore della Rete a ogni costo. Certo, qualche lustro fa si sarebbe parlato di questo contrasto analogico/digitale come di un racconto d’innovativa fantascienza (Cyberpunk), e qualche anno prima ancora come dello spettro di un Grande Fratello che un giorno, prima o poi, avrebbe reso schiavi della tecnologia milioni e milioni di persone, rendendoli imbarbariti e non più liberi, nemmeno da se stessi. Ma oggi, che siamo nel pieno del dilemma, come vi ponete voi contemporanei rispetto al meraviglioso incubo digitale?