Una catena di feroci omicidi, compiuti secondo un orrendo rituale, un segreto di famiglia gelosamente custodito e un manipolo di persone scelte che sembrano le uniche in grado di fermare la scia di sangue. È l'intrigo in cui si trova all'improvviso catapultato il giornalista Jonathan Danter. Nella casa di New York sta preparandosi per raggiungere Miami, dove lo attende un'intervista con il controverso cardinal Gregorio, ma una telefonata inattesa stravolge per sempre i suoi piani. Così inizia Jonathan Danter - Nel sangue di Giuda, videogioco punta e clicca per pc della software house italiana Artematica che, dopo gli enigmi storico-archeologici di Martin Mystère - Operazione Dorian Gray, prova ancora a tuffarsi tra i misteri del passato, recuperando contemporaneamente gli insegnamenti delle avventure grafiche di una volta. Il fatto che in questa vicenda c'entrino qualcosa il Vaticano, l'eresia catara e una preziosa reliquia ha fatto subito gridare qualcuno a un'emulazione del Codice da Vinci.
In realtà, a parte qualche probabile ammiccamento (Arthur McKendal, il massimo esperto, che si aggira nella sua lussuosa dimora su una sedia a rotelle o il codex, “una specie di macchinario rinascimentale”, nelle parole dell'ineffabile Danter), lo scenario è ben diverso, ma non vogliamo togliere al giocatore il piacere di scoprire da solo i segreti che si celano nel videogame. Il thriller si muove agile, con una buona dose di suspense e colpi di scena, pur senza avanzare grandi pretese di verosimiglianza, obiettività e scientificità. La stessa descrizione della Legacy, una specie di task force al servizio del Vaticano per indagare su esoterismo e misteri vari, fa quasi ridere, nonostante il momento drammatico nel quale viene presentata.
È successo infatti che il viaggio verso la Florida di Jonathan è stato dirottato su Londra nientemeno che da Scotland Yard. L'ispettore Twinings gli comunica la morte dello zio Frank, ucciso con spietata efferatezza. Una notizia sconvolgente di per sé, che a Danter provoca però un ulteriore, comprensibile shock: a lui era stato raccontato che il congiunto, una delle figure più amate della sua infanzia, era morto dieci anni prima. Perché dunque Frank aveva scelto di nascondersi dai suoi cari, vivendo in clandestinità?
Mentre la mente del giornalista sta ancora arrovellandosi su questa apparentemente inconcepibile decisione dello zio, gli piomba addosso una canna di pistola a minacciarlo affinché riveli chissà quale arcano conosciuto dalla sua famiglia. A salvarlo è il provvidenziale arrivo della spigliata Katrin McKendal ed è lei a spiegare all'ignaro Jonathan cosa sia la Legacy, sfiorando involontariamente la comicità. D'altronde, in Jonathan Danter, i primi a non prendersi troppo sul serio sembrano essere proprio gli sceneggiatori, che preferiscono stemperare i toni del loro teo-thriller spesso e volentieri. Comunque sia, ora il destino del mondo è nelle mani dei pochi agenti della Legacy.
Per decifrare il rebus, inizia un viaggio che porterà Jonathan e Kat (ci si immedesima alternativamente nell'uno o nell'altra) a esplorare le biblioteche e i bassifondi di Londra, le navate della Cattedrale di Chartres, i dettagli degli affreschi di Raffaello nelle Stanze dei Musei Vaticani, l'arcana porta di piazza Vittorio e i monumenti ai Savoia nel Pantheon di Roma, i sotterranei veneziani e Castel del Monte.
Per chi conoscesse gli interessi di Martin Mystère, si tratta di luoghi già incontrati e anche per questo non sembra esserci troppo bisogno di scomodare discutibili bestseller americani per inquadrare il filone in cui si muove il videogame Artematica. Dal 1982, il BVZM è lì, puntuale in edicola, a incrociare piccoli e grandi misteri, o meglio mysteri, della storia.
La trama di Jonathan Danter - Nel sangue di Giuda funziona con un buon ritmo, anche perché gli enigmi non sono astrusissimi rompicapo sui quali tormentarsi per ore. Si affrontano speditamente e gli autori hanno inoltre avuto la bella idea di allegare al gioco il taccuino degli appunti che, come ogni bravo reporter, anche il nostro Danter porta sempre con sé, annotando ciò che gli accade intorno. In altri termini, insieme al videogame è fornita la soluzione, da leggere come un racconto in prima persona o da lasciare nella scatola se si vuole evitare di rovinare l'effetto sorpresa. Contribuiscono a calare nella fosca atmosfera di questa congiura il curato disegno dei monumenti rievocati nelle diverse tappe e la colonna sonora coinvolgente, che nei momenti clou si affida alle note del Dies irae, l'inno attribuito a Tommaso da Celano in cui si prefigura il Giudizio finale.
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