“Robert Sheckley – ricorda il curatore di Urania - è venuto spesso in Italia, quindi, come


“Sheckley – racconta Catani - è stato uno dei miei miti, e ancora apprezzo enormemente la sua capacità di sintesi nella scrittura e i temi con i quali innovava la sf. Ricordo che durante i primi anni ’60 Roberta Rambelli, che curava Galassia, nei suoi editoriali citava spesso il «quartetto» dei suoi beniamini: Asimov, Simak, Pohl-Kornbluth e Sheckley. Io avevo anche altre preferenze, ma Sheckley per me era insuperabile: aveva le doti inventive di un Asimov, lo sguardo sul sociale di Pohl-Kornbluth, e in verità ben poco da spartire con Simak, ma la sua verve e il suo «graffio» erano unici, inconfondibili, superiori. La scrittura secca, senza fronzoli, diretta, priva di orpelli, di aggettivi, di descrizioni inutili, inquadrava immediatamente il tema e il carattere dei personaggi immettendoti subito al centro della scena. Roba da grandi professionisti. Il buon Robert si è anche rivelato, a posteriori, l’autore più profetico del quartetto. Racconti come Il prezzo del pericolo restano attualissimi. Potrei citarne molti altri. In genere Sheckley – continua l’autore de Gli Universi di Moras - viene definito un alfiere della social science fiction (in italiano, mal tradotto in fantascienza sociologica) ma a ben guardare il suo catalogo, di sociologico troviamo pochi titoli: il racconto già citato, Il costo della vita, L’Accademia, La decima (o La settima) vittima, La moglie perfetta, Pellegrinaggio alla Terra, Un biglietto per Tranai, e qualcun altro. In realtà egli era anzitutto uno «scrittore», poi uno scrittore che aveva scelto la fantascienza come strumento ideale per una satira divertente, ma amara impietosa e pungente della società e dei suoi totem e tabù. Quindi le sue storie – conclude lo scrittore pugliese - prendevano di mira i mass media, l’economia, l’amore, il matrimonio, il romanticismo da cartolina illustrata, la guerra, la tecnologia invadente, l’aspetto predatorio dell’umanità, la spinta all’omologazione e così via. Robert Sheckley? Un Grande Scrittore, punto e basta. A molti di noi, credo, piacerebbe ritrovare in libreria - magari ritradotti – tutti i suoi racconti più spumeggianti. Ma al di fuori di catalogazioni di genere. Come accade per un Vonnegut”.
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