Del resto anche l’uso di un personaggio che si tramuta in tanti personaggi (Marvin che di volta in volta adotta la personalità degli alieni in cui la sua mente viene catapultata) è tipica del postmodernismo, che rifugge proprio dai personaggi a tutto tondo, privilegiando personaggi monodimensionali.
La prima versione italiana del romanzo apparve due anni dopo la sua pubblicazione negli Stati Uniti e, fatto davvero straordinario per un autore di fantascienza, apparve nella collana Nuovi Scrittori Stranieri (numero 32) della Arnoldo Mondadori Editore. Un riconoscimento, anche questo, della grandezza dello scrittore americano.
Con Mindswap e, prima ancora, con Journey Beyond Tomorrow prende forma la struttura tipica del romanzo shecklenyano: un arcipelago di episodi e situazioni, collegati fra di loro per un verso dalla presenza del personaggio principale, e per l’altro da un obiettivo preciso: riacquistare il proprio corpo o ritornare a casa, sul pianeta Terra. Come accade al Signor Carmody, il personaggio principale de Il difficile ritorno del Signor Carmody (Dimension of Miracles, 1968).
Thomas Carmody è un tranquillo signore che, dopo una dura giornata di lavoro, torna casa e si gode il meritato riposo. All’improvviso compare uno strano essere che gli annuncia che Carmody è il vincitore della Lotteria Intergalattica. Dopo aver escluso la pazzia e di soffrire di allucinazioni, il nostro eroe decide di seguire al centro della galassia lo strano alieno e di ritirare il premio. Giunto a destinazione, Carmody scoprirà – dopo una disputa con un altro essere che dice di chiamarsi Karmody, con la k – ritira il premio che altro non è che un essere chiacchierone e in grado di assumere qualsiasi forma. A questo punto, Carmody decide di ritornare sulla Terra, ma nessuno può aiutarlo. L’essere che lo ha portato al centro della galassia dice di non conoscere le coordinate della Terra. Inizierà così per Carmody e il suo premio parlante una lunga odissea per tornare a casa. Durante il viaggio, il terrestre incontrerà una divinità, un dinosauro filosofo, una città completamente automatica e ossessiva.
Il lettore è proiettato in universo tipicamente sheckleniano, dove situazioni paradossali si susseguono a situazioni ancora più paradossali. Non c’è trama, ma questo non sminuisce per nulla la bellezza del romanzo. Se si prova a leggere i singoli capitoli del romanzo, ci si renderà conto di trovarsi di fronte ad una serie di storie che starebbero in piedi da sole e che di fatto sono unite solo dal personaggio principale. Sheckley, insomma, si trova a suo agio con le opere brevi e quelle lunghe non sono altro che una serie di isole collegate fra di loro da un battello a motore.
Lo stile della scrittura è certamente debitrice alla comicità dei Fratelli Marx, anche loro, come Sheckley provenienti da quella cultura ebraica newyorchese da cui scaturirà anche un talento come Woody Allen.
Lo scrittore americano fa a modo suo della satira sociale, senza però rinunciare a divertire semplicemente il suo lettore con battute fulminanti e paradossali contesti.
Dopo una pausa di sette anni, Sheckley sforna Opzioni (Options, 1975), da alcuni considerato il suo miglior romanzo.
Tom Mishkin, comandante di una nave spaziale, è costretto a scendere sul Pianeta Harmonia alla ricerca di un pezzo di ricambio per la sua astronave, necessario per ripartire. Il pianeta, però, si rivela essere pieno di trappole e a Mishkin viene assegnato un robot in grado di proteggerlo, in quanto conosce tutte le insidie del pianeta. Il protagonista, però, scoprirà presto che il robot è stato programmato per evitare i pericoli di un altro pianeta e i guai cominciano a materializzarsi sottoforma di favolose creature e altre versioni di Tom Mishkin.
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