raccontata da Riccardo Valla
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STORIA DELLA FANTASCIENZA
La storia della fantascienza, dall'epoca di Verne e Wells fino all'era del cyberpunk, è affascinante. Riccardo Valla, uno dei maggiori esperti italiani, ce la racconta un po' per volta, in ordine sparso.
Questo articolo si riallaccia ai precedenti sulle riviste americane di fantascienza perché porta a parlare brevemente delle riviste inglesi. Teniamo però presente che certe affermazioni che si leggono sui giornali, del genere "i paesi dove c'è il massimo numero di autori di fantascienza sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna..." sono poco informate, perché la produzione inglese è quantitativamente molto inferiore a quella americana. A parte H.G. Wells, ci sono stati alcuni scrittori fantastici inglesi, ma in prevalenza compaiono dopo il 1940-50 e molte volte tendono a pubblicare sulle riviste americane, come John Wyndham e Eric Frank Russell. Il personaggio più curioso è però John Russell Fearn, da noi noto col suo pseudonimo "Vargo Statten", che pubblicò una grande quantità di storie nella seconda metà degli anni Trenta, sia come Fearn, sia come Thornton Ayre o Polton Cross e altri pseudonimi. La sua produzione è di tipo avventuroso, ma il suo personaggio dell'Amazzone Dorata incontrò un buon successo (e probabilmente ispirò il personaggio di Wonder Woman). In Inghilterra Fearn fu anche al centro di alcune iniziative editoriali che si ispiravano alle riviste americane e verso il 1950 iniziò a ripubblicare con lo pseudonimo "Vargo Statten" i suoi vecchi racconti.
L'esempio di Fearn pare abbia contagiato anche Wyndham, che agli inizi della carriera, prima di ispirarsi a Wells (L'orrenda invasione/Il giorno dei trifidi, Il risveglio dell'abisso) si accostò a Rider Haggard (Le onde del Sahara/Il popolo segreto) e a Fearn (Avventura su Marte). In Francia, poi, le opere di Fearn pubblicate da un editore popolare gli crearono molti imitatori.
Mentre le opere di "Statten" rappresentavano la fantascienza popolare, quella un po' più impegnativa era pubblicata da John Carnell sulla rivista New Worlds. Non che tutti i numeri di questa rivista fossero eccelsi (e infatti non ebbe mai un'enorme diffusione), ma Carnell sapeva valorizzare i suoi scrittori e diede sempre molto spazio ad autori come Brian Aldiss e John Brunner e soprattutto pubblicò quelli che a lungo andare sono risultati i principali successi inglesi del campo: le storie di "Elric" scritte da Michael Moorcock e i racconti di James G. Ballard.
Ballard era stato nella Raf e in Canada aveva avuto occasione di conoscere le riviste americane di fantascienza, con un certo interesse per la produzione "sociologica" di Galaxy. Al suo ritorno in Inghilterra aveva iniziato a studiare medicina e in seguito era passato a lavorare per una rivista scientifica. I suoi primi racconti contengono gli spunti che l'avrebbero accompagnato negli anni seguenti: da una parte il disinteresse per l'avventura di esplorazione dello spazio e per l'incontro con gli alieni, dall'altra l'interesse per le scienze di tipo biologico e psicologico.
Bisogna tenere presente che Ballard è di formazione europea, anche se spesso i suoi riferimenti sono americani. Perciò alla base della sua idea di romanzo c'è Conrad e non E.R. Burroughs, ci sono le avanguardie storiche e non le soap opera della radio, il paesaggio urbano e non i great outdoors, e la terra desolata anziché l'utopia. Inoltre un grosso influsso su di lui è quello esercitato da William Burroughs, soprattutto la sua particolare sfasatura di registro consistente, per esempio, nel descrivere l'industria culturale come se fosse una banda di superdelinquenti fumettistici.
Bisogna tenere presente l'epoca in cui si Ballard si formava, tra i "giovani arrabbiati" inglesi e il "pop" americano, tutt'e due movimenti orientati verso una scrittura violenta, che per maggiore efficacia usava le trovate della narrativa popolare: e se il rapporto interpersonale di Ballard a volte ricorda Amis, l'impianto generale, in cui la realtà viene deformata con il metodo tipico dei surrealisti, è vicina a quelli di autori come Barth (Giles ragazzo capra), Wolfe (La baby aerodinamika), Vidal (Myra Breckenridge). La scrittura di Ballard si è dimostrata però più universalmente applicabile, e sotto questo aspetto lo si può paragonare al più vitale scrittore di quella leva, ossia Kurt Vonnegut
Dopo i primi scritti in cui si ispira a varie tendenze del racconto di quegli anni (siamo verso il 1955), la sua produzione si assesta su alcuni filoni ricorrenti. Il primo è la cultura del tempo libero, con le storie di Vermilion Sands: una città balneare dove vive un gruppo di artisti che producono nuove forme d'arte, come la scultura di nuvole o le modifiche al paesaggio mediante fondali. Il secondo gruppo è quello in cui sono descritte ipotesi di nuove psicologie: qualche cambiamento dell'ambiente fa scattare "programmi" che sono all'interno del nostro cervello ma che non sappiamo di avere: per esempio, l'apparizione di un satellite artificiale spinge tutta la popolazione a buttarsi nell'oceano come lemmings. Il terzo è quello grottesco urbano, rappresentato dalle storie come Condominium, e un altro tipo di storie è quello che si potrebbe chiamare surrealista perché usa un tipo di discorso per assurdo che ricorda certe tecniche dei surrealisti (per esempio Magritte, che dipingeva rocce sospese nel cielo): racconti come Essi ci guardano dalle torri o Il gigante affogato.
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Già da questa prima produzione sono chiari alcuni elementi che caratterizzano Ballard. Il primo è la forza delle sue immagini, e questa, naturalmente, è una sua dote, non è una cosa che si impari, anche se molte volte, al centro della sua immagine felice, c'è uno sfasamento di tipo lessicale analogo alla sua tecnica fondamentale di sfasare i registri di linguaggio. Per esempio le sue frasi del tipo di "coccodrilli incastonati nelle loro armature", basata sull'uso di un termine che di solito si associa a una pietra preziosa, ma che viene usato in un contesto di un animale lento e feroce. Oppure "gli strati pseudogeologici delle ere termonucleari", per descrivere la facies dell'atollo dove è stata eseguita una successione di esperimenti atomici. E' la tecnica surrealista della giustapposizione.
Un altro elemento è l'assenza delle emozioni e delle fedi, che gli viene dall'esperienza di scrivere per l'editoria scientifica. Al posto dell'emozione c'è la psicologia: invece di descrivere uno stato emotivo in cui l'autore e il lettore possono immedesimarsi, viene descritta la psicologia che sta dietro a questa emozione. Per farlo, Ballard attinge alle principali correnti della psicologia del Novecento: Freud, Jung ma anche i comportamentisti, e salta all'occorrenza dall'uno all'altro, come quando parla di IRM (innate releasing mechanisms) che è un termine dei comportamentisti (e degli etologi, che in fondo sono una loro setta eretica) e lo fonde con i concetti junghiani di inconscio collettivo. E non è che inventi queste cose a capocchia: qualche anno dopo, gli junghiani discutevano questi concetti nella loro rivista. Narrativamente questa tecnica è molto efficace perché elimina i dubbi e le alternative e finisce per dare un aspetto di verità a tutto ciò che scrive.
La sua seconda trovata tecnica è quella di operare un'inversione tra due registri di termini: quello delle cose animate e quello delle cose inanimate. In parte questo è compreso nella tecnica precedente, ma in parte è la tecnica complementare, consistente nel caricare di connotati emotivi gli accetti inanimati: per esempio quando in un racconto definisce "impudico" lo spettacolo di un'automobile rovesciata".
In un primo tempo Ballard espresse le sue idee sulla fantascienza in un articolo su New Worlds. Inizia esaminando la limitatezza della fantascienza dello "spazio esterno" e in generale di quella che presenta le macchine e la tecnologia del futuro: puntando tutte le sue carte sulla profezia, rischia di venire progressivamente sconfessata dalla realtà. Questo, si può osservare, è vero, ma occorrerebbe esaminare il valore di queste "profezie" come immagini; Ballard però aggira questa osservazione dicendo che per sfruttare il vero potenziale di simboli come l'astronave occorrerebbe uno scrittore molto superiore a quelli abituali della fantascienza. Sì, certo, ma il discorso meriterebbe un approfondimento! Egli stesso ha usato qualche volta, come nelle Tombe del tempo, le icone di questa fantascienza ricavandone con grande semplicità ottimi risultati. Tornando al suo articolo Ballard invitava gli autori a occuparsi di nuovi spunti tratti dalla psicologia e scienze affini e accennava a "psicologie sintetiche", ossia a immaginare possibili psicologie di persone umane in condizioni diverse da quelle consuete.
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Il programma non è chiarissimo nell'articolo, ma diventa chiaro alla luce delle sue opere di quegli anni. Per chiarirlo occorre però fare una digressione su come Ballard intenda il rapporto tra personaggi e ambiente. L'idea è tratta dalla biologia e dalla psicologia e in genere viene sbrigativamente etichettata come "de-evoluzione" o "involuzione" (il contrario di "evoluzione"). In realtà è una posizione più articolata: l'interazione con l'ambiente porta all'evoluzione biologica, ma anche all'evoluzione dell'intelligenza e, al cambiare dell'ambiente che ci circonda - dice Ballard - possono cambiare le nostre reazioni istintive. Insomma: l'uomo si è evoluto in un certo tipo di ambiente "naturale" e Ballard si chiede come potrà evolversi nell'ambiente artificiale, ossia l'ambiente cittadino. Secondo Ballard, l'ambiente che interagisce maggiormente con noi è l'"ambiente" della comunicazione, ed egli introduce il concetto di "media landscape", "paesaggio dei media" (termine che a volte in traduzioni italiane di Ballard è stato tradotto fantasiosamente). La domanda cui Ballard cerca di rispondere è: "Se l'uomo si comportava in un certo modo nell'ambiente naturale, come si comporterà nell'ambiente mediatico", ossia l'ambiente di cartelloni pubblicitari, giornali, tv? Questo lo porta a individuare alcuni "miti", altrettanto forti come le credenze e i modelli antichi, e questi sono la bomba atomica, il mito dell'automobile veloce, e, passando alle persone, in generale i personaggi che comparivano più frequentemente nella cronaca di quegli anni: Kennedy, sua moglie, la principessa Margaret, Marylin Monroe, Elizabeth Taylor. Dopo vari tentativi, questo filone porterà a Crash, che è lo studio di una possibile psicosi indotta dal paesaggio dei media: il protagonista vuole ricreare un episodio in cui compaiono i miti del momento. Una sorta di terapia psicologica.
Però, nel primo periodo, tutti questi temi si riassumono nel suo romanzo più noto, Deserto d'acqua, che presenta la "psicologia sintetica" dei sopravvissuti a un cataclisma naturale che ha riportato sulla terra le condizioni dell'era dei dinosauri.
Ne parlerò nella prossima puntata, e citerò alcune interessanti parti della corrispondenza tra me e Ballard (che vi credevate? Se non si chiedono a lui, certe cose, col fischio che si possa arrivare a capirle!)
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