Robert Ervin Howard nasce nel 1906, figlio di una coppia di religione battista. Il padre Isaac Mordecai Howard, dopo studi alquanto dubbi e vagabondaggi fra le tante effimere boom-towns texane che sorgono e avvizziscono rapidamente seguendo le fortune, alterne e precarie, della scoperta del petrolio, è dal 1919 medico condotto, con una pratica non sempre lontana dalla ciarlataneria, a Cross Plains, paesino del Texas occidentale toccato solo marginalmente dal benessere duraturo di vicine cittadine come Brownwood. L’ascesa e la decadenza delle civiltà, più che imparate sui libri di storia dell’impero romano, sono vissute sulla propria pelle da Howard e dai suoi contemporanei. Siamo nel Texas più povero, in quella dust bowl da cui (qualche centinaia di chilometri più a ovest, oltre il confine dell’Oklahoma) proviene la famiglia Joad di Furore (il romanzo di John Steinbeck, il film di John Ford e, perché no, la canzone di Bruce Springsteen).I dettagli di una tormentata vita intima ce li hanno raccontati biografi come L. Sprague De Camp e Glenn Lord, e film come The Whole Wide World (con Vincent D’Onofrio e Renee Zellweger), basato anche sui ricordi autobiografici dello scrittore stesso e della sua amata, l’insegnante Novalyne Price Ellis (One Who Walked Alone, West Kingston, RI, Donald M. Grant, 1986): la passione per il body-building e le letture onnivore da autodidatta prima e durante gli studi di ragioniere e bibliotecario; l’ascolto degli storyteller che raccontavano aneddoti e leggende di un’America di frontiera, al confine fra pionieri e industrializzazione (un’oralità che Howard cercava di riprodurre raccontando, ottenendo scarso entusiasmo da parte dei vicini, le trame dei suoi racconti); i momenti più solari da ragazzo di campagna, alla buona, e quelli più cupi, al limite della paranoia, legati a un crescente senso di isolamento e alienazione; i lavoretti precari di breve durata, da bracciante agricolo, netturbino, commesso di negozio, impiegato e giornalista, fino ad abbracciare definitivamente la professione di scrittore nel 1928. Poi il colpo tremendo, la tubercolosi della madre Hester Jane Ervin che, a partire dal 1935, passa da un sanatorio e un ospedale all’altro, causando nel figlio una depressione inesorabile. Nel giugno 1936, quando la diagnosi è di coma irreversibile, Howard si spara alla tempia all’interno della sua Chevrolet. Il primo racconto esce su Weird Tales nel 1925: una storia ambientata in epoca preistorica, Spear and Fang, pagata 16 dollari dal direttore Farnsworth Wright, l’inizio di un crescente impegno nel writing game. Oltre a Weird Tales, il mercato sono riviste pulp di tutti i generi: western, racconti di ambientazione sportiva (soprattutto pugilistica), storica, avventura marinara ed esotica, gialli e perfino rosa.
La prolificità consente a Howard momenti di tranquillità, ma i problemi finanziari continuano a tormentarlo, e sono frequenti le sue lamentele nei confronti del direttore di Weird Tales quando i pagamenti si fanno irregolari. A partire dal 1934 alcuni racconti cominciano a essere pubblicati in antologie da libreria in Inghilterra. Sollecitato dall’editore britannico Denis Archer, Howard scrive il romanzo The Hour of the Dragon, ma l’editore fallisce, e l’unico mercato resta la serializzazione su Weird Tales (1935-36). A partire dall’estate 1935, le urgenze economiche lo spingono a rivolgersi a mercati più remunerativi nel campo pulp. Molti ritengono che la letteratura regionale, il colore locale texano, sarebbe stata il futuro di Howard.
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