Anche in un campo come quello della fantascienza, che non manca certo di scrittori eclettici e anticonvenzionali, il nome di Philip José Farmer è sinonimo di iconoclasta, di autore che affronta temi scabrosi e scottanti senza reticenze.
Urania Collezione propone una delle sue opere più celebri, Il fabbricante di universi, un'ottima occasione per conoscere questo autore.
"Lo spettro di uno squillo di tromba chiamava al di là della porta" con queste parole iniziano il romanzo e la fantastica avventura di Robert Wolff, un insegnante universitario in pensione.
Cedendo al flebile richiamo Wolff apre la porta del ripostiglio dal quale, egli ne è certo, non possono provenire le note di nessuna tromba, e si ritrova in un mondo fantastico, dove un uomo che sembra conoscerlo gli lancia un corno d'argento, la chiave per tornare a varcare la soglia.
Il mondo che si trova dietro la porta dello sgabuzzino è una specie di immensa torre di Babele, abitata da diverse civiltà, dalle più primitive alle più progredite, che popolano i diversi piani della torre.
Alla sommità vive una specie di semidei, umani ma talmente potenti da essere in grado di costruire interi universi.
Wolff, con l'aiuto di Kickaha, l'indigeno che gli ha lanciato il corno, ben presto scopre di essere il creatore di quel mondo, chiamato Jadawin, egli dovrà lottare per scacciare gli usurpatori e riprendere il proprio rango, e non sarà una battaglia facile.
Molto più facile per il lettore lasciarsi trascinare dalla fervida immaginazione di Farmer per le fantastiche lande di Jadawin.
Primo di sei romanzi dedicati al ciclo dei Fabbricanti di Universi, questo romanzo è una rutilante galoppata tra le idee che Farmer sparge a ogni pagina, con cambiamenti di scena continui e avventure sfrenate.
Non vengono affrontate tematiche particolari, quello che interessa Farmer è divertire, e lo fa alla maniera della fantascienza dei pionieri, poche o punto spiegazioni di come sia possibile costruire un mondo come Jawadin, semplicemente esso esiste, il problema semmai è riuscire a sopravvivere.
Il Farmer avventuroso ha il sopravvento sul Farmer che affronta i tabù, Il fabbricante di universi è più simile a opere come Venere sulla conchiglia che al dissacrante I cavalieri del salario purpureo o allo scandaloso (almeno per l'epoca) The lovers, nonostante questo Il fabbricante di universi un romanzo veramente notevole.
Va detto che non tutti ne saranno entusiati, se non si riesce a farsi catturare dal romanzo questi può risultare indigesto, discorso che vale per tutte le opere di Farmer, amato e odiato, ma che raramente lascia indifferenti.
Nato nel 1925 a North Terre Haute, nell'Indiana, Farmer ebbe una difficile infanzia, oppresso da una famiglia rigida e puritana.
Avido lettore di ogni tipo di opere avventurose egli cercò di evadere nei fantastici mondi di Edgar Rice Burroughs, Jules Verne e delle riviste pulp che in quegli anni erano diffusissime.
Questi amori infantili non lo abbandoneranno mai, al punto che alcuni suoi romanzi saranno omaggi agli eroi della sua giovinezza.
Inizialmente la sua carriera di scrittore fu deludente, Farmer smise di scrivere, si sposò e iniziò a lavorare in una centrale elettrica.
Tuttavia, nel 1951, riuscì a pubblicare su Startling Stories il racconto The lovers, che affrontava il tema, dirompente per la società americana dell'epoca, dell'amore tra un umano e una creatura aliena.
Sarà solo negli anni sessanta che Farmer riuscirà a vivere della sua attività di scrittore, consacrata nel 1972 con il premio Hugo per Il mondo del fiume (To your scattered bodies go) e nel 2001 con il riconoscimento di Grand Master della fantascienza.
Tra le sue opere più famose si possono citare il ciclo del Mondo del fiume, quello di John Carmody, i romanzi L'inferno a rovescio (Inside-Outside, 1964) e Venere sulla conchiglia (Venus on the Half-Shell, 1974), scritto con lo pseudonimo Kilgore Trout.
Farmer è anche autore di numerosi e interessanti racconti, che meriterebbero una riedizione organica.
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