Immaginate un mondo senza più inutili sprechi, un mondo in cui non sia più necessario ricorrere alla chimica per alimentare i dispositivi che ci circondano: cellulari, computer, TV, elettrodomestici vari. Un mondo in cui l'energia dissipata in calore possa essere recuperata e sfruttata, dove in altre parole l'energia si rigeneri dalle proprie ceneri, metafora ardita ma che rende bene l'idea. Impossibile, direte voi: più che dominio della fantascienza sembra che quest'ipotesi dischiuda le porte del regno della magia. Ebbene, c'è chi non la vede in questi termini.

 

La ENECO è una compagnia statunitense che dichiara di avere inventato e brevettato un "chip a stato solido per la conversione e la generazione di energia", che potrebbe convertire il calore direttamente in energia elettrica o in alternativa refrigerare fino a una temperatura di 200 gradi sotto zero. Il suo funzionamento si basa sul principio dell'emissione termionica (già conosciuta come effetto Edison): quando le vibrazioni termiche del reticolo molecolare di un metallo o di un ossido metallico superano la forza elettrostatica che mantiene gli elettroni sulla sua superficie, gli elettroni si staccano dalla superficie e producono una corrente. Si origina così un flusso elettrico crescente con la temperatura. Il maggiore ostacolo allo sfruttamento pratico del fenomeno è però rappresentato dalla resistività dell'ambiente circostante: le condizioni operative ideali imporrebbero uno spazio vuoto, ma nei giorni scorsi il presidente dell'ENECO, il dottor Harold L. "Lew" Brown, ha annunciato che l'impiego di un semiconduttore opportuno, realizzato dalla sua compagnia, presto potrebbe aprire le strade alla scoperta del secolo. Parlando davanti a una platea gremita di operatori del settore piovuti a Londra da tutta Europa, Brown ha illustrato i risultati e i piani futuri dell'ENECO per coinvolgere nell'impresa (che comunque si preannuncia tutt'altro che banale) potenziali investitori.

 

L'invenzione della ENECO potrebbe rappresentare il punto di partenza per approdare presto a un chip termico per la conversione di energia: si tratta infatti di un semiconduttore in grado di convertire efficientemente calore in elettricità, sovvertendo o almeno sfruttando quello che da sempre rappresenta un effetto collaterale della produzione energetica (ovvero la dissipazione dell'energia elettrica sottoforma di calore) e garantendo un risparmio energetico notevole e una drastica riduzione delle emissioni. In una certa misura, come si può leggere sul sito della società, il chip termico somiglia alle pile a combustibile che da diversi anni ormai rappresentano la promessa energetica del futuro, ma che finora anche per via dei costi ancora troppo elevati hanno ricevuto solo applicazioni di nicchia. Mentre le pile a combustibile però convertono l'energia chimica di un carburante (tipicamente idrogeno e ossigeno) in elettricità, un chip termico converte il calore in energia, con un miglioramento della redditività di cinque volte rispetto alle attuali batterie agli ioni di litio, e di un fattore almeno doppio rispetto alle future micropile a combustibile annunciate per il 2010.

 

La ENECO si aspetta che le prime applicazioni verranno, come sempre, dal settore strategico della difesa e dell'aereonautica, e infatti ha già siglato contratti di collaborazione con la famigerata DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) del Pentagono e con la marina americana. Ma gli sviluppi futuri dovrebbero interessare l'elettronica di consumo, in special modo dispositivi portatili quali laptop e cellulari. La compagnia è in contatto anche con la Dell e con l'Apple per sfruttare la tecnologia del chip termico in postazioni fisse e server, dove potrebbe servire per riconvertire in elettricità l'energia dissipata per emissione termica, aumentando in questo modo l'efficienza delle macchine e migliorandone le prestazioni. Il chip termico, che per funzionare necessita di temperature intorno ai 600 gradi centigradi, potrebbe assorbire il calore necessario da un microalimentatore, magari basato su una fonte pulita e libera da emissioni carboniche nocive come potrebbe essere l'etanolo, andando a rimpiazzare anche gli odierni alternatori delle nostre automobili. E per questo aziende come Boeing, Ford e BMW hanno manifestato il loro interesse nella faccenda.

 

Purtroppo, però, prima che riesca a realizzare il suo sogno di una batteria quasi immortale, il dottor Brown dovrà superare gli ostacoli e i limiti di questa fase di partenza, che sarà comunque cruciale. Mettere a punto package adeguati a contenere il chip e allestire una tecnologia produttiva che possa sostenere lo sviluppo della ricerca non renderanno certo l'impresa una passeggiata. Ma in virtù della versatilità e della convenienza che sulla carta sembrerebbe garantire il chip termico, se la tecnologia dovesse tener fede alle promesse potremmo un giorno ritrovarci a ricaricare le batterie termiche dei nostri PC nel forno, oppure a usarle per mantenere alla giusta temperatura le nostre celle crioniche domestiche.