Quando Nina raggiunge l’ufficio del padre, direttore scientifico del museo di Berlino, si accorge subito che deve essere successo qualcosa di anomalo. Vetri infranti, documenti sottosopra e un disordine generale che mal si concilia con le abitudini del genitore scienziato. Per far luce su questo enigma però ha pochi indizi e soprattutto nessuno che sembri disposto ad aiutarla, neppure la polizia.
Noi abbiamo qualche elemento in più: il filmato iniziale con le immagini da Tunguska, in Siberia, dove il 30 giugno 1908 avvenne qualcosa di talmente anomalo da essere privo ancora oggi di una spiegazione univoca e accettata da tutti (un meteorite? Una gigantesca fuoriuscita di metano? Gli extraterrestri? L’antimateria?).
Si presenta subito come un’indagine coinvolgente Secret Files: Il mistero di Tunguska, l’avventura grafica di Animation Arts, distribuita per computer da Koch Media, nella quale si dovrà dare una mano alla giovane Nina Kalenkov, spericolatamente lanciata alla ricerca del papà Vladimir. Strada facendo, stringerà altre alleanze: con l’intraprendente Max Gruber, il cui studio confina con quello dello scienziato nel museo di Berlino, ma non pare essersi accorto di nulla, e con l’enigmatico Oleg.
L’attende infatti un lungo viaggio in giro per il mondo, incrociando i passi di strani incappucciati dalle lunghe vesti nere e dalle dita ossute, capaci di leggere nel pensiero.
Dalla capitale tedesca a Mosca, dalla Siberia a uno strano manicomio di Cuba, mentre Max si inoltra tra le stanze di un castello irlandese pieno di segreti e trabocchetti, per passare poi alla Cina e infine tra i ghiacci perenni di una stazione climatica polare, Nina e i suoi amici sembrano implicati in un intrigo internazionale, i cui risvolti diventeranno sempre più chiari, così come illuminante si rivelerà l’accenno nel prologo a Tunguska. Nelle lande della taiga siberiana, Vladimir Kalenkov aveva infatti partecipato a una spedizione scientifica nel 1958, trovando per i fenomeni accaduti cinquant’anni prima una spiegazione che le fonti ufficiali avevano preferito tenere nascosta.
In questo clima alla X-Files è avvolta l’inchiesta di Nina, protagonista di un classico punta e clicca come si facevano una volta, in grado di catturare il tempo libero del giocatore per un buon numero di ore da spendere a chiacchierare con personaggi virtuali e a spremersi le meningi. Il ritmo rimane incalzante e il videogame è caratterizzato da una cura non comune.
Si entra nei vari ambienti (personaggi 3D su sfondi digitali disegnati) e li si esplora, anche grazie ad alcuni accorgimenti predisposti dagli autori. Il cursore indica in modo diverso se gli oggetti sono solo da guardare oppure permettono un’interazione. Volendo, una lente di ingrandimento si illumina sui punti verso i quali va rivolta l’attenzione, così come per risolvere gli enigmi si può utilmente sfogliare il diario (compare un’icona sullo schermo, a suggerirlo) e trovare buoni consigli. Rompicapo della vecchia scuola, la cui soluzione è spesso nascosta non troppo lontano dall’osservatore.
Questo profondo senso del passato è uno degli aspetti più interessanti del Mistero di Tunguska, un videogame che tiene presente l’eredità dell’epoca d’oro del genere e la recupera razionalmente in una produzione dall’anima tedesca (i personaggi sono più in linea coi loro gusti che coi nostri o con quelli angloamericani) che non ha paura di confrontarsi con il digital entertainment di oggi. Nonostante qualche imperfezione qua e là, che si lascia comunque perdonare.
Ora si attende il seguito, preannunciato nei titoli di coda.
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