Dopo Sin City ; un altro romanzo grafico di Frank Miller viene adattato per il grande schermo.
Il regista di L’alba dei morti viventi Zack Snyder – in attesa di dirigere Watchmen – firma quella che si preannuncia come una delle pellicole più interessanti della prossima stagione. 300 in uscita in Italia il prossimo aprile, di cui abbiamo già visto una trentina di minuti, è interpretato da Gerard Butler, Lena Headey, David Wenham e unisce la spettacolarità dello stile di Snyder alla forza sensuale e immaginifica del tratto di Miller. Il film è ispirato alla sanguinosa battaglia delle Termopili in cui si narra che trecento guerrieri spartani scelti guidati dal Re Leonida fermarono e distrussero un esercito composto da un milione di soldati persiani guidati dall’imperatore Serse.
Come si è avvicinato al lavoro di Frank Miller?
Frank Miller è un dio nell’ambito del mondo dei fumetti. Avvicinarsi al suo lavoro è un onore, ma anche un onere. Da un lato ero preoccupato e non volevo fare dei guai, ma al tempo stesso mi sentivo decisamente intrigato nel portare sullo schermo un romanzo come 300 che avevo amato così tanto. La mia idea era quella di fare un film molto vicino al romanzo grafico.C’è un legame profondo tra tutti gli eroi creati da Frank Miller. Tra i protagonisti di Sin City, 300 e perfino con il Batman che lui ha disegnato. L’essenza della sua arte sta nel creare mondi in cui è difficile entrare semplicemente uscendo dalla porta di casa e semplicemente guardandosi intorno. Tutto sta nel suo senso estetico. Desideravo che fosse molto vicino all’originale. Il tono complessivo e lo stile del film sono molto classici e in armonia con lo spirito del fumetto che li ha ispirati. Questo perché è mia opinione che nel lavoro di Frank Miller il testo sia altrettanto importante quanto il tratto del disegno. Volevo usare in molte scene la slow motion che nelle macchine da presa digitale, nonostante molti dicano il contrario, è dal mio punto di vista ancora tutt’altro che soddisfacente. La tecnica di mostrare le immagini al rallentatore mi serviva per enfatizzare i momenti cruciali della narrazione in cui i protagonisti vivono qualcosa di molto speciale che segna il viaggio delle loro vite.”
Frank Miller ha appoggiato la produzione del film?
Dopo una scena test che ci ha fatto avere la sua benedizione, tutto è sembrato molto più facile. Anche se – all’inizio – la Warner che stava producendo Troy non era affatto convinta di volere procedere a un altro film ambientato nella Grecia antica.
E come sono andate le cose?
Io ho detto: “Siamo io e Frank Miller.” Loro mi hanno risposto: “Siamo qui con Brad Pitt…” Dopo L’alba dei morti viventi pensavo che il progetto fosse finito lì. Invece, nonostante tutto, erano molto interessati. Così abbiamo realizzato il film interamente in studio a Montreal in Canada. Una scelta un po’ strana per un film ambientato nella Greci antica…
Come ha scelto gli attori?
Non è stato facile, perché per la maggior parte del tempo tutti questi attori devono essere seminudi. In più la forma fisica era essenziale anche per affrontare le battaglie. Bisognava fare in modo che le persone sapessero combattere davanti alla macchina da presa. L’elemento fisico era centrale. Ho incontrato Gerard Butler in un caffè a Hollywood. E’ impazzito per la parte. Si è tolto la camicia è saltato sul tavolo e io gli dicevo: “Ok, Gerry. Ho capito. La gente guarda… per favore, scendi…” Abbiamo parlato un po’ e lui si è detto tranquillo perché "aveva fatto combattimenti" in altri film. Oggi, se glielo chiedete, vi dirà che non aveva alcuna idea riguardo a quello che avrebbe passato... Alla fine si è allenato per quattro mesi prima di girare la prima scena di battaglia. Vedendo il mio film vi renderete conto che gli spartani sono un po’ pazzi. La cosa più divertente di una pellicola così è che ti trovi ad andare dietro a gente che nella vita comune non seguiresti mai.
Parliamo dell’elemento politico presente nel film.
Frank Miller ha utilizzato gli elementi storici della battaglia delle Termopili e li ha trasformati in un romanzo grafico molto interessante. Gli elementi politici ci sono, ma non desideravo che nessuno pensasse che 300 potesse diventare l’emblema di uno scontro tra Oriente e Occidente. In questo senso la stessa figura di Serse risulta molto astratta da caratterizzazioni specifiche: i personaggi non sono così riconoscibili e – ammettiamolo – gli stessi spartani sono solo a pochi passi dal sembrare anche loro dei cattivi oltreché dei reazionari antidemocratici. Nel film non c’è una parte riconoscibile e riconducibile a qualche schieramento di oggi. Serse non è George Bush. Anche se, fisico a parte, potrebbe sembrarlo. So che il pubblico avrà le sue interpretazioni e che tutto può essere ricondotto a una metafora. 300 è un film sulla libertà: su trecento uomini ridotti al rango di “dito nella diga” per salvare la Grecia antica da qualcosa che non sappiamo. Il loro sacrificio ha salvato l’Occidente chissà da che cosa. La storia sarebbe stata molto differente senza di loro, anche se gli spartani, lo ripeto, non erano dei campioni di democrazia. Per me 300 non è tanto una metafora, bensì una finestra nella mente di un popolo antico come gli spartani. Gente incapace di dialogare e pronta a combattere per la sua libertà. Non faccio film in difesa della guerra, ma delle realtà. Credo che gli spartani non fossero molto lontani dall’essere dei cattivi. Erano dei buoni un po’ al limite. Forse potrei fare come Clint Eastwood con Flags of our fathers e un domani fare un film tratto dalla stessa storia vista attraverso gli occhi dei persiani.
Ha pensato a un cameo di Frank Miller?
In 300 l’oracolo è controllato da un tizio molto spaventoso. Mi sembrava la scelta logica per un suo cameo e a Frank era piaciuta molto. Peccato che fosse impegnato e quindi non l’ha potuta girare.
Cosa farà adesso con Watchmen?
Abbiamo consegnato una sceneggiatura molto ‘cool’ allo Studio. La nostra opinione è che questo script è il più vicino mai realizzato allo spirito del fumetto originale. Credo anzi che sia ‘Supercool’ e speriamo che lo Studio accetti di finanziarlo.
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