Che dire di James Graham Ballard? L'ormai quasi ottantanne scrittore inglese nato a Shanghai è uno dei pochi autori al mondo a poter dire di aver lasciato il segno praticamente in qualunque cosa abbia scritto. Non risulta abbia mai steso una sola riga che si possa definire "banale", o che abbia espresso un concetto che non fosse profondo e ragionato. Nel mondo della fantascienza gli sono bastati tre romanzi, Terra Bruciata, Il mondo sommerso, Foresta di cristallo (omettiamo Wind From Nowhere, considerata opera minore dallo stesso autore) e una sventagliata di racconti per imprimere una svolta al genere, costruire il concetto di inner space in un memorabile articolo sulla rivista Interzone, e influenzare generazioni di altri autori per i decenni successivi. Anche se ha abbandonato la fantascienza già da parecchi anni, impegnandosi a inseguire le ossessioni della società e degli esseri umani in una serie di romanzi (Crash, La mostra delle atrocità, Il condominio, Millennium people, solo per citarne alcuni) di notevole spessore, è sempre un piacere ritrovarlo sugli scaffali di una libreria e "riascoltare" il suo pensiero attento e fuori dagli schemi.
L'occasione si presenta relativamente all'uscita del suo nuovo libro, Kingdom Come, sotto forma di una lunga intervista rilasciata a Simon Sellars e pubblicata dal sito www.ballardian.com. Narrato in prima persona, come è classico nelle produzioni ballardiane, il romanzo ci svela le vicende di Richard Pearson, pubblicitario disoccupato, annoiato e indifferente, che apprende della morte del padre avvenuta nel Metro Centre, un centro commerciale ultramoderno simile a un'enorme astronave atterrata in mezzo al deserto. Da qui alle periferie suburbane londinesi di Brooklands, il romanzo vede Pearson (uno dei personaggi più passivi e ambigui creati da Ballard) calarsi in una realtà in cui lo shopping diventa il baricentro esistenziale attorno al quale l'intera società si stratifica in modo ossessivo, un mondo dominato da un tiranno definito "il Fuhrer delle trenta rate". Ballard-Pearson osserva tutto ciò, e nel complessivo turbinare delle mode e degli acquisti scorgono i primi segnali di quella che sarà l'apocalisse post-consumatore.
L'intervista, curiosamente condotta via telefono dall'Australia, fornisce lo spunto oltre che per parlare del nuovo libro (ancora non uscito nel nostro paese), anche per affrontare temi di stretta attualità, quali ad esempio la violenza che inasprisce la vita delle periferie urbane stipate di immigrati, la riaffermazione a livello globale di un certo nazionalismo, la violenza delle società consumistiche nelle quali l'idea principale di cultura sembra essere espressa più che altro dai cataloghi Ikea. Un Ballard come al solito provocatorio ed estremo quindi, che approfitta anche per rileggere la propria produzione passata alla luce degli ultimi sviluppi storici. Incisiva poi la definizione, tratta dal dizionario Collins, che la dice lunga sull'influenza di quest'autore: secondo il dizionario, ballardiano è il termine che richiama le condizioni descritte nelle storie di J.G. Ballard, con riferimento soprattutto alla moderna distopia. L'intervista riporta poi con la stravagante notizia secondo la quale Playboy avrebbe definito Crash il quinto romanzo più bello di tutti i tempi (il che lascia lo stesso Ballard stupito e divertito), nonché un breve accenno al film tratto da High Rise (Il condominio) che il regista italo-canadese Vincenzo Natali (The Cube, Equilibrium) sta progettando di girare.
Insomma, quest'intervista rappresenta un ulteriore e imperdibile excursus nel mondo di Ballard, in quest'occasione rilassato e divertito. E' interamente in inglese, ma vale la pena di compiere un piccolo sforzo per accedere al mondo di uno degli autori più penetranti della letteratura, nonché un pensatore lucido e realmente libero.
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