di Vittorio Catani
Il suo primo racconto apparve nel 1962 sull'edizione italiana di "Galaxy". Ha vinto la prima edizione del Premio Urania (1980). Ancora non sa cosa farà da grande, sa solo che per lui non ha piu' senso chiederselo.
quando le radici Emio Donaggio Momenti di tristezza, per la fantascienza italiana. Agli inizi di luglio scorso ci ha lasciati Sandro Sandrelli. Era nato nel 1926. Durante gli anni Sessanta fu uno dei pionieri e animatori della nostra science fiction. (Nel giugno 1999, sul n. 47 di Delos presentammo due suoi racconti in questa rubrica).
Il 4 agosto scorso, sul quotidiano torinese La Stampa appariva un trafiletto dal quale estraiamo le seguenti notizie: "E' morto Emio Donaggio, giornalista e scrittore. Aveva 65 anni, e aveva cominciato il mestiere quando i giornali si stampavano in piombo e lavorarci era un'avventura. Si era imposto come firma di riferimento a Stampa Sera, dove diresse il settore spettacoli. Scrivendo con grande facilità, si era trasformato anche in "estensore" dei grandi delitti, che affrontava con il piglio e il distacco del romanziere. Tra i suoi gusti: i libri, i quadri, la cucina di rango (fu tra i primi cordon bleu del Piemonte) e il gioco brillante della polemica ravvivato da un'ironia impietosa e lucida. Da anni aveva deciso di abbandonare Torino per rifugiarsi fra le colline del Po in mezzo a cani, fiori e ricette di cucina, accanto alla sua Vera che gli è stata vicina fino all'ultimo. Preparandosi a morire, ha vietato necrologi e retorica."
Retorica che evitiamo anche noi, per dire (molto semplicemente) che Emio (Artemio) Donaggio fu, a sua volta, autore di fantascienza, e i suoi primi racconti apparvero nel lontano 1957 sulla Gazzetta del Popolo. Negli anni Sessanta fu più volte presente su Galassia (gestione Malaguti), sulle antologie Interplanet, su altre testate non specializzate (fra cui il periodico Réportage), e sullo stesso quotidiano Stampa Sera, che era una edizione pomeridiana de La Stampa.
Intorno alla metà degli anni '70 Donaggio smise di scrivere fantascienza (ma non di leggerla): ed è un rammarico, perché già da quei lavori trasparivano fantasia, originalità, e tanta voglia di andare controcorrente.
Riteniamo giusto dedicare a Emio Donaggio questo Quando le radici.
Il racconto Pochi sanno e siedono apparve su Galassia n. 67 del 1° luglio 1966, volume dedicato al romanzo Domani la Luna ("Takeoff", 1952) di Cyril Kornbluth, importante fanta-autore statunitense del periodo "sociologico". Così Ugo Malaguti introduceva Donaggio: "Galassia è lieta di presentare ai suoi lettori un autore italiano che, dopo alcuni racconti migliorati nello stile e nelle idee, sembra aver trovato la strada giusta, in questa deliziosa storia scritta con stile fresco e originale".
E in effetti fin dalla prima frase ci si accorge di una mano diversa, personale. Quel "La finestra si è messa a proiettare in negativo" è un po' una chiave di lettura per una narrazione che si muove liberamente fra paradosso, satira, momenti grotteschi, semplice divertimento affabulatorio, malinconia. Un racconto che è un po' anche una testimonianza di un'epoca in cui era possibile proporsi con un linguaggio estroso e poco convenzionale; il che poteva o meno piacere, ma non provocava l'automatica censura di un mercato poi divenuto sempre più omologante (giusto quella omologazione contro la quale furono sempre diretti gli strali di Donaggio, quale che fosse il suo veicolo di espressione).
Queste poche note lasciano intuire una personalità vivace, forte, lontana da compromessi e da snobismi, e che univa genuinità e cultura. Un modo d'essere che aveva procurato nel tempo non poche ostilità a Donaggio. Si era aggiunto un tumore alle corde vocali, agli inizi degli anno '80 (egli ne era uscito, nonostante tutto). Poi, pochi mesi fa, il male lo ha colpito ancora, al colon. Quando ha saputo, è voluto rimanersene nella casa fra le colline - lontano da cliniche e terapie - per vivere nel suo mondo e con la sua Vera l'esiguo margine residuo di vita. Negli ultimi tempi aveva ristampato alcuni interventi giornalistici in un volumetto, Pronostici dall'abisso (Scriptorium, 1996). Importante collagista (Donaggio creava collages cartacei), aveva esposto in numerose mostre fra le quali una notevole "personale" a Torino (1991). Nel relativo Catalogo aveva scritto fra l'altro: "[Con Giorgio Bosi] ridacchiamo insieme delle gite a San Pietroburgo che allora non si chiamava così, e mi fa scoprire vodka e champagne meglio del Martini, e non mi ha mai chiesto del cancro, e mi tratta come se parlassi davvero, e sono bravo a fare collages, e sto scrivendo un libro di immagini, scrivere è il mio mestiere, l'importante è sentirmi come Woody Allen: il peggio che possa capitarmi adesso, è che capisca qualcosa di me stesso".
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