Presentato in anteprima mondiale il 4 settembre scorso all'ultimo Festival del Cinema di Venezia, l'atteso fantakolossal di Darren Aronofsky non ha purtroppo suscitato critiche unanimi nei pochi fortunati che hanno potuto godere del privilegio di una visione esclusiva. The Fountain è stato infatti accolto con diffidenza dai critici convenuti al Lido, dove la delusione - come riportato da Francesco Pontiggia della Rivista del Cinematografo/Cinematografo.it - è stata pressoché unanime. Confusione e dispersività sono gli argomenti principali su cui insistono i commenti degli addetti ai lavori, anche se poi alla proiezione aperta al pubblico il film è stato salutato con un applauso scrosciante. A riprova del destino controverso che attende il film, anche le reazioni della critica al Toronto International Film Festival, dove il film è stato replicato in una sala per niente gremita: alcuni critici l'avevano abbandonata prima della fine della proiezione mentre i superstiti l'hanno spietatamente fischiata a pellicola terminata. L'accoglienza, tuttavia, non ha sconvolto il regista, che a Venezia era giunto accompagnato dalla protagonista del film nonché sua consorte Rachel Weisz, suscitando interesse e curiosità a parziale consolazione della mancata concretizzazione della nomination al Leone d'Oro.
Nel corso della conferenza stampa che ha ufficialmente presentato il film oltreoceano, Aronofsky non si è detto particolarmente sconvolto dalle reazioni della critica, dovendo questa essere per forza di cose e/o tradizione più cinica rispetto al comune spettatore. Il pubblico infatti non ha dimostrato la stessa freddezza nel corso di una proiezione tenutasi sempre a Toronto il 12 settembre, alla presenza di regista e interpreti (oltre alla Weisz che ha dovuto abbandonare a più riprese la sala per urgenze di... allattamento, c'erano anche Hugh Jackman ed Hellen Burstyn). "I miei film hanno sempre diviso la critica" ha dichiarato Aronofsky, ricordando come il suo esordio con Pi - Il teorema del delirio, un thriller sospeso tra cabala, fantascienza e metafisica, fosse stato letteralmente distrutto dall'autorevole New York Times, mentre dopo aver visionato il successivo Requiem for a dream un critico di Variety scrisse che il suo autore non avrebbe dovuto fare film, ma essere in terapia. "Forse avrei dovuto seguire il suo consiglio" ha scherzato Aronofsky, confortato dalla sicurezza che entrambi i film si sono poi imposti come opere di culto tra cinefili e comuni fan.
In un'intervista rilasciata a SCI FI Wire, Aronofsky si è poi dilungato su aspetti tecnici più attinenti al merito del suo lavoro. Per la sua epica fantascientifica, il regista newyorkese ha voluto infatti lasciare da parte la CGI preferendo microfotografie ed effetti tradizionali. "Sono stato influenzato dalla fantascienza" ha detto Aronofsky, "e so che negli ultimi anni il pubblico si è abituato a vedere queste enormi navi e cose gigantesche nello spazio - non fraintendetemi, le navi spaziali di Star Wars sono meravigliose! - ma io volevo fare qualcosa che nessuno aveva osato fare prima. Così abbiamo lasciato da pare la computer grafica per privilegiare la semplicità e il realismo. La tecnologia non ha limiti. Volevo reinventare lo spazio, mostrarlo proprio come si presenta. Volevo qualcosa di minimalista, senza CGI, perché volevo evitare la trappola di uno scenario olografico e senza gusto". Una scelta che forse è stata in parte determinata oltre che da sperimentazioni artistiche, anche dal drastico ridimensionamento del budget (da 75 a 35 milioni di dollari) seguito alla defezione di Brad Pitt e Cate Blanchette, inizialmente destinati al ruolo di protagonisti. Una volta sbloccato l'empasse economico, la lavorazione del film è stata lunga e, a detta di regista e interpreti, entusiasmante: la pre-produzione era già partita nel 2002 quando nel novembre 2004 venne girato il primo ciak. Dopo la fine delle riprese, nella primavera del 2005 si è passati alla post-produzione, protrattasi ancora per più di un anno. Da questi pochi dati si può desumere come la pellicola abbia finito per accogliere le attenzioni del suo autore per un'intera stagione della sua vita, restando inevitabilmente segnata da vicende private di natura personale. La visione del futuro, l'aspirazione escatologica e la prospettiva storica che abbraccia diversi periodi storici recano il tocco di interessi e passioni di Aronofsky, divenuto nel frattempo padre proprio grazie alla sua protagonista.
La storia, com'è ormai risaputo, è incentrata sulla ricerca dell'immortalità da parte di un uomo che attraversa tre epoche, dal 1500 al 2500 passando per i giorni nostri, per coronare un sogno d'amore. Nel terzo segmento temporale, quello ambientato nel futuro, il film ci colpisce con abbaglianti visioni dello spazio che in attesa dell'uscita del film nelle sale è possibile pregustare nel trailer. Prima che il film esordisca nel circuito americano il 22 novembre (e due giorni dopo è previsto l'arrivo in Italia), un ultimo banco di prova sarà rappresentato dal Fantastic Fest di Austin (Texas), dove verrà proiettato il prossimo 28 settembre. Vedremo come reagirà allora il popolo del fantastico di fronte al sogno d'immortalità di Darren Aronofsky, visionario di professione.
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