Una specie di "imperativo extraterrestre" secondo la definizione di Krafft Ehricke...
Proprio così. Questa sorta di "prima direttiva" enunciata da Krafft Ehricke dovrebbe essere il vero motivo spirituale e ideale per andare nello spazio, in altri pianeti e restarci. Invece di cercare vita (intelligente o no) altrove, esiste un dovere morale per noi uomini e donne di espandere la biosfera terrestre oltre i suoi confini naturali come sono stati finora conosciuti e considerati. Per quanto ne sappiamo, siamo le uniche creature dotate di intelligenza, creatività, capacità di sognare, consapevolezza di esistere e di morire. Perché rischiare di perdere questa unicità, questo patrimonio straordinario che è nelle nostre mani e menti, per esempio per via di una catastrofe naturale, se non peggio? E' dunque tutt'altro che irragionevole pensare che esista un imperativo per esplorare e colonizzare altri mondi, a partire dal nostro Sistema Solare. L'uomo ha pieno diritto di cittadinanza nel cosmo. Secondo le più recenti teorie la vita sulla terra potrebbe essere stata portata da comete e meteoriti che impattando la superficie terrestre hanno lasciato sul terreno di una giovane Terra nel corso dei millenni i mattoni fondamentali e costituenti del fenomeno straordinario della vita come è conosciuta oggi. E' arrivato il tempo di tornare alle nostre vere origini e cercare nelle immensità da dove forse tutto è cominciato.
Eppure, benché da un paio di decenni si parli di conquista di Marte, siamo ancora al palo. Pensi che il progetto della tuta possa essere forse un primo segnale della volontà, per lo meno da parte della NASA, di andare davvero su Marte per inseguire quella Vision for Space Exploration suggerita da George W. Bush?
In piena guerra fredda, alla fine degli anni '50, Wernher Von Braun scrisse un'enorme quantità di libri e articoli in cui lo scienziato di origini tedesche dimostra la completa fattibilità di una missione umana su Marte con le tecnologie disponibili agli inizi degli anni '60, già dieci anni prima del primo sbarco sulla Luna. Figuriamoci farlo oggi. Alla fine è tutta e solo una questione di volontà e opportunità. Devo dire il Presidente Bush ha fatto davvero un ottimo lavoro con il discorso fatto dopo la tragedia dello Shutte Columbia. La Vision for Space Exploration annunciata all'inizio del 2004 rappresenta, almeno in linea teorica, la cosa giusta da fare. La NASA deve tornare a esplorare il Sistema Solare con missioni umane, non solo con sonde automatiche. La flessibilità e la capacità di improvvisare e risolvere problemi e situazioni impreviste che è tipica di noi esseri umani non ha equivalenti con la tecnologia. Bush ha ordinato alla NASA di costruire una nuova famiglia di veicoli per accedere l'orbita terrestre e portare in orbita uomini e mezzi. Una volta lassù senza il freno della gravità terrestre si può davvero andare dappertutto e raggiungere ogni meta...
Ma pensi che ci riusciremo?
Di certo l'entusiasmo è sempre grande negli States per qualsiasi evento riconducibile all'esplorazione dello spazio, di altri pianeti e alla creazione di una nuova frontiera. Come è certo anche che negli Stati Uniti esistano le capacità e le dimensioni per creare di nuovo un programma spaziale che permetta di tornare sulla Luna e poi progettare il primo sbarco su Marte. Il programma spaziale Americano ha raggiunto straordinari livelli di popolarità negli anni '60 proprio perché tutti, ma proprio tutti, potevano immedesimarsi col proprio astronauta preferito. Il problema forse è trovare un altro Presidente come Kennedy, con lo stesso coraggio e la stessa impudenza, sostenuto dal Congresso e soprattutto dal pubblico. In quest'ottica il nostro progetto di prototipo di tuta, appositamente e specificamente progettato e costruito per me, è stata una mossa certamente azzeccata.
E se, dopo quest'esperienza, un giorno ti chiedessero di fare parte della prima missione umana su Marte, accetteresti nonostante i rischi e le implicazioni di una così lunga permanenza nello spazio?
Senza dubbio, amerei far parte di una spedizione del genere. Riguardo la lunga permanenza nello spazio personalmente auspicherei l'uso di gravità artificiale per ridurre gli effetti negativi di una permanenza di sei mesi a gravità zero. Esistono le capacità ingegneristiche per costruire grandi strutture che, una volta messe in rotazione, possono fornire la gravità artificiale di cui abbiamo bisogno per non risentire di tutti gli spiacevoli effetti dovuti all'assenza di peso. Il maggiore problema per una missione su Marte infatti non è la durata, né la mancanza di tecnologie. Il timore maggiore riguarda proprio gli effetti dell'assenza di peso come osteoporosi, perdita di tono muscolare, sbalzi di pressione sanguigna e altro ancora. C'è chi vorrebbe contrastare questi effetti negativi con l'uso di medicine, ma non sono d'accordo. Sarebbe molto meglio costruire una grande struttura rotante capace di ricreare con la forza centrifuga un certo livello di gravità, anche se non sappiamo ancora bene qual è il livello minimo di gravità di cui abbiamo bisogno per non ammalarci. Insomma, datemi un buon sistema di gravità artificiale, tipo quello della stazione spaziale rotante di 2001: Odissea nello spazio, e sarei di sicuro tra i primi volontari per un viaggio su Marte!
A proposito di fantascienza, ci hai detto di essere un appassionato. Pensi che la tua passione per lo spazio sia stata influenzata dalla fantascienza o viceversa?
La mia passione e interesse per la migliore fantascienza è ben sintetizzato da questa frase di Ray Bradbury: "It is part of the nature of man to start with romance and build to a reality" (lett. "E' parte della natura umana iniziare con un romanzo e poi costruire la realtà"). E non potrei essere più d'accordo. In altre parole, ciò che contraddistingue tutti gli esseri umani dalle altre creature, viventi e non, è la nostra capacità innata di immaginare e sognare cose, oggetti, azioni, mete e quindi - dopo tanto pensare e lavorare - riuscire a creare queste visioni, a costruire una realtà tangibile partendo da un sogno visionario. Questa è la più importante lezione che, a mio modo di vedere, la migliore fantascienza sa e può offrire a tutti, indiscriminatamente.
Sul tuo sito abbiamo visto anche una tua foto in uniforme di Star Trek...
Sì, sono un grande fan di Star Trek. Sono convinto che parecchi dei migliori episodi potrebbero essere usati in classi di filosofia, storia, educazione civica e scienze sin dalle scuole medie. Il messaggio umanistico nel più vero senso della parola di fiducia nelle quasi illimitate potenzialità del nostro intelletto e in un futuro migliore fatto di cooperazione, studio, fratellanza e conoscenza è qualcosa che dovrebbe ricevere ben maggiore attenzione da parte di molti. Le mie serie preferite rimangono l'originale e The Next Generation, mentre Deep Space Nine, Voyager e il recente Enterprise hanno fatto troppe concessioni a temi e personaggi che non rientrano nella migliore ricetta di Star Trek: viaggiare nel cosmo per scoprire e capire chi siamo come esseri umani, guidati da ragione e sentimento. Questi sono gli apporti che la migliore fantascienza può dare alla nostra vita quotidiana, ai nostri sogni e a quello che sarà il nostro posto nel futuro.
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