Buchi nell'acqua
Ma, per la galassia, sto di nuovo divagando! Volevo raccontarvi di quel giorno del 1964. Un giorno per molti versi paradossale. A organizzare l'incontro con quelli della CBS era stato Oscar Katz, vicepresidente esecutivo della Desilu Studios. Dovete sapere infatti che i Desilu Studios erano stati gli unici a mostrarsi interessati alla proposta di mio padre dopo il garbato rifiuto dei tipi della MGM, i quali mi avevano ritenuto interessante da poter essere preso in considerazione in un non ben definito futuro... Fiducioso, mio padre aveva aspettato, pensando si trattasse di una questione di settimane. Ma le settimane passarono nel silenzio. E con esse i mesi e dalla MGM non arrivavano notizie. Fu così che l'agente di papà, a me piace chiamarlo zio, gli disse che quelli della Desilu stavano cercando nuovi prodotti per la televisione. Era uno studio minore ed era impossibile che potesse farsi carico dell'intera produzione, ma accettò l'idea di Star Trek e mio padre firmò con loro un contratto che l'avrebbe legato per tre anni per lo sviluppo di pilot per nuove serie TV. Insomma, fu così che giungemmo all'incontro con quelli della CBS. Immaginate mio padre che, sottile cartellina sotto braccio contenente tutto ciò che esisteva di me stesso, varca la soglia della CBS. Immaginate la sua emozione e la sua tensione, ma anche la sua voglia di mostrare a tutti quello in cui crede più di ogni altra cosa, di spiegare perché uno come me piacerà, non dico a tutto il mondo, mio padre non era certo così presuntuoso, né così lungimirante, ma almeno a una ragguardevole fetta di pubblico americano tale da giustificare il budget. Ero piccolo, ma ricordo che mio padre prese la cosa male fin dall'inizio. Si aspettava infatti di es
Prima direttiva: scardinare le regole
Erano quattro le cose che mio padre avrebbe voluto da uno come me. La prima era abbattere le barriere della censura che già allora vigevano in campo televisivo e creare così un prodotto che avesse un contenuto. Realizzare uno show che non facesse soltanto intrattenimento, ma che desse anche ai suoi autori la possibilità di dire cose importanti e significative. A mio padre piaceva considerare il pubblico qualcosa di più che una massa di milioni di teste vuote da riempire con banalità. Per questo era giunto alla conclusione che la fantascienza sarebbe stata il veicolo migliore per mascherare quello che lui voleva dire in realtà. Una sorta di cavallo di Troia per idee e riflessioni sulla società americana dei suoi tempi, insomma. Conoscete la storia di Ulisse e di Troia, no? Ebbene, utilizzando le innumerevoli possibilità offerte dalla fantascienza come veicolo di importanti metafore, tra un'inquadratura e l'altra voleva mostrare alla gente la faccia di quella che lui credeva avrebbe potuto essere una società più evoluta, più equa, esporre trasversalmente le sue idee sul sesso, la politica, il razzismo, la guerra e altri argomenti delicati che di certo non sarebbero passati tra le fitte trame di quello che era comunemente considerato il politically correct. Del resto credo che capiate che cosa intendo... Da quello che vedo, non mi pare che le cose siano cambiate poi tanto. Per molti versi mio padre era un ribelle, a suo modo un rivoluzionario, e io ero il suo soldato in prima linea. Ma questo quelli della NBC, perché poi fu presso di loro che il mio primo episodio fu prodotto, non lo capirono, almeno non subito. In senso lato mio padre voleva utilizzarmi per cercare di d are una scossa al sistema e al modo di fare televisione, pur restando all'interno del recinto delle impietose regole imposte dal sistema e dai suoi sponsor. E, per la galassia, credo che ci sia riuscito. Voi che ne dite?
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