È sorprendente il piacere che un appassionato di Guerre stellari può trarre dalla lettura della trilogia classica composta da Traveller’s Tales. In Lego Star Wars II si sorride sempre e a volte si sghignazza. Soprattutto, si rimane incantati da quella famosissima galassia lontanta lontana, ricostruita mattoncino dopo mattoncino in un videogame che è una gioia per gli occhi. La cura per i dettagli, ma anche la gag pronta, si adoperano molto ed efficacemente per far assomigliare il gioco LucasArts all’operazione attuata da Pixar nel contesto dei film di animazione.

Il materiale di partenza sono i tre capitoli storici dalla saga, quando gli eroi si chiamavano Han, Luke e Leia e i nemici erano Darth Vader e l’imperatore Palpatine. Non c’è stata urgenza di recuperare Harrison Ford, Mark Hamill e Carrie Fisher perché in Lego Star Wars II: La trilogia classica i personaggi non parlano. Gli omini Lego, si sa, hanno la bocca soltanto disegnata e di conseguenza si esprimono unicamente con una mimica  - straordinaria - e un campionario - intraducibile - di suoni.

Di altro, comunque, non si sente bisogno. Quel poco di infarinatura generale viene offerto con l’ormai tradizionale scorrere del papiro di testa, caratteri gialli su sfondo spaziale, accompagnati dal tema musicale di John Williams.

È una filosofia. Come narrativa, Lego Star Wars II lavora quasi esclusivamente sull’immagine. La regia è snella. Nessun indugio, solo l’essenziale per solleticare una cascata di ricordi, più o meno capovolti dai particolari deformanti della delicata parodia di Traveller’s Tales. La principessa che porta caparbiamente i pantaloni, il signore dei Sith impacciato e l’apprendista Jedi ancora più pasticcione. Un Balle spaziali politically correct, non irriverente.

 

In questo gioco di aggiunte e sottrazioni, di bucce di banana abbandonate sul set e di copioni macchiati col caffè, di ciak tagliati dimenticati nel montaggio e di universi salvati anche per grosse botte di sedere, gli autori del videogame si rifanno senza troppo mistero alle comiche dell’epopea del muto, a cui tra l’altro richiama la musichetta di alcune modalità e dei menu iniziali.

Lo spirito da intrattenimento per tutta la famiglia è ripreso nelle meccaniche dell’avventura. L’azione appare digeribile anche dai palati più giovani.

Con l’incubo del game over scansato in ogni modo e la scelta amichevole di non costringere il giocatore a ricominciare tutto daccapo nell’eventualità si consumi una vita (di una riserva comunque infinita), la sfida risiede semmai nella capacità di collezionare più mattoncini possibili, da spendere alla taverna di Mos Eisley per assicurarsi il maggior numero di extra di cui è infarcito Lego Star Wars II: personaggi, trucchi, navi spaziali, morti nere di scorta e una moltitudine di componentistica varia da utilizzare nelle modalità libere.

Completando i capitoli che compongono Episodio IV: Una nuova speranza, Episodio V: L’impero colpisce ancora ed Episodio VI: Il ritorno dello jedi, si vede appena una porzione del videogame, che durante il dipanarsi cronologico degli eventi di ciascun film – anche attraverso prospettive inedite - non perde occasione per suggerire ci siano molte cose da scoprire in un secondo momento.

Oltre a far strage dei cattivi con blaster e spade laser, tanto a piedi quanto su At-at scippati all’impero, Millennium Falcon e X-wing, al giocatore è chiesto di risolvere diverse situazioni sfruttando i poteri specifici dei protagonisti dell’epopea. Luke può far lievitare gli oggetti con la forza; pistoleri come Han Solo o Lando Calrissian sono in grado di arrampicarsi su determinate piattaforme col rampino; R2-D2 è l’unico capace di sbloccare alcune porte; ecc.

Una logica di squadra enfatizzata dalla possibilità di giocare l’intero videogame insieme a un amico, in cooperativa, e sulla quale hanno insistito gli sviluppatori nella fase di progettazione dei livelli, che pullulano di aree segrete disponibili solo per scorribande successive, utilizzando per la scena interpreti diversi da quelli suggeriti dalla congruenza storica.

È così, ad esempio, tra salti, combattimenti e poteri usati nel modo giusto, che si ottiene l’accesso a sezioni ad ingresso riservato, ricche di bonus e curiosi siparietti dietro le quinte della trilogia: in Lego Star Wars II, è normale aprire una porta e trovarsi davanti due stormtrooper che si rilassano nella vasca idromassaggio, casco ben allacciato e long drink da sorseggiare in mano.

E non si può non notare come, a dispetto di altre licenze dalla dubbia utilità, sia davvero una brillante trovata commerciale, una produzione legata a doppio filo tanto ai film quanto ai Lego, in un coloratissimo caravan promozionale, dove ognuno degli elementi contemporaneamente appoggia e si appoggia al successivo.

 

Ci impazziranno i bambini; di tutte le età. Anche quelli che la trilogia originale di Guerre stellari l’avevano vista all’epoca – o nei dintorni - della prima proiezione nelle sale. Lego Star Wars II non è promotore di dinamiche rivoluzionarie né esploratore di scenari ludici complessi, ma quello che fa, lo fa nel migliore dei modi. E cioè regalare ai fan di George Lucas il più divertente remake della sua opera più videogiocosa.