Romanzo assai curioso quest’ultimo di Johnathan Lethem, metà storia di frontiera e metà fantascienza nello stile di Dick.
Il canovaccio è semplice: in un imprecisato futuro in cui il buco nell’ozono ha fatto il suo sporco lavoro, una famiglia colpita dalla sconfitta elettorale del padre e dalla morte della madre si trasferisce in una colonia terrestre su un altro pianeta.
Inizialmente sembra una storia di ambientazione familiare, con tutte le turbe tipiche di assestamento dovute al trasloco, ma sotto l’apparenza banale di un lento processo di assimilazione c’è una sottotrama che ha degli elementi assai inquietanti.
Intanto in questo nuovo pianeta ci sono i pochi indigeni rimasti che convivono a fianco dei coloni e da questi trattati non esattamente con uno spirito di convivenza pacifico. Poi c’è la faccenda del virus archista, originario del pianeta in questione, contro cui bisogna prendere dei farmaci, ma che nessuno sa cosa porti. Inoltre c’è da tenere presente che fintanto che le famiglie terrestri sono tre o quattro, il tutto sembra procedere per gradi, ma quando sul pianeta compare un politico, la faccenda subisce una drastica accelerata ed un’altrettanto rapida ridefinizione. Ecco quindi comparire le scuole, ma al fianco di queste anche una sorta di giustizieri che si autoeleggono paladini di una morale che finora nessuno aveva minacciato. Insomma non tutto quello che appare in superficie ha una precisa corrispondenza nel profondo. I personaggi mostrano livelli di ambiguità insospettati, lasciando il lettore a chiedersi se molte delle cose che Lethem attribuisce ai suoi protagonisti non siano in realtà aspetti della società che ci siamo costruiti lentamente negli anni. La crisi del valori, primo fra tutti quello dell’unità familiare, sembra qui spiccare su tutto. Insieme con quella dei ruoli sociali codificati, che sembrano in questo caso subire un drastico rimescolamento, ecco quindi una figlia fare da madre al proprio padre, e via di conseguenza sgretolando se non certezze, almeno pretese tali. E tutte le scelte che i personaggi si trovano a fare, mostrano chiaramente il disorientamento che ha preso a serpeggiare di recente nella attuale situazione sociale americana.
Insomma se in passato Lethem aveva raccontato storie seppur fantastiche, con una certa ironia, adesso quello che sembra emergere è un quadro assai più frammentato e meno rassicurante, specchio di una società in una rapida evoluzione e non necessariamente positiva.
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