Quando Roussel alla fine rivelò il suo metodo in un saggio intitolato Comment j’ai écrit certains de mes livres (“Come ho scritto alcuni miei libri”), il metodo meccanicistico che aveva utilizzato fece infuriare alcuni fan della sua immaginazione surreale. Dov’era l’ispirazione libera e scatenata in tutto questo? In verità, Roussel era affascinato dai macchinari. Spesso le sue opere includono scienziati inventori e bizzarri congegni. Indubbiamente i surrealisti come gruppo erano incantati dai nuovi ritrovati della tecnologia e dai nuovi giochi. Il fine era stimolare la mente, per farla uscire dalle sue abitudini routinarie, per evocare un mondo totalmente immaginario, non-terreno e non-umano, così che nuovi miti potessero nascere. Nuovi miti, ma comunque autentici. I surrealisti perseguivano una cerca magica della creazione del mito: evocare l’alieno, l’altro, l’altrove, il diverso. Roussel credeva in modo particolare nel sovrannaturale, eppure andava a caccia di meraviglie. Anche io, in sostanza, sono un razionalista senza superstizioni, che usa la cassetta degli attrezzi della scienza per una sorta di fine magico: un fine immaginativo in grado di espandere la consapevolezza.E cos’altro sono i mondi alieni della fantascienza, e le razze aliene inventate dalla fantascienza, se non un modo di soddisfare la cerca surrealista di mondi immaginari non-umani? Roussel era particolarmente attratto da quelle che potrebbero essere considerate forme d’arte infantili. Non era interessato all’Arte Alta, quanto all’Arte Bassa. Avendo tratto origine dalle riviste pulp, con le loro copertine drammatiche e colorate da fumetto, il genere popolare della fantascienza sembra il terreno di gioco ideale per un surrealista; e non è un caso che le opere di A.E. van Vogt siano state tradotte in francese dal surrealista Boris Vian, e abbiano avuto grande successo. Per molti madrelingua inglesi, lo stile di van Vogt sembra molto confuso e le sue idee abbastanza folli. Una volta che Boris Vian fece per van Vogt cià che Baudelaire aveva fatto per Edgar Allan Poe – cioè produrre una traduzione assai più bella e luminosa dell’originale – le opere di van Vogt vennero annoverate nella grande letteratura della scuola surrealista.Con Roussel, il linguaggio stesso divenne una forza creativa, un agente della creazione, più o meno come accade nella saga finlandese del Kalevala. Per quanto riguarda lo sciamanesimo: trova le parole per fare una barca o una spada. Nel caso di Roussel: trova le parole, e poi gli eventi della storia accadranno, spinti ad accadere per necessità. I surrealisti erano gli sciamanisti del tecnologico e industriale XX secolo.Sento una grande affinità con tutto ciò. I surrealisti cercavano l’euforia – l’estasi, la jouissance, la visione, la rivelazione – attraverso l’utilizzo dell’intelletto. I critici anglofoni, di tanto in tanto, mi hanno etichettato come un autore piuttosto “intellettuale”. Effettivamente, per ironia, la mia trilogia Book of the River (Il libro del fiume, Urania) che fu selezionata in America per essere pubblicata dal Science Fiction Book Club (col titolo The Books of the Black Current) mi venne rifiutata in Francia, sostenendo che non fosse “abbastanza intellettuale”. Voglio che nelle mie storie ci sia passione, vivide emozioni e personaggi inseriti in un’ambientazione ricca, eppure capisco che il mio approccio personale all’estasi passa, almeno all’inizio, attraverso l’attività intellettuale.I surrealisti davano anche un grande valore alla scrittura automatica come modo di attingere alle energie del subconscio. Io stesso credo che sia giusto lasciare che siano le dinamiche interne e sovrane di una storia a dettare il corso degli eventi, anche se la mia mente critica e razionale qualche volta getta grida d’allarme. Se qualcosa di bizzarro inizia ad accadere, nascendo dalle immagini e dalle metafore, io lascerò che accada, certo che una motivazione verrà fuori da sola, rivelandosi, e che l’evento assolverà alla fine a una funzione necessaria. Al livello di struttura narrativa, ciò assomiglia in un certo senso alla scrittura automatica. Nei miei due libri del ciclo Books of Mana (Lucky’s Harvest e The Fallen Moon), ci sono persone, eventi e oggetti decisamente strani, che nascono dalla mia trasmutazione della fonte originale finlandese, dalle associazioni che sono nate nella mia mente, lasciando poi alle parole e alle immagini il compito di tenere il timone del libro. Un ragazzo passa dalla nascita all’adolescenza in pochi giorni soltanto. C’è una femmina di golem alieno. C’è un nano d’ottone. Le moto saltano da una parte all’altra. Questi personaggi e oggetti evolvono per assolvere la loro funzione, in modo drammatico, emozionante o malizioso. E io amo la malizia in un libro, e l’allegria e l’ilarità sorniona.
Forse non scrivo SF ma SS, cioè SurrealiScienza.
Roberto Quaglia si definisce uno scrittore surrealista e, insieme, state scrivendo un libro. Ci può raccontare qualcosa in proposito?
Il nostro libro è un’antologia di storie accomunate dallo stesso tema, che si chiamerà The Beloved of My Beloved ("L’amato della mia amata") che sarà una sorta di enciclopedia perversa dell’imminente collasso della civiltà Occidentale. “L’amato” è il simbolo dei desideri che noi affidiamo al capitalismo consumista e può essere la perfetta metafora per le mire della civiltà occidentale, portate a estremi perversi, che sono già parte di esse. I racconti sono erotici e anti erotici allo stesso tempo, satirici, politici, blasfemi e divertenti.Abbiamo concepito il primo racconto in un misterioso hotel su una collina boscosa, a mezzo chilometro dal confine tra Ungheria e Slovacchia, mentre aspettavamo (per un sacco di tempo) che il buon Darth Vader scendesse a colazione. A parte noi, l’hotel era vuoto. Nella mia camera da letto c’era un apparecchio che sembrava un televisore, ma non aveva presa per l’antenna né per la corrente elettrica, quindi faceva soltanto finta di essere un televisore. Tutto lo stabile faceva finta di essere un hotel, ma probabilmente era qualcosa di diverso. Questo ci ha portato a mettere in discussione la realtà.Abbiamo concepito il secondo racconto in macchina, mentre con Roberto ci facevamo una guidata di 12 ore da Budapest a Genova. Fino a oggi abbiamo concepito racconti in Ungheria, Romania, Bulgaria, Italia, Spagna e Inghilterra, e ora l’antologia è quasi completa. Quando scriviamo questi racconti, Roberto e io sembriamo condividere lo stesso cervello.
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