Nel fumetto supereroistico americano il termine “elseworld” indica storie slegate dalla continuity dei protagonisti, si tratta di vicende dove, per esempio, Superman è malvagio e Lex Luthor è un difensore della giustizia, si tratta di album solitamente one-shot, che sviluppano l’idea originale portandola alle più o meno logiche conseguenze.
Anche Punisher The End, sceneggiato da Garth Ennis e disegnato da Richard Corben, segue lo schema della storia singola, dedicata a un personaggio di secondo piano nell’universo Marvel, Frank Castle, diventato dopo l’uccisione della moglie e della figlia il Punitore, spietato vendicatore che toglie di mezzo i malviventi, senza tante considerazioni per la giustizia o la legge.
L’albo appartiene a una serie, chiamata The End, che vorrebbe appunto narrare la fine dei vari supereroi Marvel, con risultati a dire il vero non sempre a buon livello.
La storia racconta di come Frank Castle, catturato e rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, riesca a sopravvivere alla terza guerra mondiale e a uscire dalle rovine della prigione, emergendo in un mondo ridotto a un inferno di cenere e radiazioni.
I soli sopravvissuti sono i rappresentanti dell’élite economica e politica, i veri responsabili della tragedia, rinchiusi come topi in rifugi a prova di radiazioni, in attesa di poter ritornare a vivere sulla superficie.
Il Punitore ha però altri programmi, e partirà alla volta di New York per eliminare i colpevoli della distruzione del mondo, un viaggio in un paesaggio allucinante, cosparso di cadaveri e dominato dai colori della distruzione.
La storia è ben raccontata e i disegni sono riusciti, adatti all’ambientazione postatomica del racconto, tuttavia l’albo non mi sembra completamente riuscito, Garth Ennis, creatore di The preacher e di Hitman, stavolta sembra meno ispirato del solito, e la trama non riserva sorprese o spunti particolarmente avvincenti.
E’ vero che con un personaggio come il Punitore, che pure ultimamente sta ottenendo un discreto successo, è difficile scrivere storie originali, tuttavia lo stesso Ennis aveva sceneggiato un elseworld molto simile, La morte dell’universo Marvel, dove il punitore sterminava tutti i supereroi, sia cattivi che buoni.
Quella storia, dove il Punitore alla fine si trovava davanti all’ultimo uomo in costume rimasto, lui stesso, è di ottimo livello, e a confronto The End appare un albo ancora più scontato.
In definitiva un albo da consigliare solo agli appassionati dell’uomo con un teschio sul petto, non troveranno certo il loro eroe più umano io comprensivo, nemmeno davanti alla fine del mondo.
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