Twin Peaks. Una serie che amo creata da David Lynch e Mark Frost che, andati a proporre un film televisivo all’Abc, si sono visti commissionati una serie di sei episodi. Il concetto originale del film è stato diluito e quando ha avuto successo l’Abc ha chiesto 18 puntate. Loro hanno obiettato di volere rivelare il nome dell’assassino alla fine del sesto episodio, ma il Network ha voluto arrivare comunque a diciotto puntate. E’ un po’ come se qualcuno ti commissionasse l’automobile più veloce del mondo e quando gliela consegni ti venga chiesto di farla anche diventare una barca. Lo stesso è accaduto con X-Files. Un serial progettato per durare quattro stagioni e terminare in un film in grado di rivelare tutto è stato portato a nove stagioni per precisa richiesta della Fox. Se Chris Carter non avesse accettato, la serie sarebbe andata avanti senza di lui, perché la televisione è un business. Almeno, quando abbiamo iniziato con Lost, sapevamo che stavamo dando vita a una serie.
Quante stagioni durerà Lost?
Noi l’abbiamo disegnato per durare quattro anni e la mia idea è quella di terminare con l’ottantottesima puntata, perché 88 è il numero di tasti su un pianoforte. Perché no? Credo che sia un tempo sufficiente anche per lasciare qualche spazio aperto per una nuova serie in cui ci sarà un’altra isola abitata da nuovi personaggi…
Lost – Hawaii??!
Forse, anche se una cosa è certa: io non ne farò parte.
Parliamo della sottile linea tra successo e sfruttamento intensivo…
Noi siamo stati molto fortunati, perché per adesso abbiamo potuto fare esattamente quello che desideravamo. Abbiamo avuto fino adesso carta bianca e speriamo che ci sia concessa fino alla fine della quarta stagione, quando la serie finirà. Siamo stati sempre molto liberi anche se spesso il Network è stato spaventato da alcune decisioni creative che avevamo preso. Nel pilot originale, per esempio, avevamo deciso di uccidere Jack. L’Abc era terrorizzata da questa decisione e ci ha detto di non farlo, perché tutte le donne si sarebbero innamorate del personaggio del dottore per il quale non era ancora stato scelto Matthew Fox. Noi volevamo ottenere un effetto simile a quello di Psycho e abbiamo obiettato al Network che il pubblico sarebbe rimasto choccato. “Sì, saranno choccati e cambieranno canale.” È stata la risposta…Abbiamo seguito il loro consiglio anche se avevamo la libertà creativa per rifiutare di recepirlo.
JJ Abrams dice che voi scrivete pensando: “Non lasciarli cambiare canale…”
Non solo: dobbiamo tenere conto anche di quello che succede prima degli spot pubblicitari per lasciare un po’ il pubblico in sospeso e, davvero, impedire che abbia l’idea di cambiare canale…
Si dice che il suo futuro sarà in Star Trek...
Certe storie e alcuni personaggi del cinema e della televisione sono diventati mitici. Mitologia è un termine che usiamo spesso per Lost. Camminando nei Musei Vaticani vedi le statue degli dei greci trasformati dai romani. Io vedo le stesse divinità in Kirk e Spock. Star Trek è stato uno show di grande insuccesso che è stato cancellato dopo pochi anni. Nel tempo, però, è diventato un fenomeno di culto che ha avuto un importante impatto nella cultura popolare. La domanda è: “Cos’è che rende mitico Star Trek?“ Io credo riguardi l’avventura, l’esplorazione, il credere che ci sia qualcosa di più ‘là fuori’. Star Trek ha a che fare con il nostro rapporto con Dio, ma nel corso del tempo è diventato una metafora dei nostri tempi: guerra, razzismo, democrazia sono tutti temi toccati in una serie geniale. Io, JJ, Roberto Orci e Alex Kurtzman che scriveranno la sceneggiatura del nuovo film abbiamo tutti quanti delle idee molto eccitanti riguardo il tornare che cosa ha fatto del telefilm originale una grande serie. Io sarò il produttore di questo film dove Kirk e Spock si incontreranno in un momento molto particolare della loro vita in cui useremo, come in Lost, molti flashback. Risponderemo a domande come “Dove si sono conosciuti Kirk e Spock? Perché sono amici? Cosa cercano nella loro vita?” Racconteremo di nuovo le loro storie, perché il pubblico è interessato a rivedere le stesse storie, a patto che siano sempre interessanti.
A che punto è la produzione?
Siamo nella fase preliminare di lavorare alla storia. Ci prenderemo un po’ di tempo, perché desideriamo che il risultato finale sia straordinario. Ma alla fine si farà, perché tutti quanti noi siamo dei grandi fan di Star Trek.
Che relazione ha Lost con la realtà in cui viviamo oggi?
Tutti quanti noi siamo stati profondamente influenzati dall’11 settembre e da quello che succede in Iraq. Quando stavamo scrivendo il pilot era l’epoca in cui si parlava di invadere Bagdad. Per questo motivo abbiamo deciso di inserire un iracheno tra i personaggi anche se ci veniva detto che in sei mesi ce ne saremmo andati dall’Iraq. Said è ancora sull’isola e così noi a Bagdad. L’idea di iniziare Lost con un disastro aereo è stata un po’ controversa, ma al tempo stesso io e JJ volevamo sfruttare questo elemento narrativo mutuato da un’esperienza che tutti noi temiamo ogni volta che il volo su cui ci troviamo incontra un vuoto d’aria. Lost riguarda la paura e ogni personaggio ha paura di cose differenti, ma è anche incentrato sulla speranza. Non è una serie su un disastro aereo, ma sul sopravvivere a questo disastro. Del resto l’America oggi ha bisogno di speranza.
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