Se continua così, Raven Software si guadagnerà l’appellativo di studio delle imprese impossibili. Non che gli autori di Hexen, Jedi Knight, Elite Force, Heretic e Soldier of Fortune abbiano bisogno di provare il loro talento. Ma non è da tutti osare e uscire a testa alta due volte di seguito, sobbarcandosi oneri e onori di due licenze importantissime per la casa madre e i fan. Tra l’autunno e l’inverno del 2005, nel giro di una manciata di settimane, la società del Wisconsin ha preparato per Activision una doppietta storica. Da una parte riuscendo in un’impresa che molti non avrebbero neppure provato ad azzardare col pensiero. Si trattava di prendere in mano Quake, la saga id che se la gioca con Doom in quanto a celebrità. Quake IV firmato Raven si è rivelato un titolo piuttosto classico, estremamente viscerale e rispettoso dell’opera originaria, libero da eccessive pretese e false illusioni. Un progetto di certo non avanguardistico, ma sorretto in ogni suo punto da solide basi del first person shooter, che a guardare attentamente mancano a molti concorrenti, anche più fortunati coi numeri. L’altra missione impossibile affidata a Raven è stata quella che, dopo i successi riscossi nel 2004 da X-Men Legends, forse non appariva più così. Lavorare sulla licenza della popolarissima serie Marvel per costruirci attorno un buon gioco potrebbe sembrare niente di eccezionale. I personaggi carismatici già ci sono. Hanno poi tutta una sfilza di superpoteri che un sacco di persone non spererebbero altro che tenere in mano. Eppure, prima di Raven, chi aveva incontrato sulla sua strada gli X-Men aveva fallito. Quella di X-Men Legends II: L’Era di Apocalisse è invece, per fortuna dei fan, una storia a lieto fine.

Tutto comincia con la necessità di dare un seguito al gioco sui mutanti Marvel più venduto di sempre. Nel primo capitolo di X-Men Legends i nemici erano Magneto e la sua Confraternita. Ora c’è da trovare un nuovo supercattivo che, secondo la logica seriale dei videogame, deve essere più grosso, brutto e cattivo del precedente. Bigger is better, sempre e comunque, ad ascoltare gli editori. La scelta cade su Apocalisse, il primo mutante, un essere crudelissimo e praticamente immortale, che esiste solo per portare morte e disperazione al genere umano. La fonte di ispirazione è una miniserie a fumetti Marvel di cui, nel 2005, si festeggia il decennale: L’era di Apocalisse (Age of Apocalypse in Usa, dove il gioco è intitolato X-Men Legends II: Rise of Apocalypse). Gli sviluppatori si sono però concessi talmente tante libertà che non si può parlare di traduzione digitale dell’opera. Resta soltanto una fonte dalla quale Raven ha attinto l’atmosfera generale e qualche spunto narrativo.

Il primo colpo di scena si presenta appena iniziato a gustarsi il fantastico filmato in computer grafica con cui si apre l’avventura, realizzato come tutti gli altri da Blur Studios, candidati all’Oscar per un film di animazione: Gopher Broke. Magneto e la sua Confraternita si sono alleati con gli X-Men del professor Xavier. Messe in campo singolarmente, le due supersquadre non hanno alcuna possibilità di battere Apocalisse, che progetta una carneficina di proporzioni bibliche. Insieme, Uomini X e mutanti malvagi potrebbero però riuscire - esattamente come Raven - nella loro impresa impossibile. L’intera storia è giocata sui contrasti di vecchi nemici che si trovano, costretti delle esigenze, a sotterrare l’ascia di guerra e collaborare per un fine comune. Sebbene non sempre i passaggi siano chiari, la trama risulta godibile e i climax danno la necessaria scossa, merito anche dell’ottimo apporto visivo dei filmati Blur Studios.

Durante l’azione il mondo di gioco è disegnato in isometrica, con una tecnica che prende elementi dal cel shading, in grado di donare ai personaggi l’aspetto morbido di un cartone animato. Nelle missioni se ne tengono in pugno quattro, utilizzabili alternativamente nell’ordine che si preferisce. Per il proprio team si possono allestire le formazioni più bizzarre. Anche nemesi come Wolverine e Sabretooth hanno, volendo, l’opportunità di lavorare insieme. Esistono addirittura combinazioni di colpi contro natura, come nell’accoppiata Logan e Fenomeno, che è capace di scagliare addosso agli avversari, come una catapulta, il mutante con gli artigli. Il sistema di lotta è l’elemento più approfondito di quella che si conforma come un’evoluzione supereroistica di Baldur’s Gate Dark Alliance. Ogni personaggio può contare sulle abilità che l’hanno reso celebre negli albi a fumetti, molte delle quali vanno sbloccate attraverso l’accumulo di esperienza, modello gioco di ruolo. Non servono unicamente per eliminare in maniera più veloce e definitiva i nemici, ma anche per aprirsi strade alternative nello scenario, creando ad esempio ponti di congelati con l’Uomo Ghiaccio o di metallo con Magneto. Oppure sfondando pareti.

Particolare enfasi è posta sulla componente collaborativa, con modalità multigiocatore che aspettano soltanto compagni di avventura decisi a scoprire l’altra faccia, quella in un certo senso principale, di X-Men Legends II: L’era di Apocalisse. Anche senza amici a disposizione, l’intelligenza artificiale si comporta comunque adeguatamente. Ma l’importante è che, nonostante l’attesa sia stata lunga, finalmente un videogame rende giustizia a una delle licenze più maltrattate dei videogiochi. C’è voluta Raven, che ha preso gli X-Men per mano e li ha accompagnati in un universo ludico dove i fan possono tirare un sospiro di sollievo e godersi maratone di devastazione, tra stelle dei fumetti e ambientazioni conosciute appasionandosi ai comic. Da lì, e non dai film, nasce X-Men Legends II: L'era di Apocalisse.