Quando si parla di fantascienza, in senso generico o generale, ci si riferisce comunemente a quella di area anglosassone, scritta e pubblicata cioè in paesi come gli Stati Uniti e Inghilterra, e in seconda battuta in Canada e Australia. Ci sono ovviamente delle eccezioni, basta pensare, ad esempio, alla fortuna che hanno avuto in Italia, ma anche nel mondo, autori dell’Est Europeo come il polacco Stanislaw Lem e i fratelli russi Arkadi e Boris Strugatski. O ancora, più recentemente, un autore tedesco come Andreas Eschbach, pubblicato anche sul mercato americano. Ma sono appunto eccezioni, non la regola. Un’altra fetta di lettori, quando pensa alla fantascienza, fa riferimento anche a quella italiana, e il primo nome che viene in mente è quello di Valerio Evangelisti. Ma si fa fatica a pensare che possa esistere anche una fantascienza, oltre a quella italiana, non di lingua inglese. Pensiamo a paesi geograficamente vicini al nostro, come la Spagna, dove c’è un mercato editoriale di settore abbastanza vivace e per certi versi simile a quello italiano. Esistono riviste (Galaxia e Gigamesh); vengono pubblicati, oltre agli autori anglosassoni che rappresentano la fetta più grande del mercato, anche una consistente pattuglia di autori spagnoli; esistono almeno una decina di premi e numerosi sono i siti Internet dedicati alla fantascienza e al fantasy. Eppure in Italia non si conosce quasi per nulla tale produzione. Tale discorso è ancor più vero se si pensa a paesi ancora più lontani, come quelli del Sud America o il Giappone, dove la fantascienza riscuote un successo notevole grazie anche al cinema.
Va salutata, dunque, come un piccolo evento la pubblicazione su Urania della prima antologia di fantascienza cinese.
L’Onda misteriosa – Un’antologia della SF cinese è il titolo del volume, curato da Wu Dingbo e Patrick D. Murphy, rispettivamente lettore d’inglese all’Università internazionale di Shanghai e professore all’indiana University della Pennsylvania.
Il motivo principale che ha portato Urania a pubblicare quest’antologia, è stato, come ci spiega il curatore di Urania, Giuseppe Lippi: “Il desiderio di colmare una vistosa lacuna nel mercato editoriale. Se la fantascienza russa o dell'est europeo è semi-sconosciuta da noi, quella asiatica è semplicemente l'Ignoto, l'irraggiungibile... Ma da giugno 2006 non è più così”.
Del resto, in America, l’operazione ha avuto il beneplacito di uno scrittore come Frederik Pohl, che ha firmato l’introduzione al libro.
“Certo, è un primo passo – continua il curatore di Urania - bisognerà lavorare ancora molto e tradurre altri materiali”.
Ma quali storie si ritroverà a leggere il lettore italiano? A quali modelli si ispira la fantascienza cinese?
Prima di rispondere a queste domande, facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire che cos’è la science fiction cinese. Non è nostra intenzione farne una storia. Oltre alla presentazione di Pohl, sul volume di Urania è presente anche un lungo saggio di Wu Dingbo sulla storia della fantascienze cinese, saggio che ovviamente si ferma al 1988, anno di uscita in America dell’antologia. Inoltre, in appendice ci sono anche un articolo sullo stato attuale della narrativa SF del 2003, firmato da Lavie Tidhar, e uno di Giuseppe Lippi, contenente anche alcuni riferimenti bibliografici presenti sulla rete, per chi conosce l’inglese e vuole approfondire l’argomento.
Il nostro intento è piuttosto quello di segnalare alcune caratteristiche peculiari della science fiction made in Cina.
Partiamo da una breve constatazione storica: la Sf approda in Cina già all’inizio del Novecento, allorquando uno dei più importanti scrittori del secolo, Lu Xun, traduce le opere di Jules Verne, esaltandone la dimensione scientifica. Di lì a poco, altri autori come H.G. Wells e Conan Doyle, vengono tradotti, ma inizia in quegli anni anche una produzione autoctona.
Prima osservazione: fin dall’inizio del Novecento, la SF in Cina è, e resta, strettamente legata ad un parallelo diffondersi delle conoscenze scientifiche. Chi legge questo genere narrativo è generalmente un lettore, non solo con una cultura elevata, ma di solito anche di stampo scientifico. Il Paese Celste è per tutto il secolo scorso, ma ancora oggi, un paese prevalentemente arretrato e quindi, la fantascienza viene vista come un buon veicolo per diffondere il sapere scientifico.
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